Capitolo 4

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Sento un continuo parlottare sulla porta. Una voce maschile domina il tutto.
"Garth p-puoi venire-e?" Balbetta Sibilla in un fil di voce.
Mio padre si alza svogliato e, passandomi accanto mi dà un bacio sulla testa. Passano pochi secondi prima che inizino le urla.
Spaventata mi alzo e corro in salotto. C'è mio padre intento a spingere una figura, della quale non riesco a intravedere nulla se non i vestiti che sono tutti neri.
"Lucy va in camera tua. Immediatamente" grida mia madre in preda dal panico più totale. Spaventata mi dirigo a passo scattante verso le scale. Non faccio nemmeno due scalini che sento un tonfo. Mi giro di scatto e vedo papà per terra mentre si massaggia un braccio.
"Lucy non scappare" una voce profonda e roca parla piano scandendo parola per parola, lettera per lettera. Sembra quasi una favola, quella voce. Pensando a tutte queste cose non mi ero nemmeno accorta che la misteriosa figura si trovava esattamente dietro di me e che, con la sua mano calda, toccava la mia spalla. Mi giro in modo impacciato e mi trovo di fronte due occhi azzurri, talmente azzurri che sembra di guardare un limpidissimo oceano, però, più li fissi più ti mettono in soggezione; sono fermi e immobili, quasi come se non appartenessero ad una persona in carne ed ossa. Mi sforzo di spostare appena lo sguardo e tutto ciò che i miei occhi verdi riescono a captare sono la figura decisamente slanciata e molto più alta di me, direi di quasi venti centimetri, vestiti neri che lasciano intravedere qualche muscolo ben definito, salendo posso notare una bocca rosea, leggermente dischiusa, contornata da un accenno di barba, la pelle leggermente abbronzata e dei capelli castani.
Ha una aspetto che definirei a dir poco stupefacente, forse la cosa più bella che io abbia mai visto. Poi però la sua mano scivola via dalla mia spalla ed è come se tornassi in me.
"Ti pregherei di seguirmi" la sua voce é come un rimbombo in tutto questo estremo silenzio. I miei genitori sono in piedi in fondo alle scale e mi guardano con aria spaventata e dispiaciuta.
"Davis..." inizia papà.
"Che c'è Garth? Lo sapevate che sarei passato prima o poi"
"Lei non sa nulla - parla papà digrignando i denti e guardandolo con aria assassina - o almeno non tutto quello che dovrebbe sapere"
Questo misterioso Davis inizia a guardare me, che sono ancora del tutto incantata dalla sua figura fantastica ma allo stesso tempo tenebrosa, e poi i miei genitori con aria confusa e poco dopo scoppia a ridere tenendosi la pancia e piegandosi in due mentre scende qualche scalino allontanandosi da me.
"Davvero non sa niente?" e ride, e ride.
"Posso sapere cosa c'è da ridere?" Se prima lo trovavo affascinante ora lo trovo un completo stronzo.
"Non so se ti sei resa conto, ma non sai davvero nulla" e in un battibaleno torna serio e composto.
"Potremmo finire di parlarle?"
"Oh certamente, non avrei voglia di portarmi appresso un'incompetente"
"Come scusa? - sollevo un sopracciglio incazzata - e poi perché dovrei venire con te?" chiedo muovendo il dito dalla mia figura alla sua.
"Fattelo spiegare dai tuoi cari genitori" tutto ciò lo dice accompagnandolo con un sorrisino sghembo.
Sono pronta a rispondere quando mamma mi blocca.
"Torna a saderti di là Lucy"
Lo dice con talmente tanta fermezza che mi ritorna il groppo in gola che avevo mentre mi spiegavano tutte quelle cose, che nemmeno ora comprendo a pieno ma evito di rimurginarci troppo sopra, e torno a testa bassa nella stanza accanto.
Dopo poco arrivano tutti e tre e mamma e papà si siedono nuovamente.
"Da dove iniziamo?" chiede Davis. Dopo che lo ho sentito parlare posso affermare con sincerità che non è ne una persona affidabile ne tanto meno gentile.
"Cosa ci fa qui lui?" domando indicandolo.
"Puoi chiederlo direttamente a me"
Sembra un fottuto bambino, fottutamente affascinante ma fottutamente stupido, stronzo e rompi palle. Calcoliamo che nemmeno lo conosco.
"Stavamo dicendo..." sussurra Garth con aria pensierosa.
Dopo poco le mani di Davis si appoggiano poco delicatamente sul tavolo alla mia destra e si abbassa di poco per potermi guardare negli occhi mentre parla.
"Dio quanto siete lenti, non abbiamo tutto questo tempo.
Sai già tutta la storia dello sterminio?"
Sembra che da un momento all'altro abbia riacquistato l'aria da capo, da duro. Annuisco.
"Bene, é già qualcosa. Ora che le tue doti si sono risvegliate dovrai venire con me a Endowment"
"Endo-cosa?" chiedo perplessa.
"Endowment, il nome del mondo parallelo creato dopo tutta quella storia pallosa, capito? E questo spostamento deve avvenire il prima possibile, qua non sei al sicuro, o almeno non lo sarai più"
Ora il mal di testa sta tornando ma per tutta la confusione che ho in testa, non per altro.
"Oh certo non sono più al sicuro qui. Ho passato tutta la mia vita in questa casa con i miei genitori e il massimo che mi è capitato é stato sbucciarmi un ginocchio, quindi se questo ti può dare un moto di insicurezza ti posso assicurare che non cado più" parlo con sicurezza mentre mi alzo dalla sedia. Potrò essere anche timida e buona, ogni tanto, ma odio quando le persone mi parlano come mi sta parlando lui; con quell'aria da strafottente, da coordinatore al quale tutti dobbiamo obbligatoriamente ubbidire. Può essere bello quanto vuole ma resta il fatto che è un maleducato e un pomposo del cazzo.
"Non ho detto che devi parlare o sbaglio? - e rivolgendosi ai miei genitori che nel frattempo non hanno spiaccicato parola - non ditemi che non si ricorda nulla ma soprattutto non ditemi che non sa chi sono e quello che le aspetta"
Quando nessuno gli risponde si incazza e, mettendosi le mani nei capelli, si mette dritto ed alza di non poco la voce.
"Non pensavo che col vostro 'non sa nulla o almeno non tutto quello che dovrebbe sapere' intendevate che sapeva solo due cazzo di cose sullo sterminio. Magari, che so, aveva avuto qualche esperienza...ma certo...lei l'ha avuta ma non se lo ricorda - e sul finale abbassa la voce pensieroso - é così vero?"
Mamma e papà si guardano con aria triste e poi Sibilla con le lacrime agli occhi annuisce.
Io non capisco davvero nulla, la confusione nella mia povera testa é pazzesca, ma vedere mia madre in quello stato di sconsolatezza causato dalle parole di Davis mi fa rigirare lo stomaco.
"Mamma, mamma cosa hai?" E mi avvicino velocemente, ma lei si alza e singhiozzando si allontana il più possibile da me. Che ho ora che non va?
"Che succede papà?" ma nemmeno mi guarda.
Rimango ferma in piedi ancora un attimo e poi mi risiedo ancora più confusa di prima.
"Io non mi preoccuperei poi così tanto del loro comportamento principessina" la voce fredda da completo menefreghista per tutto ciò che sta accadendo mi fa alterare moltissimo.
"Non osare parlarmi in questo modo"
"Oh no, dovresti essere tu a non parlarmi in questo modo. Sarai anche un'Imperatrice, probabilemente l'unica, ma questo non ti da il diritto di poterti rivolgere a me in questo modo" sussurra avvicinandosi sempre di più fino a parlare ad un palmo dal mio naso. Un po' intimorita mi zittisco e mi appiattisco contro la sedia girando il volto verso mamma e papà che mi guardano dispiaciuti.
"Conosco quello sguardo, cosa c'è che ancora non so?" Sbuffo alzando le mani al cielo.
Anche Davis li fissa in silenzio e, quando questo silenzio si prolunga per troppo tempo, inizia lui a parlare.
"Lucy tu hai sempre saputo cosa eri, anzi, sono completamente sicuro che quello che sta accadendo ti sembra strano ma sai che tutto è reale - e in effetti é così - per alcuni periodi della tua vita credo proprio che tu abbia utilizzato anche le tue capacità ma poi ti hanno cancellato tutti i ricordi riguardanti quei momenti e, ora, non è più possibile tenerli nascosti, sbaglio?" Chiede fissando papà.
