15.

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Stretta fra le sue braccia, Zoe percorreva con le dita le vene in rilievo sulla pelle ambrata di Dastan. Si erano alzati dal letto, indossando pochi vestiti e si erano spostati a poltrire sul divano.
-Non vuoi proprio parlare?-insistette lui piegando la testa sulla sua spalla minuta e lasciandole un casto bacio.
Lei fece una smorfia. Era difficile parlare della sua vita, rischiando di piangere e crollare ogni volta. Si rintanava sempre in se stessa, non voleva sembrare debole. Voleva solo chiudere i ricordi in una scatole e... Darle fuoco. Dimenticare tutto l'orrore, tutte le loro facce, tutto.
Era la scelta giusta parlarne per liberarsi? Per sentirsi più leggeri? Sarebbe riuscita ad esorcizzare quegli incubi.
-Ero riuscita a scappare. Forse perché i sistema di sicurezza erano deboli, ma ce l'avevo fatta. Ho strappato la chiave da uno di loro, ho lasciato che si allontanasse dalle celle e sono corsa fuori appena possibile. Ho...colpito un uomo alla tempia: ho rubato i suoi soldi e la sua pistola. Non sapevo cos'altro fare. Mi sono messa a correre lungo un corridoio, sembrava non finire mai... E pensavo di stare sognando. Il mio incubo ricorrente.
Ma ad un certo punto ho trovato l'uscita ed ero libera.
Ho percorso chilometri in una foresta. Non so come ma sono riuscita a non farmi rintracciare.-
-Sono finita in un piccolo villaggio turistico. Ho comprato dei vestiti. Avevo cambiato colore di capelli. Ero ad un tanto così da sparire del tutto, ma loro mi stavano già alle calcagna.- alzò lo sguardo verso di lui, stringendosi fra le spalle, sembrava che il suo corpo fosse finito in una lastra di ghiaccio. Freddo e gelo le aveva attraversato il petto, in procinto di avere un attacco di panico di era stretta ancora di più a Dastan.
-Ti prego. Per favore, non farmi rivivere quei ricordi. Non ce la faccio, mi fa troppo male. -
Dastan annuì, stringendo le braccia attorno al suo corpo cosparso di brividi, le premette la testa sul suo petto. Proprio al centro, affinché potesse sentire i battiti del suo cuore.
-Cosa ti hanno fatto, angelo? Puoi dirmi almeno... -
-Dastan. Ti prego, non posso..- scosse la testa scoppiando in singhiozzi.
-Ti prego, dimmelo.. .ti hanno molestata?Ti hanno toccata? Sto impazzendo Zoe! Per favore, dimmelo.-
La rossa scosse la testa, mentre grossi lacrimoni le scivolavano sulle guance pallide.
-Non nel senso che intendi tu.-
-Cos..-
-Dastan! Ti prego basta! Vuoi saperlo? Si hanno cercato di toccarmi, ma non ci sono riusciti! Ma mi hanno torturata come nemmeno ti immagini. Mi lasciavano senza cibo e acqua per giorni, al freddo...lasciavano che la fame mi indebolisse, mangiavano davanti ai miei occhi per far si che soffrissi di più. Mi hanno picchiata e insultata, mi hanno...spezzato ossa e hanno abbattuto la mia voglia di vivere. Continuavano a prelevarmi il sangue, campioni di saliva, aghi su aghi...Ti basta sapere questo, eh Dastan?-
Lui strinse i denti, ringhiando sotto voce. Zoe tremava fra le sue braccia, gli occhi traboccavano di dolore e lacrime dolorose le scivolavano fino al mento. Macchiano quella dolce pelle di incubi.
-Mi spiace tesoro, mi spiace tanto.- cercò di attirarla a sé, ma si rivoltò brusca come un animale impaurito e in pericolo ferita dal suo comportamento. Aveva insistito perché lei gli raccontasse il suo passato, ma ciò non l'aveva aiutata. L'aveva resa nervosa e terrorizzata. Si alzò svelta dal divano stringendosi nella t-shirt rosa pastello, scaccia do via la traccia delle sue lacrime. Si allontanó di qualche passo, prima di rivolgere lo sguardo verso di lui.
-Non voglio più parlarne. Voglio solo dimenticare.-
Lui annuì, con veemenza allungando le mani verso di lei, visibilmente tesó.
-Va bene, tutto ciò che vuoi. Non ne parleremo più. Ma pensavo solo che... Sono il tuo uomo, dovrei sostenerti. E se sei stata così forte da affrontare quell'orrore forse io lo sono abbastanza per ascoltarlo. -
Lei scosse la testa.
-Ti amo, Dastan. Ma il mio passato...è troppo difficile. Non è troppo facile da condividere. - Sedendosi sulle sue gambe come sua abitudine, ormai, incastró la testa nella piega del collo di Lui. - Mi serve del tempo.-
Rimasero Street tti in quell'abbraccio per un po' di tempo. Sembrava che i loro corpi non riuscissero a restare lontani per più di un minuto... O erano le loro anime?
Dastan le accarezzó la schiena con pigrizia, scendendo giù fino al sedere.
Indossava un paio di pantaloncini corti e comodi, che gli arrivavano a stento a coprirle il sedere. Una fantasiosa stampa rosa con coni gelato: e lui pensava subito a leccare...
-Sarebbero pantaloncini questi, Bimba?-
Zoe si mise a ridacchiare.

Nel frattempo..

James si schioccò le dita, passandosi svelto un panno umido sul volto. Le ricerche e la sicurezza della casa, lo stremavano. Quei dannati file erano privatizzati con una password a lui sconosciuta. Non era ancora riuscito a craccarli. Ma quello era il suo lavoro e lui lo accettava di buon grado. Ma si sa, la stanchezza rallenta i sensi e i riflessi si indeboliscono. Non solo il lavoro, ma anche quella splendida donna della scorsa sera...
Per questo non riuscì a difendersi quando una mano enorme lo afferrò per la trachea spingendolo contro il tavolo. Gli sfuggì un gemito soffocato, sbalordito dall'essere alle sue spalle.

-Dov'é Zoe? Parla! Dov'é mia figlia?!-







Mmmm.... Bene bene, doppio aggiornamento oggi.
Spero che il capitolo vi piaccia...Per chi aveva letto già questa storia, cosa ne pensate delle nuove modifiche?
Bacii

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