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Tre mesi dopo, 13 febbraio.

Dopo aver accettato la morte del suo amico, Kenneth era riuscito ad andare avanti, ritrovando la felicità nello stare con i suoi due migliori amici. Era comunque difficile, perché Mitch se ne era andato in una maniera così, senza senso, a sua detta.

Quella mattina doveva fare una gita scolastica per visitare Trafalgar Square, non che ne avesse tutta questa voglia, ma era comunque contento perché sarebbe stato con i suoi migliori amici: Julie e Michael. Anche loro avevano faticato per accettare il fatto che Mitch non ci fosse più, ma Kenneth per primo aveva cercato di farglielo pesare il meno possibile, considerata la maniera in cui era morto.
Ore 8.15, scuola.
Kenneth era appoggiato al muro, quando arrivò Julie.
-Ciao Kenneth!-
-Ciao Julie. Tutto bene?-
-Certo...lo sai che giorno è oggi?-
-Tredici febbraio. Perché?-
-Oggi...sono tre mesi che Mitch non c'è più.-
-Ah...già.- abbassò gli occhi, quasi lucidi.
-Non te lo ricordavi?-
-Ho cercato di dimenticarmene...-
-Immagino...- Julie alzò dolcemente il viso di Kenneth appoggiandogli la mano sulla guancia umida.
-Tra noi tre quello che l'ha presa meglio è stato Michael.- affermò il ragazzo.
-Secondo me, Kenneth, anche per lui è cambiato qualcosa.-
-Certo, non sto dicendo questo. Ma pare quello a cui pesa di meno la sua assenza.-
-Già, hai ragione.-
Dalla strada arrivò anche Michael:- Ciao ragazzi! Allora, pronti per l'uscita?-
-Mh...certo.- Kenneth gli diede una pacca sulla spalla:- Sapessi che emozione...-
-E dai Kenny...un po' di vita, per la miseria!-
-No, io dico..da quanto ci conosciamo Michael?-
-Umh...dalla prima media, quindi sono sei anni.-
-Bene, io in sei anni sono mai stato pieno di vita, allegro o che so io?-
-No...- sorrise il suo amico. In realtà, Kenneth era un tipetto piuttosto allegro, anche se non lo dava a vedere.
-E poi, io dico, a Trafalgar Square ci vai quando vuoi...è a pochi chilometri da qui.-
-Già, ma andarci con la scuola è più...figo.- intervenne Julie.
-Oh già. Dimenticavo che a scuola ci sono tutti i professori che appena parli ti dicono su.-
-Che esagerato che sei Kenny!- sorrise allegra la ragazza.
-Preferisco realista...dai su, stanno entrando tutti.-
-Ok...tanto tra un po' saremmo di nuovo fuori.- constatò Michael.
Gli altri due sorrisero e lo seguirono a ruota.
Giusto un qaurto d'ora erano in pulmino verso Trafalgar Square: Kenneth e Julie vicini, Michael dietro di loro, in compagnia di Hunter, loro amico. Era la prima uscita senza Mitch e la sua assenza si sentiva: lui era solito a imitare i prof di nascosto mentre spiegavano per l'ennesima volta le regole di comportamento, lui era quello che ogni volta che andavano in gita doveva comprarsi un souvenir della zona, anche se spesso erano a due chilometri da casa sua. Eh già, la sua mancanza si sentiva.
Una volta arrivati ad aspettarli al centro della piazza c'era una ragazza con una strana divisa e un piccolo microfono.
-Una guida?- disse quasi seccato Kenneth - ma stiamo scherzando?-
Julie sorrise, divertita:- Era ovvio...ti pare, andiamo a vedere una piazza tanto distante da casa nostra, addirittura ci hanno messo i cartellini di riconoscimento, vuoi che non ci sia stata la guida?-
-Ragionamento esatto...ora si tratta solo di sopravvivere tre ore.-
-E poi facesse almeno caldo...- disse la ragazza, stringendo le spalle.
-Beh, siamo in febbraio, che cosa ti aspetti?-
-Un po' di sole farebbe comodo.-
-Per me...- intervenne Michael -...si sta bene col freddo. Come quella sera, in novembre, che volevi andare a vedere il vicolo dei...-
Kenneth alzò gli occhi turchini che si scontarono con quelli verdi di Michael, non voleva che il suo amico finisse la frase.
-Beh...c'era una bella temperatura.-
-Troppo freddo per i miei gusti.- concluse infine Kenneth, senza dare a vedere la tristezza che gli aveva fatto venire quela frase.

La mattinata passò lenta, i ragazzi che erano tutto un grande sbuffare, la guida che cercava di attirare la loro debole attenzione provando a fare delle domande, ma ogni volta la risposta era inesistente. D'altronde, cosa ci si poteva aspettare da un branco di ragazzini svogliati tali quelli della classe 3 c?
-Che fai oggi pomeriggio Kenny?- chiese curiosa Julie.
-Niente di particolare. Tu?-
-Io pensavo di andare a fare un giretto.-
-Mh...con chi?-
-Con te, con Michael...e boh. Noi tre.-
-Oggi Michael deve fare una visita, non può.-
-An...beh, andiamo io e te. Che ne dici?-
-Va bene. Mi passi a prendere tu?-
-Certo!- sorrise lei, per poi incamminarsi verso casa.

Una volta a casa, Kenneth trovò sul tavolo il solito biglietto "il pranzo è in frigo. Un bacio, papà.". Sorrise, sempre il solito papà. Scaldò così la pasta surgelata e appena poco dopo suonò il campanello.
-Chi è?- chiese dalla cucina, ma non ebbe risposta. Sbuffando si alzò da tavola e andò alla porta:- Chi è?-
-Certo che se chiedi chi è dalla cucina non ti risponderà mai nessuno Ken.- Kenneth vide la rossa sorridere dall'occhiello.
-Julie...che ci fai qui?- disse lui aprendo la porta.
-A casa mi stavo annoiando...Permesso?-
-Vai tranquilla, non c'è mio padre.-
-Stavi mangiando?-
-Ho appena finito...-
-Ah...pasta?-
-Pasta. Col pomodoro.-
-Un classico.- rise lei.
-Domani che abbiamo da fare?-
-Domani è domenica furba.-
-Ah già. Hai ragione...domani devo andare alla comunione di mio cugino.-
-Figo...hai qualcuno che ti tenga compagnia?-
-Se i bambini di otto anni o undici vanno bene, sì.-
-Mi dispiace per te.- ghignò il ragazzo.
-Vieni tu con me.-
-Che? Me mi hanno scomunicato dalla chiesa.-
-Cosa?!-
-Cioè, non veramente, ma è tanto che non ci vado.-
-Perfetto, domani ti rifarai.-
-Non ci penso nemmeno Julie.-
-Oh andiamo...ti prego!- la ragazza sgranò gli occhi e fece il pippio.
-Se mi guardi così...va bene. Ma non mi fermo a mangiare.-
-Nemmeno noi ci fermiamo, i miei zii hanno invitato solo i nonni al mega pranzo.-
-Ah...capito.-
-Ti manca?- chiese quasi in un sussurro la ragazza, sistemandosi una lunga ciocca rossa dietro l'orecchio.
-Mh?- rispose il ragazzo confuso.
-Mitch.-
Il ragazzo non rispose. Era ovvio che gli mancasse e ogni volta che qualcuno gli poneva questa domanda era inevitabile che gli venissero gli occhi lucidi. Kenneth dava le spalle a Julie, momentaneamente occupato a lavare i piatti, ma l'acqua aveva smesso di scorrere da un po'. Intanto però, scendeva da un'altra parte.
Si era immobilizzato, perché lui odiava che la gente lo vedesse piangere, non si girò nemmeno per vedere in faccia il mittente. Lei però a differenza di tanti altri riusciva a capirlo, perché lo conosceva bene. Rimasero lì fermi per qualche istante, quando lei lo abbracciò da dietro, stringendolo forte. Lei era un poco più bassa di lui e ciò le permetteva di abbracciarlo senza problemi.
-Non devi trattenere le lacrime Kenneth.- al sentire di quelle parole il ragazzo scoppiò a piangere e si girò per stringere anche lui la rossa.
-Non è giusto Julie...-
-Lo so Ken...ma non possiamo farci nulla. E' inutile star male perché non cambieranno le cose.- per alcuni queste potevano suonare parole di rimprovero, parlole cattive, ma Kenneth sapeva che la sua amica così facendo stava centrando il segno. Con lui non esistevano mezzi termini, esistevano solo sì e no, il forse non lo conosceva neanche. E queste parole non gli potevano fare altro che bene.
-Non doveva toccare a lui...-
-Lo so, lo so...- la ragazza allontanò Kenneth sorridendogli dolcemente, dandogli uno sguardo di conforto.
-Grazie.- disse infine il biondo, passandosi la manica sulle guance.
-Che dici, andiamo?-
-Va bene. Prendo la giacca.-
Julie sorrise in segno d'assenso.

Il pomeriggio trascorse veloce, perché andava sempre a finire che quei pomeriggi che i ragazzi passavano insieme trascorrevano troppo veloci.
Kenneth e Julie si conoscevano dalle elementari, ma diventarono davvero amici alle superiori, pur avendo fatto anche le medie insieme. A lei non andava di passare i suoi pomeriggi a raccontarsi i segreti o a giocare ad obbligo o verità con le sue amiche, preferiva andare a fare un giro con Michael e Kenneth, o non capitava raramente che passassero i pomeriggi in casa di uno dei tre, e mentre i ragazzi giocavano con i videogiochi lei li guardava o teneva loro i punti, oppure preferiva, in estate, farsi un tuffo con loro due piuttosto che girare per la città come delle galline tutte acconciate bene. Adorava stare con loro. Era anche capitato che alcune sere dormissero tutti insieme, una volta d'estate sotto le stelle, e altre volte a casa di Michael.
Quel pomeriggio andarono a prendere un gelato, per poi andare ai giardinetti lì vicini e si fermarono a parlare. Kenneth adorava stare con Julie, perché lei era l'unica ragazza a capirlo veramente. Lui era sicuro che Julie sapeva capirlo meglio di sua madre e non si sbagliava molto. Ovviamente poi, non poteva mancare che avesse pure una piccola cotta per lei, ma riusciva a mantenerla nascosta grazie alla storia della "migliore amica"; lo sapeva solo Michael e non aveva mai aperto bocca. Anche perché, anche se erano solo lui e Kenneth non tiravano tanto fuori l'argomento Julie.
La sera poi, dopo aver raccontato a suo padre la giornata si rintanò in camera sua a finire l'ultimo componimento che aveva inventato. Scrivere canzoni era uno dei suoi passatempi preferiti, ne scriveva il testo e le melodie, scrivendo pezzi per chitarra e batteria, rispettivamente suonati da Michael e Julie. Michael aveva studiato chitarra fin da bambino ed era davvero bravo, mentre Julie suonava la batteria solo per hobby, ogni tanto, da quando Mitch glielo aveva insegnato. Lui sì che era davvero bravo, ma anche Julie se la cavava. Non che avessero una band ufficiale, ma non gli sarebbe dispiaciuto esibirsi.

Domenica mattina
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-Maledetta sveglia...- borbottò Kenneth afferrando il telefono e spegnendo quel trillo assordante. Guardò l'ora, 7:30. Dalla finestra filtrava un raggio di luce, finalmente un po' di sole.
Non si ricordava il motivo di quell'alzataccia, fin quando non vide il messaggio di Julie: "Ciao:) la comunione è alle dieci. Per le nove sono a casa tua."
-Ah...ecco perché.- si alzò controvoglia dal letto, ancora mezzo addormentato e si mise la prima maglia -una maglietta a maniche corte con Bart Simpson che si tirava giù le mutande con scritto "che minchia guaddi?"- , un paio di jeans e scese a far colazione. Suo padre era già andato a lavoro, lasciandogli un "buona domenica" sul tavolo.
Alle nove uscì di casa e aspettò Julie in girdino, che arrivò dieci minuti dopo. Aveva i capelli raccolti un un grazioso chignon, con due ciocche cremisi che le ricadevano sulle spalle; era vestita con un abito lungo fino alle ginocchia bianco, con una cintura azzurrina che le cingeva la vita. Inutile dire che Kenneth era partito, ma ritornò alla realtà quando Julie cacciò un acuto:- Che diavolo ti sei messo?!-
-Cosa...?-!> la rossa indicò la maglietta -...Oh cazzo...-
-Che avevi per la testa?-
-Ero mezzo addormentato...aspetta due minuti che vado a cambiarmi.-
-No, siamo già in ritardo. Hai almeno una giacca?-
-Beh...no.-
-Sei irrecuperabile Kenneth. Andiamo.- lo prese per la mano invitandolo ad accelerare il passo.
-Come mai andiamo in chiesa così presto?-
-Fanno la comunione quindici bambini. Fai una media di venti persone per ogni bambino, e io non intendo stare in piedi.-
-E se non ci fossero più posti?-
-Non credo di stare dentro.-
-Ma che esagerata. Si tratta solo di un'ora in fondo.-
-Lo so, ma è questione di principio.-
-Come vuoi.-
-E sbrigati!-
-Va piano che ti cola il mascara.- la prese in giro lui.
-Cosa?!- la ragazza si fermò.
-Scherzo Julie, solo va piano.-
-E tu sbrigati!-
-Ci rinuncio...- entrambi sorrisero, uno aumentando, l'altra decellerando il passo.

Nel piazzale della chiesa c'erano una cinquantina di macchine e un sacco di gruppetti di famigliole. Julie lo scortò fino al gruppetto degli Smith, al cui centro c'era il cugino della rossa, vestito tutto di bianco con un gilet blu, tutto carino. Si vedeva che era uno Smith: occhi grigi, capelli rossi e una spruzzata di lentiggini sul naso. I genitori di Julie conoscevano bene Kenneth, purtroppo non era così per i suoi nonni, che continuavano a guardare con disappunto la sua maglietta. Kenneth se ne era accorto e continuava a pensare di aver scelto la maglietta più adatta per quei due. L'altra coppia di nonni era più simpatica, e pareva guardare divertita l'intesa tra la loro nipotina e il ragazzo e non hanno tardato a farsi sentire:- E' il tuo ragazzo, tesoro?-
La rossa si velò di rosso:- No, nonna. E' un mio amico.-
-Sicura cara? Sembrate andare tanto d'accordo...-
-Già. Io e lui ci conosciamo da tanto, ecco perché. Ora andiamo dentro Kenneth.-
Il biondo sorrise leggermente:- D'accordo.-
I due andarono dentro, ci furono due diverse reazioni: il ragazzo rise, mentre la ragazza si portò una mano alla fronte. Piena. Completamente.
-Che vuoi fare Julie?- la punzecchiò lui.
-Zitto, Matthews.-

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