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-Apri gli occhi... -
-Zoe.- un sussurro tremulo giunse alle orecchie della ragazza. Il suo corpo giaceva steso a terra, in una nube calda e densa. Zoe sollevó con un lamento le palpebre, la luce intorno a sé era troppo intensa tanto da accecarle lo sguardo. Gli occhi iniziarono a lacrimarle, ma nonostante ciò cercò di tenere le palpebre aperte. La nebbia intorno a sè era fitta e carica di uno strano odore di muschio e umido. Sembrava odore di pioggia sull'erba; le suscitò un vecchio ricordo insieme al padre, era piccola e lui teneva per mano, camminava assieme a lui fra l'erba l'alta e gli arbusti in un bosco vicino casa. Casa...la sua casa?

Dastan, lui era la sua casa...Ma dov'era lui ora?

-Dastan?-chiamò ad alta voce. Nulla si mosse. Si sentiva così persa senza di lui.

-Zoe.- Il richiamo di quel sussurro la scosse fin dentro le ossa, cercò di tirarsi sù, poggiando il peso sulle ginocchia dolenti. -Chi sei?- mormorò, ma non ricevette risposta, la nube intorno a sè sembrava essere silenziosa e calma. Zoe sgranò gli occhi, cercando di vedere oltre quell'alone, ma le sembrava impossibile riuscire a focalizzare un'immagine.

-Chi sei??- parlò a voce più alta. La nebbia si mosse di lato, un leggero venticello le scompigliò i capelli.  Le ciocche rosse si mossero, sferzandole il viso. Zoe non capiva, perchè in quella spessa coltre di nebbia c'era quello strano fruscio? e il vento...

Un pensiero la colpì nel profondo. Quell'oblio era forse la sua fine? Era morta in quella foresta?

-Son...sono morta?- la sua domanda sembrò spendersi come un eco in quel silenzio.

-Sei ancora all'inizio del tuo viaggio.-

Zoe sussultò, cadendo all'indietro sul sedere. Una figura comparve d'un tratto davanti ai suoi occhi. Una donna dall'aspetto regale e dai lunghi capelli di colore pallido simile all'argento. Un paio di occhi di un'azzuro pallido simile al colore dei ghiacciai la inquadrarono. 

-Zoe, mia cara...-

-Chi sei?- La domanda della ragazza sembrò divertirla, sul suo viso liscio si aprì un largo sorriso.

-Io? Io sono la madre delle creature...e tu sei mia figlia. L'ibrido fra il lupo e la volpe, una specie rara come avrai già notato.-

La schiena di Zoe fu attraversata da un brivido. Fissò la figura ad occhi sgranati, il cuore sembrava scoppiarle nel petto per la paura. Quella donna era incredibilmente bella, ma sembrava dannatamente pericolosa. Lei sapeva per esperienza che l'appararenza ingannava.  -Come?-

-Tu, sei un essere unico nel mondo, mia cara. Tu sei la più potente delle creature.-

-Perchè sono qui? Sono morta?-

-No, figlia mia. Ho voluto incontrarti. Volevo vedere il tuo aspetto...
Qualcuno laggiù ha bisogno di te come aria per respirare.- fece una pausa allungando un braccio pallido verso di lei. Una scia luminosa lasciò la mano un grosso fascio di luce si dirado nella nebbia formando una figura.

 Il viso di Dastan le comprve davanti gli occhi; Zoe sussultò lanciandosi verso la nebbia, ma non potè sfiorarlo, gli occchi le si riempirono di lacrime.

-Sono così orgogliosa di voi..-

-Ti prego!- gracchiò con voce impastata. Il groppo di lacrime le impediva di parlar, si  aggrappò in ginocchio alle vesti lunghe della donna. -Ti prego fammi tornare da lui.-

La donna rise di gusto. -L'amore...-

Intorno a sè tutto prese a vorticare. Mentre la nube si dissolve a e lei veniva spinta giù a cadere in un buio vortice.









-Zoe! Ti prego...Zoe. Apri gli occhi tesoro, ti prego!- Dastan scosse il fragile e pallido corpo della donna che amava. Inginocchiato su quel pavimento di erba e fusti spezzati, tremava come un bambino. Con un peso sul petto che gli impediva di parlare, strinse quel corpo contro il suo. La sua pelle era incredibilmente pallida e fredda.
-Dastan. Figliolo...-una mano si posó con gentilezza sulla sua spalle e lui avvertì il freddo attanagliargli il cuore. La sua figura alle sue spalle, cercó di avvicinarsi.
-No! Sta bene! Ha solo bisogno di...-le parole gli morirono in gola, mentre spostava quel corpo fragile sulle sue ginocchia. Se solo fosse riuscito a stringerla più vicino a sè...forse il suo calore l'avrebbe aiutata. Forse sarebbe riuscito a salvarla. Con il corpo chino su di lei come ad avvolgerla in un bozzolo mormorò il suo nome.
-Andrà tutto bene, amore mio. Vedrai... Starai di nuovo bene... - L'abbracciò stretta e poggiando il mento sopra la sua fronte cominciò a singhiozzare. Le sue braccia stringevano quel fagotto, sotto gli occhi di altri immortali.

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