Sangue e vendetta

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Ho preso i due zaini del mio distretto e mi sono inoltrata nella parte Nord dell' arena per cercare Katri e il ragazzo del Distretto 1, quell' infame, quel vigliacco, quello stronzo che ha fatto fuori Adam.
Ogni volta che ci penso mi vengono le lacrime agli occhi, per questo cerco di concentrarmi sui miei successivi obbiettivi.

La sera mi arrampico su un albero e mangio quasi tutte le provviste che avevo conservato fino adesso.
Quando l'inno e lo stemma della capitale appaiono nel cielo, mi faccio forza e alzo la testa: per prima compare la ragazza dell' 1, seguita dai tributi del 2: tutte e tre mie vittime, assolutamente non rimpiante dalla sottoscritta.
Poi appare il volto del mio compagno di distretto, illuminato dalla luce azzurrognola dello "schermo": lo guardo un'ultima volta negli occhi e dopo la comparsa della ragazza dell' 11, l'inno termina.
Appoggio la testa sul tronco dell'albero "Fatti forte, Selene, sei ancora in tempo per vincere questa edizione è rivedere tuo padre, i tuoi amici e il tuo distretto" dice una voce nella mia testa "ormai è andata. È andata."
Le lacrime rigano lentamente le mie guance e trattengo un singhiozzo: anche se uscirò da qui e tornerò al mio distretto, non sarà la stessa cosa senza di lui.
Abbraccio gli zaini, mano destra sul manico del coltello e mi addormento.

Sono passati tre giorni e nessuno si è fatto vivo.
Sono tre giorni che cammino alla cieca raccogliendo tutto ciò che trovò di commestibile.
Durante una sosta ad un laghetto, dei capelli biondi attirano la mia attenzione: Katri.
Lascio tutto e gli corro incontro, ma quando si gira mi ritrovo faccia a faccia con un lupo.
Questo ringhia e io cerco di rimanere più ferma possibile, quasi non respiro più e deglutisco a fatica.
Indietreggiò lentamente, gli occhi gialli dell' ibrido che seguono ogni mio movimento.
Calpesto un ramo e la bestia mi salta addosso, graffiandomi e mordendomi.
Grido di dolore mentre cerco di divincolarmi dal lupo.
Mi guardo intorno e vedo un sasso grosso quanto un pugno. Mi allungo verso il mio obbiettivo, ma l'ibrido è più veloce e mi graffia, procurandomi una fitta lancinante al braccio destro. Riesco ad afferrare il sasso e lo scagliò più lontano che posso.
Il momento in cui il mio aggressore è distratto, estraggo il coltello con la mano sinistra e lo affondo nella sua gola, la spalla che mi urla di dolore.
Il lupo cade a terra, guaisce e scompare nel nulla.
Comincio a correre, incosciente di annaffiare il terreno del mio sangue.

Dopo pochi chilometri, delle mani afferrano le mie spalle e mi buttano all'indietro.
Lancio un grido e mi affretto a prendere il coltello dalla cintura.
Alzo lo sguardo e confermo i miei sospetti.

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