"Si è così"
"Come scusa?" urlo. Spero vivamente che ciò che io abbia capito sia un grandissimo errore.
"Probabilmente e quasi sicuramente Garth avendo a disposizione la magia ti avrà cancellato i ricordi"
È sempre così freddo mentre parla, freddo anche se io sono ormai in lacrime. Mi rendo conto che la mia vita era basata su delle bugie, bugie talmente grandi da avermi completamente stravolto la vita che mi aspetta ma anche la vita che avevo prima. Ho vissuto nella menzogna per anni.
Li guardo delusa, mentre le lacrime sgorgano silenziose dagli occhi, aspettando che mi assicurino che non è vero, che non mi avrebbero mai mentito in questo modo, ma poi, quando completano la serie di espressioni che hanno avuto fino ad ora con una ancora più dispiaciuta, capisco che Davis ha ragione.
Potevo sopportare il fatto di non essere a conoscenza di un altro mondo, un mondo non umano, di cui io stessa senza saperlo ne faccio parte, ma non credo di poter sopportare che non ne sapevo l'esistenza a causa loro.
Inizio a piangere di più.
"È tutto vero quello che dice?"
Nessuna risposta.
Ho bisogno ancora di conferme.
"É tutto vero?" Grido alzandomi dalla sedia.
"Rispondete cazzo"
"Lucy basta, calmati" inizia papà.
"Calmarmi? Sai quello che dici? Dimmi come ti fossi sentito se la base della tua vita fosse fondata su cazzate eh? In più se quelle cazzate sono state dette e fatte dalle persone su cui pensavi di poterti fidare ciecamente, su cui io riponevo tutta la mia fiducia, le uniche persone cazzo"
Infine riesco a respirare perché il mio sfogo urlato ai quattro venti é davvero stressante.
"Lucy smettila"
Anche mio papà si agita alzandosi mentre mamma si alza solo per prendere un fazzoletto e asciugarsi le lacrime.
"Smetterla - ridacchio - questo è soltanto l'inizio carissimi"
Potrei sembrare una squilibrata ma sinceramente ora poco importa.
E girando attorno al tavolo mi avvicino al vaso e con forza lo butto a terra. Davis si sposta appena in tempo altrimenti lo avrei preso in pieno.
Con le lacrime agli occhi e un sorriso da pazza mi avvicino a papà che mi guarda stralunato e arrabbiato. In mano ho un pezzo di ceramica del vaso appena rotto.
"E se facessi così cosa faresti? - dico fissandolo negli occhi e tagliandomi il braccio fino al polso - me lo potresti far dimenticare? Tanto ormai tu e mamma siete abituati vero?"
Dalla ferita abbastanza profonda escono fiotti di sangue tanto che anche sul pavimento cadono delle gocce.
Papà lo guarda e poi guarda me con occhi furenti. Da una parte mi ferisce il fatto che la sua faccia non sia dispiaciuta per quello che io stessa ho appena causato al mio braccio.
Alza velocemente un braccio, pronto a colpirmi, ma una mano lo blocca prima che riesca solo a sfiorare la mia guancia giá arrossata dal mio continuo piangere. La mano di Davis stringe con forza il suo polso.
"Basta Garth"
Sto ancora piangendo mentre guardo quello che credevo fosse mio padre ma che ora reputo uno sconosciuto delusa per tutto, a cui si somma anche la sua faccia arrabbiata per ciò che dico al posto che in pena per ciò che ho fatto.
Tutto in un attimo gli angoli degli occhi si offuscano e comincio a vedere nero. Tutto si muove. Poi mi appoggio con una mano al tavolo, ma questa non regge, non sostiene il mio peso e così mi sento cadere a terra.
Solo che la terra non la toccherò mai perché due mani bloccano la mia caduta. Non faccio nemmeno in tempo ad accorgermene che svengo a causa del troppo sangue che sgorga dalla mia ferita sul braccio, oltre a quella che ho sul cuore.

-

Nell'immagine sopra abbiamo il nostro misterioso Davis.

Lucy - L'ImperatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora