cap.1

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Sono in un bosco; lei è lì, davanti a me, mentre mi chiede aiuto. Voglio raggiungerla, ma non ci riesco. C'è qualcosa che mi blocca le caviglie. Abbasso lo sguardo e vedo che esse sono legate da vari pezzi di corda. Non riesco a liberarmi; provo a tagliare le corde con dei pezzi di legno, ma non vogliono spezzarsi. Sembrano fatte di un materiale indistruttibile. Piango, mi dispero. Voglio andare a salvare la mia migliore amica, ma non ci riesco.

Mi sveglio di soprassalto. Spengo la sveglia e controllo l'ora sul telefono: sono le 7.17, e io sono in ritardo, come al solito. Balzo giù dal letto e mi dirigo in cucina per fare colazione. Trovo mio padre mentre beve un caffè e noto che ne ha lasciato un po' anche per me. Bevo il caffè al volo e torno al piano di sopra. Mentre salgo le scale sento dire da mio padre "Sei in ritardo, vero?". In tutta mia risposta mugugno un "Mmh mmh" e corro in camera mia per scegliere i vestiti da mettere, ma poi mi ricordo che nella mia scuola abbiamo l'uniforme, che consiste in una gonna bordeaux che arriva a metà coscia, delle calze blu scuro che arrivano fino alle ginocchia e una camicetta, sempre blu scuro, con lo stemma della scuola. Frequento il secondo anno di liceo a Lakeswood, nel New Jersey, e non vedo l'ora di finire tutto e andarmene al college. Ho già in mente di andare alla Brown. In realtà avevamo in mente di andarci, io e la mia migliore amica Audrey. È morta un anno fa in un incendio insieme a sua madre. Purtroppo, a distanza di un anno, non ho ancora accettato il fatto di non averla più accanto a me, di non sentire la sua voce, di non poterla più abbracciare. Essa era molto popolare e, come tutte le persone popolari, era anche odiata da molte persone. Sono sicura che una di queste persone mi abbia portato via la mia migliore amica, l'unica persona con cui sia riuscita a legare in tutta la mia vita.

Finisco di prepararmi e torno al piano di sotto. Per fortuna la cartella la preparo sempre la sera prima, così evito di perdere altro tempo. Guardo l'ora sul telefono: 7.47. Perfetto, ho il pullman alle 8.15, perciò posso andare alla fermata con calma. Per ingannare il tempo mentre aspetto il pullman, metto le cuffie alle orecchie e faccio partire una delle mie tante playlist. Ho un sacco di playlist perché i miei gusti musicali cambiano a seconda della situazione in cui mi trovo o dal mio umore: ad esempio ho una playlist per quando devo addormentarmi, oppure per quando sono sul pullman, o per quando sto aspettando qualcosa/qualcuno. Ho una playlist anche per quando mi faccio la doccia, per quando sono felice o triste, e per molte altre situazioni. Il pullman arriva e io vado a sedermi al mio solito posto che si trova, più o meno, al centro. Non mi piace andare dietro perché ci sono i soliti bambini a cui piace urlare alla mattina, e non mi piace andare davanti perché mi sento troppo al centro dell'attenzione. Il posto al centro è perfetto perché è tranquillo e nessuno ti nota. Alzo il volume della musica e inizio a guardare fuori dal finestrino, fino a quando non mi rendo conto che siamo arrivati a scuola. A farmelo notare è il mio migliore amico, Erick, che continua ad urlarmi nell'orecchio.

"Erick ho capito! Non c'è bisogno di urlare. Sono pur sempre le 8.30 di mattina."

"Scusa è che mi piace farti innervosire. Però fattelo dire, hai un aspetto orribile, hai dormito stanotte?" ho sempre adorato la sua sincerità.

"Erick è da un anno che non faccio una dormita come si deve. E poi è questo il mio aspetto, non è cambiato nulla."

"Crystal devi smetterla con questa storia."

"Quale storia scusa?"

"Audrey. Quella ragazza anche da morta riesce a perseguitarti, senza offesa."

"Ma ti rendi conto di quello che hai appena detto? Non permetterti di nominare Audrey, specialmente se devi dire queste cose."

"Okay okay, me ne sto zitto. Però veramente, ti sei fatta influenzare troppo dalla sua morte."

Quella ragazza così misteriosa.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora