11) I Cinque Pilastri

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Dedico questocapitolo a booksHighlander e a JessRostaing che mi hanno fatto discorsi etici e filosofici per fare in modo che scrivessi in fretta questo capitolo!

L'omuncolo sparì dinuovo. David guardò Elis perplesso. Non sapeva se fidarsi o meno. Lei fece un cenno della testa.
"Aiutami a portare fuori Michael."
David corse al fianco all'amico e si mise un suo braccio intorno al collo. Era pesante ed emanava un nauseabondo tanto di sangue. Con tanta fatica riuscirono a portare l'energumeno fuori dal carro, che lamentava e soffriva per il dolore alla spalla. Elis aveva cercato di fasciare la ferita e di fermare l'emorragia facendo delle bende strappando il suo vestito, ma la spalla continuava a sanguinare.
Portato l'amico fuori dal carro, David si guardò intorno per capire che cosa li aveva salvati. Il cuore gli salì in gola. Attorno al carro c'erano le armature dei guardiani distrutte e degli alberi, creature animate che li fissavano. Erano enormi, con chiome di foglie folte. Due occhi vispi spuntavano dai tronchi degli alberi. Avevano sembianze umane, avevano braccia e gambe. Uno aveva del muschio sul tronco che lo faceva apparire barbuto. Un pino invece bisticciava con un gufo che gli dava fastidio.
L'omuncolo era in mezzo agli alberi che avevano formato un piccolo semicerchio. Vedendo che Michael era ferito e moribondo gli corse in contro. Guardò la ferita della spalla e mormorò qualcosa così basso che David non riuscì a sentirlo. Poi l'uomo misterioso, non si capì da dove, tirò fuori un barattolo con una pomata verde. Lo aprì e intinse un dito nel contenuto. Lo avvicinò a Michael, uscendo dalla sua posa rannicchiata e allungandosi con tutto il corpo per arrivare alla spalla.
"Lascialo stare!" Urlò Elis coprendo il fratello con il corpo. L'omino si fermò, rimase immobile, come una rana che spicca un salto, immobilizzata nel ghiaccio. Nel cappuccio i suoi occhi brillavano.
"Lascialo fare." Le disse David. Sfiorando la guancia della ragazza. Era bagnata di lacrime. Le tremava la bocca. Lei rimase un attimo immobile, continuando a guardare David e il piccolo omuncolo. Dopo un istante di silenzio fece un passo di lato e lasciò scoperto il corpo di Michael. L'uomo si avvicinò e passò la pomata sulla spalla dell'energumeno che urlò di dolore. Elis fece uno scatto con il braccio, ma David la fermò. L'uomo tolse il dito dalla ferita e si allontanò piano piano.
"Seguitemi." Sussurrò ai tre ragazzi e poi si addentrò nel bosco. Elis e David, con Michael in spalla, lo seguirono, passando in mezzo agli alberi che li fissavano.
In quell'istante David si accorse che mancava qualcuno. O meglio qualcuna. Darcey era rimasta indietro a guardare l'orizzonte in direzione della piantagione del signor Guaso.
David lasciò un'attimo Michael a Elis e raggiunse la giovane argoniana con lo sguardo perso nel vuoto. Le si mise a fianco. Era più bassa di lui e i suoi occhi verdi brillavano al chiarore della luna, come fuochi fatui di giada nella notte. Quando David le arrivo al fianco, lei chinò il capo.
"Pensi che ci sia qualche sopravvissuto laggiù?"
David rimase in silenzio, senza sapere cosa rispondere. Non era sicuro di mentire e quindi rimase un attimo in silenzo a guardare Darcey. Lei alzò la testa e lo guardò, gli occhi umidi di lacrime che imploravano una risposta. David fece un lungo respiro è tornò a guardare l'orizzonte.
"Non lo so." Rispose infine. Darcey scoppiò a piangere e si lanciò sul petto di David che le cinse le spalle con le braccia. Il calore che emanava dal suo corpo lo scaldava così lui la strinse un pochino più forte, accarezzandola lievemente muovendo il pollice della mano. Dopo pochi istanti di pianto Darcey si calmò e si staccò da David imbarazzata.
"Ti sei calmata?" Le chiese lui in tono gentile. Lei annuì senza proferire parola. David le mise una mano sulle spalle e la accompagnò dai due fratelli che li stavano aspettando. David lasciò Darcey e si caricò Michael su una spalla.

L'omuncolo era avanti a loro e non rallentava il passo, nonostante sapesse che Michael li faceva avanzare lentamente. David ed Elis cercavano di farsi strada tra i rami bassi che lo strano omino aveva passato con agilità. Michael ora era zitto, la spalla aveva magicamente smesso di sanguinare. Darcey stava dietro di loro, senza parlare.
Camminarono per qualche minuto, finché l'omuncolo non si fermò in una radura. Era priva di alberi, con un folto sottobosco che delimitava il confine della radura. Il centro era coperto da un soffice manto erboso su cui era costruita una casa composta di tronchi di legno, apparentemente appoggiate l'una sull'altra. Il tetto era costituito da una fitta rete di edera che saliva sulle pareti esterne della casa e la andava a coprire. L'omino entrò nella bassa e minuscola casetta, sparendo alla vista di David che si sforzò di vedere cosa c'era dietro la porta, ma non vide nulla, solo il buio.
"E se fosse un'altra idea di Vorath?" Lo ammonì Elis.
"Ha ucciso dei guardiani neri..." fece presente David con tono di fiducia. Elis gli lanciò un'occhiata di compassione per la sua ingenuità.
"Vorath sacrificherebbe tutto il suo esercito per averti." Concluse Elis, in tono duro, chiudendo il discorso. David si morse il labbro. Non ci aveva pensato in effetti. Uno che vende la propria anima al demonio non da molto l'idea di uno che si affeziona ai suoi soldati. Perso nei suoi pensieri non si accorse che si stava mordendo il labbro troppo forte. Sentì il sapore del sangue sulla punta della lingua e poi il dolore salì di colpo al cervello, come una scossa, mandando in frantumi ogni suo pensiero.
"Darcey..." disse, "Sta pronta a scappare per chiedere aiuto, ok?"
L'argoniana annuì debolmente e con la bocca storta.
"Andiamo..." Concluse poi, riferendosi a Elis.

MEHED "La collana dell'Angelus"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora