"Sembrava facile cedere al nulla, cadere, morire. Ma poi, per un istante, lo vidi, gli occhi colmi di una tristezza infinita, e mi voltai per affrontare il mio dolore."
~Pelo-di-Neve, poeta kitsuneN.B. le parole con l'asterisco sono tradotte al fondo del capitolo.
David sentì il sudore scendergli su una guancia. Davanti a loro c'era il braccio destro di Vorath, l'unico dei quindici guardiani ad avere il libero arbitrio. Lui era l'unico che poteva improvvisare l'azione e che era capace di ragionare ed escogitare tattiche sul momento. Se gli altri guardiani neri erano terribili, Primo lo era ancora di più. David si sentì le gambe pesanti e cadde in ginocchio. Le speranze di fuga gli erano scivolate via dal corpo. Non c'era più nulla da fare. La luce fioca delle candele illuminava la stanza e Michael spezzava il silenzio che si era creato, con piccoli colpi di tosse dovuti dal dolore. David si voltò verso i suoi compagni. Susan era ancora svenuta, i capelli neri e lunghi ricaduti sul viso. Michael era steso per terra. Sanguinava molto. Dalla sua bocca usciva un piccolo rivolo di sangue. Teneva la mano tremante sulla spalla. Elis era su di lui, i capelli castani che le scendevano lungo il viso cadendo sulle orecchie, gli occhi verdi colmi di lacrime che scivolavano giù rapide per le guance pallide. Il suo vestito era sporco di sangue... sangue di suo fratello.
David non sapeva che fare. Ormai non potevano salvarsi da quella situazione. Lui era l'unico che in quel momento era capace di combattere per salvarsi la vita. Ma sarebbe stato uno scontro impari: 1 contro quattro. Uno contro Primo. Lasciò cadere la spada di bronzo che provocò un grosso tonfo per terra finendo in una piccola pozza di sangue. A David venne la nausea. Il sangue lo disgustava, come molte cose d'altronde... troppe cose. Ma oramai solo la morte lo aspettava. Nulla di più. Sarebbe stato prigioniero fino al cospetto di Vorath che lo avrebbe ucciso senza pietà, per poter regnare sull'impero indisturbato. Fissò lo sguardo sulla spada che gli aveva regalato sua madre. Si ricordò la prima volta che l'aveva presa in mano, la leggerezza lo aveva stupito. Alzò gli occhi su Primo. Nemmeno il tempo di accorgersene che il guardiano era su di lui, con il pugno abbassato. David crollò a terra, lo zigomo probabilmente fratturato. La spada oramai troppo lontana per essere raggiunta dal braccio. La testa gli cadde sulle gambe di Susan che non si mosse. David aveva i capelli incollati alla fronte. Primo, con lunghe falcate, si portò su di lui e lo afferrò per il colletto. Lo sollevò da terra. Ghignò. Lo caricò sulla spalla e si avviò verso la porta. Si voltò verso i compagni.
"Portate via anche il moribondo e la ragazza."
Poi guardò Susan. Le si avvicinò. Con un calcio la rigirò su se stessa.
"Portate via anche la schiava." David non la vide in faccia. La spalla del guardiano gli premeva sulla bocca dello stomaco. Mugugnò per il dolore. Primo gli diede un pugno per farlo tacere.
"L'imperatore vi aspetta Angelus." Sputò fuori l'ultima parola con disprezzo. Si voltò di scatto e si avviò verso la porta. David sobbalzò. Vide i guardiani che rinfoderavano le spade e con maniere brusche staccavano Elis da Michael. Un guardiano trascinò Elis e si coricò Susan sulla spalla. Gli altri due tirarono su Michael. Lui urlò per il dolore ricevendo un pugno sullo stomaco. Fece un urlo strozzato e delle gocce di sangue gli uscirono dalla bocca.David e Primo uscirono dalla sala da pranzo e si ritrovarono nel salone d'ingresso. Sul pavimento giacevano corpi di mezz'orchi e di argoniane. I guardiani non avevano avuto pietà nemmeno per le cameriere. Primo uscì dalla casa immergendosi nell'aria fresca della sera. Il guardiano si fermò e buttò David per terra. Davanti all'ingresso sostava un enorme carro nero, le porte del retro di spesso ferro scuro. Sulla fiancata del carro era dipinto lo stemma imperiale. Una piccola grata permetteva lo scambio d'aria dall'interno del carro all'esterno. A cassetta stava un'uomo alto e dalle spalle larghe, vestito di una lunga tonaca color cenere con un pesante cappuccio che gli copriva il volto. Alla vita aveva una cintura con appesa una spada e una frusta. Davanti al carro erano legati due cavalli neri, con la criniera scura e gli zoccoli spessi. Sopra gli zoccoli spuntavano dei peli lunghi, anche quelli neri. Erano cavalli da traino. Dalla bocca usciva una leggera schiuma e un lieve nitrito impaziente. Gli occhi dei cavalli erano rossi di sangue. David deglutì rumorosamente. Sentì Primo ghignare piano alle sue spalle. L'uomo che era a cassetta arrivò ad aprire le grosse porte di ferro scuro della carrozza. Quando gli sportelli si aprirono uscì un fetido odore di muffa. Al suo interno erano poste due panche di legno marcio, con catene poste alla base da legare alle caviglie dei prigionieri. La piccola grata faceva entrare un flebile raggio di luce.
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MEHED "La collana dell'Angelus"
PrzygodoweDavid è un ragazzo di diciassette anni, di ricca famiglia, che non ha mai visto il sole, perché il malvagio tiranno ha fatto coprire il cielo della capitale da spesse nuvole piovane. Ma un giorno il cielo decise che era l'ora di cambiare il corso de...