Capitolo 4

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Sebastian era disteso a torso nudo sulla fredda barella di metallo.
Le ferite erano ancora aperte e l'anestesista gli stava applicando la mascherina per l'anestesia totale. I tamponi si impregnavano di sangue e dovevano essere cambiati ogni due minuti.
"Povero ragazzo" mormorò un'infermiera, osservandolo.
"Ha avuto un brutto trauma all'addome."

Il dottor Philips entrò in sala operatoria; aveva deciso di prendersi personalmente la responsabilità di quel caso.

"Buonasera, dottore. Il paziente era in uno stato di shock, rispondeva in ritardo agli stimoli ed è stato sedato. Sta perdendo molto sangue. Come procediamo?"
Il dottore tastò l'addome e il torace di Sebastian. I suoi guanti bianchi si sporcavano di sangue ad ogni tocco.
"Tamponate bene questi due tagli, io inizio a lavorare a quello più profondo."

"Com'è potuto accadere...?"
L'infermiera continuava ad osservarlo interdetta. La forma di quei tagli, delle X, era assolutamente insolita per un'aggressione con arma da taglio.
"Lasceremo fare tutte le supposizioni al medico legale solo dopo averlo riaggiustato. Filo metallico, per favore."
Il dottor Philips iniziò a sudare.
Il flusso di sangue non cessava e i punti metallici saltavano ogni cinque minuti.
Che razza di stregoneria avrebbe potuto rendere possibile una cosa del genere?
"Signori, abbiamo bisogno di trasfusioni. Il paziente sta perdendo troppo sangue. Avete chiamato i suoi parenti? Fratelli, sorelle, genitori? C'è bisogno urgentemente di sangue!"
"Dottore, vivono in America. Non c'è tempo."

Il dottor Philips si armò di pazienza e sangue freddo e tentò, invano, di ricucire le ferite. Nulla da fare, il sangue sgorgava a fiotti.
L'infermiera, di tanto in tanto, gli asciugava la fronte.
"Santo cielo, non ho mai visto nulla del genere. "
Improvvisamente, i display segnarono una linea retta continua.
Quella linea.

Un lungo segnale acustico fece mancare il fiato a tutti.

"Presto, qualcuno porti dell'ossigeno!"
Gli fu praticata la respirazione bocca a bocca, massaggio cardiaco, defibrillazione.
Nulla sembrava funzionare.

Dopo quindici estenuanti minuti di tentata rianimazione, fu constatato il decesso.
"Ora del decesso 21:47. Cause da accertare con autopsia."

Emma, dall'altra parte dell'ospedale, ebbe un sussulto. Il suo sesto senso le diceva che c'era qualcosa che non andava.
"Emma."
Jade era all'auricolare.
"Jade, dimmi tutto."
"Devi segnare un codice nero. C'è stato un decesso."

Emma iniziò a piangere.
"Jade, ti prego, non dirmelo."

"Stan, Sebastian. Ore 21:47."

La ragazza si alzò ed iniziò a urlare come non aveva mai fatto un vita sua. I pazienti si voltarono verso di lei spaventati; i bambini iniziarono a piangere terrorizzati.
Corse via dal triage e rientrò al pronto soccorso, dove il dottor Philips la aspettava con un'aria inconsolabile. Aveva ancora il camice macchiato di sangue.

"Lei, brutto stronzo! Mi aveva detto che sarebbe andato tutto per il meglio! Ditemi che è uno scherzo!"
Si inginocchiò singhiozzando.
Anche il primario aveva gli occhi pieni di lacrime.
Riuscì solo a comunicarle che il corpo fosse già in obitorio.
Emma si rialzò e corse verso le scale che portavano ai sotterranei. Il mondo intorno a lei girava, girava, girava. Non capiva più nulla.

"Sebastian dimmi che stai scherzando..."
Non riusciva a camminare senza appoggiarsi alle pareti. Le sue gambe sembravano di piombo.
"Ti prego..." stava per crollare.
Arrivò in obitorio, nella parte più nascosta dei sotterranei, e rabbrividí. C'erano almeno cinque o sei corpi coperti da lenzuola bianche. Come avrebbe fatto a capire chi fosse Sebastian?
"Signorina, lei non può stare qui. L'accesso è autorizzato solo all'equipe che deve effettuare l'autopsia."
"La prego, mi lasci solo vedere il signor Stan. Andrò via subito."

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