cap.2

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Sono in salotto, con mia nonna e Steve che continuano a fissarmi. Non so perchè, ma il fatto che tutto d'un tratto Steve Morris sia interessato a rivolgermi la parola mi puzza un po'. Ma quello sguardo non l'ho mai visto: i suoi occhi scuri che penetrano nei miei, il ciuffo dei capelli che ricade leggermente sulla sua faccia e lui che lo scosta. No, è troppo per me.

"Emh, okay. Prendo la borsa e arrivo." gli sorrido. Salgo in camera mia e prendo la borsa, prendo il cellulare e torno al piano di sotto.

"Andiamo?" chiede Steve.

"Certo." saluto mia nonna e poi usciamo. Noto che c'è una moto parcheggiata sul mio vialetto, e spero tanto che non sia sua, ma le mie preghiere vanno tutte a quel paese. Mi passa un casco e io lo guardo stranita. Non sono mai salita su una moto e non ho mai messo quei robi in testa, perciò mi fa molto strano questa situazione.

"Guarda che non è una bomba, puoi anche metterlo in testa."

"C'è un piccolo problema: non so come si mette." dico imbarazzata.

"Non hai mai messo un casco? Ti prego non dirmi che non sei mai andata su una moto."

"Già, posso prendere la bici e ti raggiungo se vuoi."

"Ma non scherziamo. Dai sali, basta che ti tieni a me e non succederà nulla." mi porge la mano. Gliela afferro e mi aiuta a salire. Sale anche lui e, prima di accendere il motore, afferra le mie braccia e le mette intorno al suo busto.

"Tieniti forte!" dice prima di partire. Faccio come dice ma, appena partiamo, mi viene spontaneo nascondere la faccia dietro la sua schiena fino a quando non arriviamo a destinazione. Arrivati mi aiuta a scendere dalla moto e a togliere il casco.

"Sei ancora viva e vegeta, visto?" mi da una gomitata.

"Che ci facciamo qui?" mi guardo intorno e riconosco che siamo nel parco dietro la nostra scuola.

"Volevo parlarti. Perchè non andiamo a sederci su quella panchina?"

"Di che mi devi parlare? E vedi di muoverti perchè è già tanto se ho accettato di venire con te."

"Volevo scusarmi per quello che ti ho detto oggi, a proposito di tua mamma. Erick mi ha raccontato cos'è successo con lei. E sappi che ti capisco perch..." dice, ma io lo fermo.

"C'è tu mi hai portata qua per chiedermi scusa su una tua battutina che ho già rimosso dalla mia mente? Sai quante volte ti dovresti scusare per tutto quello che mi hai fatto, allora? Steve mi hai detto di peggio, perciò evita di fare il finto dispiaciuto perchè non ci casco. Di cosa si tratta? Avete fatto una scommessa tu e i tuoi amici?"

"Crystal, per l'amor del cielo, puoi sederti e ascoltarmi? Voglio chiederti scusa per oggi perchè ti capisco. Anche mia mamma mi ha abbandonato, ha trovato felicità da tutt'altra parte, in Spagna per la precisione. E, visto che ci sono, voglio chiederti scusa per tutto quello che ti ho fatto. Che ne dici se provassimo ad essere amici?"

"Mi dispiace per tua madre, ma non puoi pretendere che portandomi qui e chiedendomi scusa io dimentichi tutto e diventi la tua migliore amica."

"Sisi, questo lo capisco. Però da ora in poi basta odiarci. Se dovesse servirti una spalla su cui piangere, oppure qualcuno con cui sfogarti, basta scrivermi un messaggio. Ovviamente so che ti ci vorrà tempo per fidarti di me, ma voglio che tu lo sappia da subito."

"Grazie, non posso dirti che lo stesso vale per me. Però veramente, basta odiarci, perchè sono stufa."

"Affare fatto. Adesso cosa vuoi fare? Vuoi che ti riporti a casa o vuoi farti un giro in moto?"

Quella ragazza così misteriosa.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora