CAPITOLO 26
Era passata una settimana da quel singolare incontro con Harry tra i corridoi della libreria che stavo attraversando proprio in quel momento, diretta verso l'uscita del negozio. Quella scena si era ripetuta non poche volte nella mia mente in quei giorni di grigia monotonia. Non saprei spiegare il perché, ma da quel momento scattò in me un particolare desiderio che faticavo ancora ad esprimere ad alta voce, per paura di concretizzarlo e prenderne maggiore consapevolezza.
Era venuto per chiedermi scusa, o forse chiedermi scusa per lui era troppo ed era venuto a cercarmi solo per ringraziarmi di non avergli voltato le spalle quella sera, quando in preda ad un attacco di panico aveva chiesto aiuto ad una persona che fino a pochi minuti prima aveva insultato. Da quel momento qualcosa in me era cambiato, qualcosa nel mio modo di vederlo, qualcosa a cui non sapevo dare ne un nome, ne una spiegazione.Mi rifiutavo di renderlo reale anche nell'istante in cui, immersa nei miei pensieri, mi ritrovai davanti l'ingresso della palestra di fronte la libreria, quella in cui lo avevo visto entrare solo qualche ora prima.
Esitai un attimo prima di entrare, pensando a quello che la mia mente contorta aveva architettato pur di mantenere vivo il mio orgoglio: nei giorni precedenti avevo portato con me la giacca di pelle che Harry mi aveva prestato settimane prima, convincendo la mia mente che l'atto di restituirgliela sarebbe stato soltanto una gentilezza nei suoi confronti e non una chiara ed evidente scusa per rivederlo.
Tuttavia, ebbi l'opportunità di portargliela in palestra soltanto quel giorno, alla fine del mio turno di lavoro. Prima di varcare la soglia dell'ingresso della palestra in cui il ragazzo si allenava presi un grosso respiro e mi avventurai al suo interno senza pensarci troppo. Mi avviai per il grande corridoio che mi si presentò davanti, di cui una parete era completamente vetrata e lasciava vedere la grande sala che brulicava di un ristretto numero di persone.
Mi fermai in prossimità della vetrata e mi allungai sulla punta dei piedi, cercandolo in tutti gli angoli della stanza e trovandolo pochi istanti dopo, completamente assorto in quello che stava facendo: i guantoni che indossava colpivano ripetutamente e con una certa costanza il sacco da boxe davanti a se. Mi presi la briga di osservarlo qualche secondo, mentre pensavo a quello che avrei dovuto fare successivamente per richiamare la sua attenzione. I suoi capelli ricci erano fermati dalla bandana che gli avevo visto indossare la volta precedente ed era vestito solo delle scarpe da tennis, pantaloncini larghi e lunghi fino alle ginocchia, il petto completamente nudo e imperlato di un leggero strato di sudore che rendeva la sua pelle lucida sotto le luci a led che arredavano il soffitto.
«Signorina» chiamò qualcuno alle mie spalle, richiamando immediatamente la mia attenzione sul proprietario di quella pesante voce maschile. «Non può stare qui.»
Mi voltai in sua direzione, dando le spalle alla sala attrezzi e incrociando lo sguardo dell'uomo sulla trentina d'anni, in piedi davanti a me. I suoi capelli biondi erano raccolto da un elastico dietro la sua nuca, il suo sguardo era glaciale e in attesa di una mia risposta.
Avvertii il calore del mio corpo raggrupparsi su punti ben precisi del mio viso, tra cui gli zigomi probabilmente accompagnati dal mio solito rossore, segno di imbarazzo. «Scusi, io stavo... stavo cercando-»
«Nate, tutto a posto.» Un'altra voce risuonò in quel corridoio, richiamando l'attenzione di entrambi.
Un uomo di mezza età, dalla pelle scura e la barba brizzolata di bianco, stava percorrendo a passo lento quei pochi metri che lo separavano dal punto in cui ero ferma io. «Lavora con Dave» spiegò lui al ragazzo dai capelli biondi. «Può stare tutto il tempo che vuole» disse poi, incrociando il mio sguardo e accennandomi un tenue e sincero sorriso.
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𝐃𝐄𝐒𝐓𝐑𝐔𝐂𝐓𝐈𝐎𝐍 | 𝒽.𝓈
Fanfic𝐃𝐄𝐒𝐓𝐑𝐔𝐂𝐓𝐈𝐎𝐍 Estratto dal capitolo 37: «𝐍𝐨𝐧 𝐭𝐢 𝐬𝐞𝐢 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐜𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐠𝐢𝐨𝐜𝐨?» Era appoggiato alla sua moto con aria disinvolta e con la testa piegata su un lato, teneva le braccia incrociate al petto mentre mi...