Capitolo 5

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Sebastian tremava dal freddo, stringendosi ad Emma.
La sua mente sembrava divisa in scomparti caotici, non distingueva l'immaginazione dalla realtà, non riusciva a capire se ciò che gli veniva detto fosse un sogno o la verità delle cose.
Si fermò nel bel mezzo delle strisce pedonali. Era ancora avvolto alla buona dal sudicio lenzuolo che gli era stato posto addosso come ultimo indumento.

Guardò intensamente la ragazza; era letteralmente terrorizzata.
La mascella contratta di lei, che metteva in mostra i lineamenti delicati del suo viso, recava i chiari segni delle percosse subite poco prima.
Emma aveva paura. Glielo si leggeva negli occhi e glielo si udiva nei battiti accelerati: eppure, non l'aveva abbandonato; e di ciò Sebastian ne fu profondamente grato.
Si sentiva però ancora più abbattuto, il sangue gli si era raggelato nelle vene, ma cosa gli stava succedendo?

"Dobbiamo fare presto, Sebastian. Stai congelando."
La sua voce tremava, ma di certo non per il freddo.
"Sebastian, muoviti."
L'uomo si sentiva protetto e minacciato allo stesso tempo. Lampi cerulei attraversavano i suoi occhi come fulmini, facendogli percepire la realtà molto diversa da ciò che era realmente.
Un attimo prima Emma era la sua salvatrice; l'attimo dopo la riteneva la responsabile.
Emma lo prese con forza. Non poteva sopportare di fargli prendere anche una bronchite.

"Sei coraggiosa a portarmi con te."
La sua voce era cupa, profonda, spaventosa.

"Non sono coraggiosa, mi fai paura ogni attimo di più."
"Allora perché non mi hai lasciato in cura dallo strizzacervelli, là in ospedale?"
"Ho quella sindrome che hai chiamato 'la superbia dei fan'. Ti conosco meglio di te stesso, ti passerà. Sei sotto shock."
"Temo che la convalescenza sarà più lunga di quanto hai previsto."
"È solo l'effetto dell'anestesia."

L'anestesia...

Sebastian diventò improvvisamente un automa. Camminava stretto ad Emma per strade a lui sconosciute, in cerca del suo porto sicuro.
La sua mente però viaggiava oltre lo spazio e il tempo; improvvisamente aveva in testa un quadro chiaro della situazione in terza persona: rivedeva se stesso, ferito e a torso nudo, su quella branda di metallo in sala operatoria.
Vedeva le mani di quel medico percorrere il suo corpo, tastare le sue ferite, provocargli dolore anziché sollievo.
Vedeva sangue ovunque.
Vedeva quei punti metallici entrare e uscire dalle sue carni lacerate, con velocità e maestria da far invidia ad un sarto di boutique; vedeva la mascherina sul volto del suo carnefice e salvatore.
Poi all'improvviso... Respiri signor Stan, respiri forte...prenda una boccata d'aria e dorma...

Che odore strano, che strana sensazione... anestesia, la chiamano?

"Sebastian"
Il medico aveva la voce di Emma.
"Seb, ci sei?"
Il medico aveva anche gli occhi di Emma.
"CRISTO, SEB!"
Il medico svanì così com'era apparso.
"Siamo arrivati, mi ricevi? Hai mugugnato tutto il tempo."

"Ho visto qualcosa."
"Qualcosa riguardo la tua aggressione?"

Sebastian distolse lo sguardo e guardò a terra. Non sapeva rispondere.
Emma lo aiutò a salire le scale portandolo sottobraccio.
"Avanti, ci siamo quasi. Tra poco avrai un letto caldo."
"Mi piaceva il tuo divano."
Emma lo guardò sottecchi, sorridendo timidamente. Non aveva dimenticato.
"Il divano sarà mio per un po' " fece, posando affaticata le sue cose in un angolo della casa.
"Lasciami andare, Emma. Sento che potrei essere pericoloso."
"Ti conviene star calmo. Non ti farò passare per buono un altro ceffone.
Guardami negli occhi. Hai capito?"
Sebastian si voltò verso di lei e la guardò intensamente ancora una volta.

"Va' a stenderti, il letto è tuo. Io sto arrivando con le medicazioni, è ora di ricucirti!"
Sebastian entrò nella stanza della ragazza, ora momentaneamente sua. I poster della Marvel ricoprivano metà della parete di destra; lo scaffale era pieno di fumetti e libri di chimica e biologia. Aperto sul letto giaceva il libro di anatomia, accanto ad un peluche a forma di... Bucky Barnes.
Sebastian scoppiò a ridere, provocandosi dolore all'addome. Si piegò in due sofferente, appoggiandosi al letto. Aveva ripreso a sanguinare.
"Seb!"
Emma corse in camera ed aiutò l'uomo a stendersi sul letto.
"Per favore, calmati... ho qui degli antidolorifici per aiutarti a riposare. Ora però devo ricucirti, e non ho anestetico in casa...dovrò usare dei cubetti di ghiaccio. Dimmi quando ti senti pronto."
"V-vai, ti prego...AH!"
"Shhh, andrà tutto bene"
La ragazza gli accarezzava il viso mentre anestetizzava le ferite col ghiaccio. Sebastian si abbandonò al suo tocco leggero e chiuse gli occhi.
"Stringi i denti, ho quasi finito con la prima."
"Mmhh!!!" Sebastian stringeva i pugni, stropicciando le lenzuola.
"Sei un uomo forte. Stiamo andando alla grande!"
"Em...Emma..."
"Resisti, restano gli ultimi cinque punti"
"Emma..."
"Resisti"
"EMMAAAAAAA"
Sebastian si alzò in piedi, furioso. La guardò carico d'odio.
Lei sgranò gli occhi, incredula. Stava succedendo di nuovo qualcosa di molto strano.
"Volevo solo..." indicò l'ultima ferita semi aperta.
Sebastian la spinse al muro, di nuovo.
Era pronto a caricare un gancio destro, di nuovo.
Poi la vide piangere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 21, 2016 ⏰

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