9) Fiducia

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Non appena Guaso finì la frase si sentì, dall'esterno, un nitrito spaventoso, che lacerava le orecchie e gelava il sangue. David girò di scatto la testa per guardare fuori dalla finestra. Nella penombra si vedeva il cancello della recinzione delle vigne di Guaso aprirsi e quattro guardiani neri a cavallo piombarono sul sentiero battuto a gran velocità, mangiando, con i loro cavalli, metri e metri di distanza in pochi secondi. Dietro di loro passò un grosso carro blindato nero. Sul fianco era disegnato lo stemma imperiale. David rimase per un istante immobile, con gli occhi sbarrati e la gola secca. Per quell'attimo, che sembrò interminabile, non volle crederci. Poi ripensò ai suoi amici che cercavano di vedere fuori dalla finestra, con sguardi spaventati che speravano di non vedere ciò che si aspettavano. David prese il fiato, gli sembrò un istante infinito quello dove lui cercava la forza di sputare fuori quelle parole che gli si bloccavano tanto volentieri in gola, per non essere dette. