Jamie stava comodamente sdraiata su una panchina appena fuori dalla scuola, muovendo la mano a ritmo della musica che rimbombava senza tregua nelle sue orecchie. Erano le tre di pomeriggio e non conoscendo nessuno non voleva girare da sola per New York di sabato, così aveva preferito stendersi su quella panchina approfittando della bella giornata di sole.
Nemmeno Kenneth dalla sua parte aveva voglia di uscire con i suoi amici stranamente così dopo essersi munito anche lui di cuffie e mp3 uscì di casa per prendere un po' d'aria.
Nei pressi della scuola difatti vide la biondina stesa tranquilla sulla panchina, sembrava quasi stesse dormendo. Il ragazzo però non poté fare a meno di notare come la maglietta della ragazza lasciva scoperto il ventre piatto di lei, lasciando poco all'immaginazione. Così decise di farle compagnia. Si avvicinò lentamente, e si fermò proprio dove lei aveva poggiato la testa, gli occhiali scuri che nascondevano gli occhi chiari. Le mise delicatamente le mani sulle spalle e la scosse un po'. Lei per fortuna non prese più dello dovuto spavento e riconobbe subito il ragazzo:- Kenneth io ti uccido!-
-Ciao anche a te.- sorrise lui.
-Che ci fai qui?-
-Passavo a fare un giro e ti ho vista. Ma c'è così tanto sole?-
-Perché dici?-
-Sai com'è, hai gli occhiali da sole.-
-Ah sì...no, non c'è troppo sole ma quando tengo gli occhi chiusi la luce mi da fastidio.-
-Non sei una tipa facile te, eh!-
-Dipende da come la vedi.- Kenneth guardò la biondina, gli aveva lanciato una brutta frecciatina.
-Comunque, ti va di fare due passi?-
-Certo.- sorrise lei, allegra. Afferrò la borsa nascosta sotto la panchina e si alzò, sistemandosi la maglietta:- Dove si va?-
-Boh...dove preferisci.-
-Non conosco molto bene la città.-
-Bene, allora seguimi.- la ragazza raggiunse il biondo che la guardava distrattamente e s'incamminarono insieme.
-Quindi...tu, Julie e Michael siete una sorta di gruppo?-
-Esatto. Beh, non è che stiamo solo e sempre tra noi, ma ci consideriamo un terzetto affiatato comunque.-
-Sai...mi sembrate tutti simpatici.-
-Contento di aver fatto buona impressione.-
La biondina ghignò:- Ma... per caso a Julie non sto simpatica?-
-A Julie? Beh, non ha detto nulla finora.-
-Ah.-
-Perché?-
-Non so...mi sembra tanto che mi guardi male.-
-Se vuoi glielo chiedo.-
-Va bene, però non dirle che te l'ho detto io.-
-Come vuoi. Lei a te sta simpatica?-
-Insomma...cioè, per il momento non si è dimostrata troppo amichevole con me.-
-Bisogna saperla prendere, tutto qua. Appena la conoscerai meglio sono sicuro che diventerete amiche.-
-Beh, lo spero. Allora...dove stiamo andando?-
Kenneth sorrise:- A prendere un gelato.-
-Un gelato? E cosa avrebbe di tanto speciale?-
-E' il gelato più buono di tutta New York City.-
-Ma ti rendi conto che siamo in febbraio?-
-Certamente.-
-E ti rendi conto che non c'è nemmeno il sole?-
-I tuoi occhiali dicono il contrario.-
-Mh...mi piaci Kenneth. Sai rispondere bene.-
-Modestamente me la cavo con i giri di parole.-
-E' un'abilità che mi piacerebbe avere.-
-Perché?-
-A volte sono troppo diretta e mi è capitato di ferire qualcuno.-
-Beh, per lo meno è essere sinceri.-
-Ma troppo fa male dopo un po'.-
Kenneth la gurdò dritta negli occhi, doveva aver subito qualcosa per parlare in quel modo.
***
Michael era a casa sua che si esercitava con la chitarra elettrica, non avendo nulla da fare, quando gli venne in mente di fare una cosa geniale. Se avrebbe giocato bene le sue carte sarebbe riuscito a fare venire Daphne a casa sua.
Le mandò un messaggio dicendo che non trovava più il libro di inglese e le chiedeva quindi di portarle il suo che doveva svolgere degli esercizi. Poco dopo gli arrivò la risposta:"dove abiti?". Il ragazzo s'illuminò e dato l'indirizzo a Daphne cominciò a mettersi dei pantaloni e una camicia da cristiani.
Giusto dopo venti minuti suonò il campanello. Michael scese le scale di corsa e andò ad aprire.
-Ciao Michael...permesso!-
-Entra pure...i miei sono a lavoro.-
-Ah...ecco il libro.-
-Senti...non ci metto molto a fare gli esercizi, se vuoi stare con me così poi ti riposrti il libro a casa...-
-Va bene, ma quindi gli esercizi sono da fare sul quaderno.-
-Esatto. Da copiare.-
-Perfetto, allora andiamo.-
La castana seguì il moro salendo le scale e una volta arrivati nella camera del ragzzo si sedettero entrambi sul letto, Michael con libro e matita sulle ginocchia.
Non voleva assolutamente che Daphne se ne andasse presto, così improvvisò tre esercizi e li tenne per le lunghe, ma a Daphne sembrava non desse fastidio.
Anche a lei piaceva motlto stare in compagnia di Michael, era un ragazzo d'oro che riusciva a capirla.
Quando quest'ultimo terminò l'ultimo esercizio fu costretto ad alzarsi e ad accompagnare la castana all'uscita, anche se il suo istinto gli diceva tutt'altro.
-Beh Daphne...è stato un piacere. Grazie ancora per il libro.-
-Figurati.-
-Quanto ci ho messo?-
-E' un'oretta che sono qui.-
-Un'ora?! Sul serio?-
-Sicurissima.-
-Wow...è davvero volata.-
-Già, è vero...-
-Quando si è in compagnia, succede sempre.-
La castana annuì. Erano tutti e due in imbarazzo, nessuno sapeva cosa fare o cosa dire. Michael aprì la porta ma Daphne appena sullo stipite si girò e si avvicinò al viso del ragazzo. Anche lui si avvicinò a lei, inconsapevole di quello che stava succedendo. Erano davvero vicini, così vicini che potevano vedere le venature più scure degli occhi l'uno dell'altra. Ma entrambi li chiusero, avvicinandosì sempre di più, sentendo improvvisamente un leggerissimo contatto sulle labbra, ma improvvisamente il telefono della castana e furono costretti ad allontanarsi bruscamente.
-E' mio padre...devo andare.-
-Va bene...ci vediamo lunedì.-
-Certo, ciao ciao...- Non sapeva se rifare la mossa di prima, ma decise di allontanarsi e premere la cornetta verde.
-Ciao.-
Michael chiuse la porta alle sue spalle, realizzando pian piano quello che era successo. E incondizionalmente un sorriso si fece largo sul suo volto.
***
Julie se ne stava buona buona stesa sul letto di camera sua avvolta dalle coperte in quanto era appena stata travolta da un'ondata di mal di testa. Era convinta che fosse colpa di quella Jamie. Non la poteva proprio soffrire. Il suo modo di sghingnazzare alle battute dei suoi amici, le sue magliette scollate, la spalla costantemente nuda, il suo ciuffo tenuto a destra da troia. Non poteva vederla. Eppure sarebbe stata la sua nuova compagna di classe. Una delle cose che le dava più fastidio era che durante le ricreazioni doveva stare con loro tre...ma che diamine, erano sempre e solo stati loro tre! Cosa ci faceva quella troietta tra di loro? Era sicura che se per qualche motivo avrebbe fatto parte un giorno del terzetto sarebbero andati a monte tre anni di amicizia vera. Cosa ne sarebbe stato di loro tre? Queste domande continuavano a bazzicarle per la testa, evitando anche solo un attimo di tregua. Aveva paura. Sapeva comunque di star pensando come una bambina di cinque anni che teme che la sua bambolina preferita vada rovinata, ma un po' di gelosia va sempre bene.
Nonostante la testa le pulsava insistentemente, decise di mettersi le cuffie con i bassi tutti alti e si ascoltò la musica, provando a scordarsi di tutti quesi pensieri.
Ascoltando Love Story poi, di Taylor Swift, le venne in mente quando lei e Kenneth si baciarono. Le ritornò in mente quel turbinio di emozioni che provò in quel momento. Stupore, confusione, paura...ma non ne aveva ancora parlato con il diretto interessato. Ma non sapeva nemmeno se le sarebbe convenuto farlo.
Non sapeva più cosa fare. Era nel pallone.
Si rese conto di aver perso due canzoni immersa nei suoi pensieri e così scosse leggermente la testa, facendola sprofondare ancora di più nel cuscino.
***
Kenneth e Jamie si sedettero al tavolino fuori dal bar, per fortuna la temperatura permetteva di non congelarsi anche stando fuori. Kenneth aveva in mano il solito cono con torroncino e crema, mentre Jamie si era presa un cono con fragola e panna montata.
-Avevi ragione Kenneth. E' veramente buono.-
-Noi tre veniamo sempre qui...siamo venuti anche in...novembre...- il ragazzo abbassò gli occhi, ricordando quel giorno di novembre dove lui, Michael, Julie e Mitch andarono a prendersi il gelato. Erano solo loro quattro, sembrava che la gelateria tenesse aperto solo per loro.
-Che succede Ken?-
-Niente...pensavo.-
-Dai dimmi. Lo so che non pensi.-
Il ragazzo sorrise, prima di mandare giù un altro boccone di torroncino:- Sai Jamie...prima di essere un terzetto eravamo un quartetto.-
-Che è successo al quarto?-
-E' stato assassinato...si chiamava Mitch MacRavy.-
-Oh Dio...mi dispiace davvero tanto.-
-Già...noi cerchiamo di non parlarne mai ma da quando se ne è andato la vita non è più la stessa.-
-Immagino. Sai...anche a me è successa una cosa simile.-
-Che...che ti è successo?-
-Io avevo una migliore amica. Si chiamava Alexandra. Lei era solare, amichevole, gentile...la mia migliore amica, insomma. E...un giorno andando a scuola ho visto tutte delle ambulanze davanti alla sua casa. Così mi sono fiondata lì e ho trovato sua mamma che piangeva con un foglio sporco di sangue in mano. Praticamente sono riuscita a farmi dire il necessario per capire che si era suicidata. Prima...prima si era tagliata le vene del polso con un pezzo di vetro che aveva rotto dallo specchio, e poi si è buttata dal terzo piano.-
-E...si è mai saputo il motivo?-
-Sua madre e suo padre non riuscirono a scoprirlo...ma io lo sapevo. E lo so...lei stava insieme ad un ragazzo che assomigliava tanto a te come carattere...era traquillo, allegro. Noi stavamo sempre bene in sua compagnia. In realtà però violentava Alexandra e la minacciava di non dire niente a nessuno...lei me lo raccontava, non lo sapeva nessun altro.-
-E tu come sei riuscita a superarla?-
-Beh, all'inizio non uscivo più da casa. Non andavo nemmeno a scuola, ero sotto shock. Mia mamma ha dovuto chiamare uno psicologo che venisse a casa nostra per farmi uscire. Dopo un mese stavo meglio e avevo ripreso ad andare a scuola. Ma non è facile perdere la propria migliore amica.-
-Lo so come ci si sente. Io avevo Julie e Michael che mi hanno aiutato a superarla.-
-Comunque, non dirlo a nessuno per favore.-
-Perché?-
-Perché non voglio che la gente venga lì a dirmi "oh poverina"...non ho mai potuto soffrire gli atti di pietà.-
-Ma...il tuo rapporto con i ragazzi poi è cambiato?-
-Sì. All'inizio non mi avvicinavo nemmeno...invece adesso ho imparato che per fortuna non sono tutti come quel bastardo schifoso...-
-Per fortuna. Comunque sappi che se dovessi avere bisogno noi ci siamo.-
-E' un atto di pietà questo.-
-No, è un atto da amico.- Jamie sorrise, era tanto che non si sentiva dire questo.
-Bene dai, basta argomenti tristi. Godiamoci il gelato.-
-Sarà meglio.-
***
Daphne era seduta sul dondolo nel portico di casa sua. Il vento le muoveva leggermente i ciuffi castani che lei provava ripetutamente a sistemarsi dietro l'orecchio.
I suoi occhi nocciola erano persi a guardare il suo fratellino dondolarsi sull'altalena lì a pochi metri di distanza. Accidenti a suo papà, non poteva aspettare dieci secondi in più per chiamarla? In fondo, cosa gli sarebbe costato?! Però...era strano. A lei non piaceva Michael. Non le era mai piaciuto. Per lei era un buon amico. Eppure...in quel momento...non sapeva perché ma si era persa per la prima volta in quegli occhi smeraldo...In quel momento l'idea di un possibile bacio tra lei e Michael non le sarebbe dispiaciuto. Anzi, non sarebbe affatto stato male, ma d'altro canto lei aveva già un ragazzo. Non l'aveva detto a Michael, in realtà lo sapevano ben poche persone. Si chiamava Ethan e andava in un'altra scuola. Aveva un anno in più di lei e si erano conosciuti facendo amicizie tra compagnie diverse. Tra di loro era scattata subito una scintilla e al secondo appuntamento stavano già insieme. La loro storia andava avanti da un anno ormai, ma nell'ultimo periodo di stava affievolendo, soprattutto dalla parte di Daphne, perché nella sua vita si faceva sempre più sentire la presenza di Michael, non che questo la disturbasse, ma non riusciva a capire se l'amicizia che c'era tra lei e il moro si stava trasformando -lentamente- in una cotta e non riusciva a capire se le sarebbe veramente convenuto rompere con Ethan per Michael. Non che lui non ne valesse la pena, ma se poteva valerne la pena di un anno passato di relazione. Ma lei lo sapeva veramente bene, tutti quei pensieri erano solo a causa di Michael. Sorrise, e piano disse tra sé e sé:-Ti penso, Michael.-
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Loveship
Teen FictionKenneth, Michael e Julie. Tre migliori amici... ...migliori amici finché... ...finché non arriveranno Daphne, Sean, Jamie e Will... ...finché l'amore non si prenderà il posto dell'amicizia. Tra litigi, pianti, risate, baci, abbracci e tante tante se...