Capitolo 2

26 4 1
                                        

"Cosa sta succedendo?" questa è l'unica cosa che riesco a dire. Mi sento le labbra e la gola secca come se avessi urlato per tutto il tempo che non sono stata cosciente. E chissà, forse è così. Però qualcosa non va, lo leggo nei loro occhi.
"Lucy" sussurra mia madre con gli occhi lucidi, rossi e gonfi mentre con una mano mi accarezza piano la fronte spostandomi i capelli dagli occhi. Solo ora mi accorgo che sto sudando. Poi mi viene in mente la scena di me da piccola e quella del drago; queste due stranezze é come se fossero la causa del pianto di mia madre o comunque che si colleghino. Mi giro piano e noto che fuori é già scuro, ecco spiegato il motivo per il quale la mamma si trova a casa. Ogni sforzo mi causa un dolore allucinante a tutto il corpo come se avessi corso per una giornata intera.
"Cosa c'è?" ripeto. Questo causa un nuovo singhiozzo da parte di mia madre. Vorrei tanto sapere cosa ho fatto, perché devo per forza aver fatto qualcosa a questo punto.
"Mamma, le pastiglie ti prego"
Ti prego fa che non mi rivenga il mal di testa, vorrei dire. Lei scuote piano la testa e poi scoppia di nuovo in lacrime.
"Sibilla vuoi uscire?" le dice mio papà in modo molto gentile.
Ma cosa hanno tutti da sussurrare? Sto forse morendo?
"Io...no" poi si appoggia con la fronte sulla mia spalla e in poco tempo la maglia si bagna completamente. Potrò stare anche male ma ora mi sto spazientendo. Tutto questo è estremamente stressante.
"Qualcuno mi spiega per favore?" Dico tirandomi su di poco coi gomiti, ma subito mi risdraio. Non ho forze.
I miei genitori si scambiano uno sguardo d'intesa. Mi fanno addirittura un po' di paura.
"Sibilla porta Marcy dai vicini"
Mia madre annuisce ed esce.
Da quando parliamo coi vicini? Non sono l'unica a non essere vista di buon occhio ma tutta la mia famiglia, quindi non sapevo avessero tanta confidenza con i vicini da portarci la mia sorellina, per poi cosa?
Ancora mal di testa. Potrei morire da un momento all'altro se qualcuno non facesse qualcosa e nessuno sembra che sia intenzionato ad agire.
Quando mia madre torna a casa c'è un completo silenzio se non per le mie contorsioni nel letto e i miei mezzi urli. Tutto questo sotto lo sguardo attento di mio padre che mi fissa immobile con aria dispersa ed addolorata. Ora come ora vorrei tanto sapere cosa gli passa per la testa.
Sibilla seduta sul fondo del mio letto si alza di scatto e mi si avvicina prendendomi le braccia con forza e, guardando mio padre, inizia ad urlare a squarciagola.
"Garth fai qualcosa. Ti prego fa qualcosa" quanto dolore nella voce, tanto quanto io stessa sto provando, ed è tanto.
"Cosa posso fare eh? Non posso fare ancora nulla per alleviare le sue pene. Non è il momento. Lo abbiamo sempre saputo che sarebbe successo ma questo non ci ha mai tirato indietro dal fare tutto ciò. E non osare dire che non eri d'accordo o che non lo sapevi perché ti avevo avvertito" dice mio padre alzandosi velocemente dalla sedia e parlando con la sua solita tranquillità, ma questa volta si nota lontano un miglio che è in procinto di scoppiare. Mia madre singhiozza sempre più forte e qualche goccia mi arriva in faccia ma non riesco muovermi per toglierle, è come se mi avessero staccato i muscoli e appiccicato il mio corpo al letto. Una sensazione non molto comoda.
"Eppure una soluzione dovrà pur esserci"
"Non c'è nessuna soluzione se non aspettare"
"Aspettare cosa?" dico. Ma il tutto fuoriesce come un rantolo e infatti nessuno dei due mi calcola continuando indifferenti a discutere su non so che cosa.
"Sibilla basta"
Ha perso le staffe. L'ho visto poche volte arrabbiarsi e non mi è mai piaciuto, non ha mai portato a nulla di buono.
"Non osare dire basta a me Garth, non osare. Confronto a te sto pensando a mia figlia mentre tu stai lì a guardare"
Un urlo più forte di quelli recenti fa scattare le teste dei miei genitori verso di me. Non sapevo di avere tutta quella voce in quel momento. Poi le immagini diventano sfocate e tutto scompare con un battere persistente contro il cranio.

Intorno a me ci sono piante e un sole magnifico fin troppo caloroso. Poi mi guardo le mani e sono piccole. Solo dopo mi accorgo che sono sempre io, da bambina, all'età di sei anni. Sento che dentro di me sono arrabbiata, non so per quale motivo ma in qualche modo so che lo sono. E solo quando lo capisco di fronte a me si forma una tromba d'aria che si ingrossa man mano che la fisso fino ad arrivare a sradicare un albero e poi si ferma come se il momentaneo sfogo fosse finito. Nello stesso momento in cui il tronco dell'albero tocca terra la bambina, ovvero io, cade in ginocchio con le mani poggiate sul terreno bagnato e la testa fra di esse. Il corpo é in un'unico fremito e io, una ragazza di diciannove anni lo posso sentire perché è come se fossi in me stessa da bambina in questo momento. È spaventoso perché è come il resto dei fatti accaduti oggi, ovvero così reale.

Quando riapro gli occhi mio padre ha gli occhi rivolti verso il cielo, la fronte contratta dallo sforzo e il dito medio e l'indice sono poggiati con forza sulle mie tempie. C'è un forte odore di menta mischiata con l'incenso che provoca una nube su tutta la stanza. Non posso capire cosa sta accadendo perché nel giro di pochi minuti gli occhi si richiudono nuovamente e la mia mente inizia un altro viaggio.

Questa volta so che sono io senza tanti problemi, ormai l'ho capito, in più mi trovo sulla terrazza di casa mia contornata da molteplici vasi con ogni possibile ed immaginabile fiore colorato. Io osservo tutta la scena in terza persona, come se quella bambina nell'angolino a piangere non fossi io. Piange, piange e singhiozza fino a quando si alza di colpo con due occhi furenti. Guarda in alto le stelle e urla. Un urlo straziante e pieno di rabbia. Poi uno scricchiolio segna l'innalzatura improvvisa di una montagna di terra del giardino sottostante che si ferma raggiunta l'altezza della terrazza. La piccola Lucy, che ora sembra avere nove anni circa, scavalca la ringhiera e si lascia scivolare giù dalla collinetta che, come ha creato, una volta a terra, distrugge chiudendo semplicemente la mano in un pugno, poi si gira e corre via nel buio. Sul terreno non ci sono segni di spostamento della terra, l'erba é ancora di un verde splendente e delle margherite spuntano qua e là. Nel frattempo la mamma, ringiovanita di qualche anno, esce correndo dalla porta sottostante.
"Lucy, Lucy, torna immediatamente qui" urla, ma quando non succede nulla rientra con furia in casa sbattendo la porta.

Questa volta non mi sveglio, la scena cambia semplicemente ed oramai sono talmente abituata che non mi pongo più domande a cui alla fine non trovo comunque risposta.

"Vieni qui Lucy" la mamma chiama la piccola bambina che scorazza a destra e a sinistra sulla spiaggia mentre lei la rincorre. Di fronte a me si estende acqua e acqua all'infinito. Da piccola adoravo il mare, lo ricordo bene, e tutt'ora lo amo. La bambina arrivata ai piedi dell'acqua si blocca e si inginocchia.
"Mamma, mamma vieni a vedere, veloce"
"Cosa c'è?"
"Povero pesciolino é rimasto fuori dall'acqua con la bassa marea" sussurra Lucy.
Fa girare la mano su se stessa come un vortice e un onda più lunga delle altre sommerge i piedi della madre e della figlia portando con se il pesciolino ormai in fin di vita.
"Lucy quante volte te lo devo ripetere di non usare gli elementi in mezzo a così tanta gente eh?"
"Ma..."
"Niente ma, non farlo mai più ed ora andiamo da papà"
"Non glie lo dirai vero?" sussurra come intimorita.
"No, per questa volta no"
Le due si prendono per mano e tornano verso la fila di ombrelloni. Mi passano attraverso il corpo seduto sulla sabbia bollente senza nemmeno accorgersene; tutta la scena vista in terza persona é un po' inquietante soprattutto quando quella bambina sei tu all'età di cinque anni e poco più, eppure non senti e non ricordi nulla. Queste cose mi fanno completamente impazzire.

Quando riapro gli occhi per la millesima volta in quell'unico giorno é come se fossi rinata, non sento nessun tipo di dolore, sono solamente molto stanca.
"Credo che tu abbia delle domande" afferma mio papà. E guardandolo negli occhi capisco che lui sa, che loro potrebbero spiegarmi qualcosa di inspiegabile, darmi delle risposte a tutto questo. Non so come ma sento che loro sanno molto più di ciò che sia dato conoscere, così annuisco.
"Si credo proprio che dovreste spiegarmi"
Loro si guardano e sospirano sconsolati.

-

Nell'immagine Lucy da piccola durante le sue "visioni"

Lucy - L'ImperatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora