Entrambi si guardarono negli occhi, appena illuminati dalle flebile luce delle candele, entrambi indecisi..."vado o non vado?" si chiese Kenneth, ma ben presto trovò la risposta...
Fece due piccoli passi in avanti, tanto da essere ad un palmo dal naso di Julie, che ancora non accennava movimenti. Gli occhi grigi della ragazza studiavano quelli turchini del ragazzo che si avvicinavano sempre di più.
I ragazzi lì intorno parlavno sottovoce e ridacchiavano appena, ma Kenneth e Julie riuscivano a sentire solo i battiti veloci dei loro cuori. Il ragazzo posò delicatamente le mani sui fianchi della rossa, che prese un profondo respiro cercando di non farsi sentire. Rimase immobile, le braccia inermi lungo i fianchi. Non doveva essere una cosa poi tanto strana in fondo, erano sempre stati migliori amici, un semplice bacio non avrebbe dovuto spaventarli talmente tanto.
Lui si avvcinò cauto al viso di Julie, che chiuse gli occhi per l'agitazione. Tutto avvenne in un attimo.
Entrambi inclinarono la testa nel senso opposto all'altro, fino a toccare l'uno le labbra dell'altra. Degli urletti strozzati si levarono dai presenti, ma sia Kenneth che Julie non ci diedero retta. La tachicardia era cessata, al suo posto c'era tanta emozione, solo dalla parte di Julie però, perché stranamente Kenneth non sentì nulla. Quel contatto che tanto aveva atteso non gli comunicava niente di niente. Era convinto che dentro di lui si sarebbe rimescolato lo stomaco, avesse sentito un qualcosa di di fortissimo, invece non sentì nulla. Fu un bacio come tanti. Julie invece non riusciva a definire ciò che stava provando, non sentiva né tanto né poco...Era comunque emozionata, non capiva nemmeno lei il perché. Quando poi si staccarono Hunter e company applaudirono, ridendo.
-E ora che ho pagato il mio pegno...- disse Kenneth tranquillo -...voglio girare io la bottiglia.-
-Fatti avanti!- sorrise Hunter.
Il gioco proseguì per un'oretta, si videro di quegli obblighi stravaganti...
Dopo che finirono di giocare si misero un po' a ballare, dopo che tornò la corrente. Per le undici e mezza giocarono ad obbligo o verità, ma non giocarono tutti, rimasero fuori Kenneth, Julie, Mark, Hunter e Cindy, che si misero a chiacchierare chi bevendo una birra, chi un bicchiere di coca-cola.
Seduti in cerchio Michael era seduto vicino a Daphne e quando toccò al moro fare una domanda alla castana successe un mezzo casino:-Allora Daffy...obbligo o verità?-
-Verità.- sorrise lei.
-Bene...hem...qual'è il segreto che non hai mai detto a nessuno, nemmeno alla tua migliore amica?-
-Mmmh...obbligo.-
-Sicura?-
-Sì, vai.-
-Allora...Fammi pensare...-
-Con calma, mi raccomando.- scherzò la ragazza.
-Ok, ci sono. Tu sai che a scuola ad ogni ora si cambia aula, no?-
-Certo.-
-Bene, ad ogni cambio dovrai portarmi i libri dall'armadietto all'aula e viceversa...per un mese.-
-Cosa?! Che crudeltà...-
-Se ti stancherai prima, per smettere, dovrai dirmi il tuo segreto.-
-Ti offendi se ti dico che sei leggermente bastardo?-
-Io? Ma figurati...-
-Ok, allora sei stato leggermente bastardo.-
-Grazie.-
-Figurati...- sorrise lei, roteando gli occhi.
Finalmente Michael aveva uno stratagemma per poter vedere Daphne in ogni momento.
-Ho una domanda però Mike...-
-Spara.-
-Come faccio a sapere quando necessiti di me?-
-Hem...non lo so. Se mi dai il tuo numero ti mando un messaggio.-
-Va bene, tieni.- gli pose un pezzo di carta con su scritto il suo numero:-...quando servo.-
-Hey, non mi dirai che te la sei presa.-
-Ma no...è solo che sei stato crudele.- sorrise lei.
-E' semplice la soluzione...- lo fulminò con lo sguardo, avendo un che di divertito però.
**
La festa finì per mezzanotte e durante il tragitto di ritorno non ci fu nemmeno un po' di imbarazzo tra Julie e Kenneth, Michael invece era sulle stelle.
-Allora Harris...che hai concluso con Daphne?- gli chiese Kenneth dopo aver accompagnato a casa la rossa.
-Stavamo giocando a obbligo o verità e le ho fatto una domanda a cui non ha voluto rispondere e così il suo obbligo è, diciamo, farmi da paggio con i libri ogni volta che cambiamo aula.-
-Per...?-
-Un mese.-
-Cazzo sei stato ingegnoso.-
-Modestamente. E te con...Julie? Com'è andata?-
-Beh...bene.-
-Bene? Tutto qui?-
-Sì, cioè, non è stato nulla di speciale.-
-Sul serio? A te non è piaciuto baciare la ragazza che ti piace?-
-Non ho detto che non mi è piaciuto, semplicemente mi aspettavo un qualcosa di più. Non mi ha detto nulla quel bacio.-
-Allora devi cambiare.-
-In che senso?-
-Ti sei talmente assuefatto a Julie che anche se sai che ti piace non senti la differenza tra stare con lei e baciarla. Mi capisci?-
-In un certo modo sì. Credo di doverti dare ragione.-
-Devi darmi ragione. Io ho sempre ragione.-
-Deficiente.- rise il biondo.
-Ho appreso i trucchi del mestiere da te, tesoro.-
-Mi spaventi, lo sai Harris?-
-Lieto di spaventarti.-
-Tu ti sei sparato troppe sostanze.-
-Beh, è probabile.- sorrise Michael.
-Senti...ho finito la nuova canzone.-
-Ah sì? E che titolo c'hai dato?-
-"I don't have to".-
-Io non devo. Forte.-
-Lo so, lo so, risparmiati i complimenti.-
-Senza problemi.-
-Sarebbe forte se ci potessimo esibire davati ad un pubblico.-
-Cosa!? Ma direi proprio di no.-
-Perché scusa? Sia io che Julie cantiamo, lei poi suona la batteria e tu suoni la chitarra, è perfetto!-
-Ma và dai...-
-Tu sei troppo diffidente Harris.-
-Eh lo so Matt, ma non posso farci assolutamente nulla.-
-Ho visto. Io sono arrivato.- disse il biondo, fermandosi sul cancello di casa sua.
-Ve bene, ci vediamo lunedì.-
-Certo. Ciao Michael!-
-Ciao Matt.-
Kenneth entrò in casa, la luce del salotto accesa e suo padre che dormiva sul divano. Routine.
Andò in camera sua e dopo essersi messo il pigiama si stese sul letto a pensare. Possibile che il momento che aveva atteso dall'eternità fosse stato un fiasco? Beh, evidentemente sì. Michael doveva proprio aver ragione: era talmente abituato a considerare Julie come un'amica che anche un bacio era una cosa normalissima.
Comunque era inutile pensarci troppo, quel che era stato, era stato. Spense la lucetta e si mise sotto le coperte.

Lunedì mattina.
Kenneth e Julie ancora non si fecero vivi, perciò Michael, munito di cuffie e mp4 s'incamminò da solo verso la scuola.
Andava avanti a passo svelto perché era un pochetto in ritardo. Però aveva la sensazione di essere osseravto.
-Michael!!!!- si girò di scatto. Dietro di lui una ragazza dai capelli castani correva a perdifiato:- Sono tre ore che ti chiamo!-
-Scusa Daphne...avevo le cuffie.-
-Comunque ciao.-
-Buondì.- sorrise lui, allegro.
-Allora?-
-Mh?-
-Niente da farmi portare?-
Michael fu colto un po' alla sprovvista da quella domanda, credeva che la ragazza l'avesse presa molto più alla leggera:- Ehm...al momento no.-
-Ah, bene.-
-Magari...potresti aiutarmi dopo, durante il cambio dall'aula di inglese all'aula di chimica.-
-Certamente.-
-Lo vuoi difendere bene il tuo segreto, eh?-
-Beh, altrimenti non si chiamerebbe così, non trovi?-
-Già, hai ragione...-
-Non ti arrabbi perché non te lo dico, vero?-
-Cosa? Ma no...sono solo sicuro che me lo dirai prima della fine del mese che ti aspetta.-
-Come fai ad esserne così sicuro?-
-Ti farò sudare sangue, Daffy.- scherzò il moro.
-Non ci contare.- rise lei.
-Cosa ti fa pensare che io abbia torto?-
-La mia predisposizione a non cedere ai ricatti.-
-Come no...-
-Non mi credi Michael?-
-Tutt'altro...voglio vederti all'opera.-
-Bene. Ti farò vedere di cosa sono capace.-
Michael le sorrise, e lei ricambiò con un buffetto sulla guancia. "Sarà un mese indimenticabile", pensò Michael.

Arrivarono a scuola per le otto, ora giusta per entrare, e Michael trovò già i suoi due amici in classe.
Alle dieci, dopo due ore di inlgese, ci fu il cambio aula. Quando Michael uscì dalla classe Daphne era lì sulla soglia ad aspettarlo:- Finalmente!-
-Scusa, compiti extra.- la ragazza tese le mani verso i libri.
-Su dai, dammeli.-
-D'accordo...- fece lui confuso. Quella ragazza lo soprendeva veramente.
-Dov'è che devo metterli?-
-Il mio armadietto è quello lì in fondo, il 314.-
-Va bene.- si diressero lì e una volta inserita la combinazione la castana depositò i libri e ne caricò altri due, di chimica.
Michael rimase lì a guardarla, la serietà nello sguardo color castagna della ragazza lo spiazzava. In fondo, era solo uno stupido gioco, a lui fondalmentalmente non interessava il suo segreto, a lui interessava solamente poterci passare più tempo insieme. Ma lei sembrava aver preso fin troppo seriamente la storia del "paggio".
-Andiamo Mike?-
-Certo. Aula B23.-
-Va bene...- s'incamminarono verso l'aula e quando Daphne depositò i libri sul banco di Michael sparì con un saluto militare, mentre Michael doveva ancora rendersi conto della situazione. Intanto sia Kenneth che Julie stavano osservando la scena divertiti.
Entrambi sapevano che era inevitabile che non succedesse qualcosa.

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