Non riuscivo a togliermi Light dalla testa. Sola e abbandonata a me stessa, pensavo solo a quell'assassino... in fondo, lo amavo.
Continuavo a piangere, senza poter impedire alla mia tristezza di esplodere. Quando entrò Jack, quasi non mi accorsi che era ricoperto di sangue.
..."hey perché piangi? Dov'è Shinny?"...
Mi chiese curioso, non sapendo cosa fosse successo.
..."Light se n'è andato via"...
Gli risposi tra i singhiozzi e le lacrime.
Prima che potesse fare qualsiasi cosa, uscii di corsa da quella casa piena di ricordi. Volevo solo stare da sola nel mio appartamentino... era da così tanto tempo che non ci tornavo, quasi mi mancava. Mi convinsi che sarebbe andato tutto bene, che Light sarebbe tornato e che saremmo stati felici... ma mi sbagliavo, non era altro che un'illusione.
Mi squillò il telefono. Erano i miei genitori e non ci pensai due volte a rispondere al quella chiamata inattesa. Trattenni le lacrime e presi fiato. ..."Ciao Chiara, sono papà! Come va? Tutto bene?"...
..."si papà, tutto bene... tu e mamma come state?"...
..."Bene. Ti ho chiamato per dirti che ti abbiamo preso un biglietto per venire a vivere con noi... sì, lo sappiamo che ti sei appena trasferita a Tokyo... ma ti vogliamo qui con noi in America. Ci sei mancata tanto"...
..."Ma papà come... mamma è d'accordo, non so... mi sono ambientata... ho trovato delle amiche"...
..."Allora facciamo così, tu vieni da noi per un po' e se non ti trovi bene tornerai a Tokyo il prima possibile"...
Ormai avevo del tutto dimenticato com'era vivere in America. Anche se era passato poco tempo dal mio arrivo a Tokyo, mi sembrava di averci vissuto praticamente da sempre. Sospirai
..."ok papà, verrò in America..."...
Ovviamente la cosa non mi piaceva affatto, ma erano i miei genitori e non potevo farci niente. In fondo, senza Light non avevo niente per cui valesse la pena rimanere in Giappone... non dovevo più pensare a lui, dimenticarlo era l'unico modo per non soffrire più e tornare in America rendeva tutto più facile. Lo avrei amato lo stesso, ma forse avrei smesso di star così tanto male. Prima del mio viaggio imminente, decisi che era ora di salutare tutti i miei compagni di classe, soprattutto volevo abbracciare Asako, che era ormai la mia migliore amica.
Jack non voleva lasciarmi andare da sola, volle a tutti i costi accompagnarmi all'aeroporto, riuscii a salutarlo solo quando ormai ero sul punto di imbarcarmi. In tutti questi addii non versai nemmeno una lacrima... le avevi sprecate tutte per quell'idiota di cui ero innamorata. "Mi scusi, anche lei è diretta a New York?" Mi chiese un tizio che stava per sedersi accanto a me.
..."Sì... anche lei?"...
..."Sì, scusi la mia domanda così diretta, ma lei è parente di un certo Michael Law?"... Come faceva a conoscere mio padre? Sorrise, imbarazzato, ..."scusa, troppe domande insieme. Io sono Jacob, un assistente di tuo padre. Mi ha mandato a prenderti"...
Sapevo che mio padre era un uomo molto importante, ma non credevo a tal punto da mandare a sua figloa una guardia del corpo.
Il resto del viaggio fu tranquillo, anche se qualcosa mi preoccupava... ma cosa fosse, non lo sapevo. Arrivai a casa dei miei accompagnata sempre da Jacob. Non era male, alto, muscoloso, biondo e, sopratutto, non era un killer.
Arrivati, entrai nella grande villa della nostra famiglia, dove trovai una festa di benvenuto ad attendermi.
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La Ragazza Dai Capelli Color Argento
RomanceUn pluri-omicida (killer) famoso in tutta Tokyo ,perseguitato da polizia e cacciatori di taglie,non è altro che un apparentemente normale ragazzo di 18 anni che frequenta il liceo. Le sue vittime preferite sono i giovani ragazzi che si aggirano di n...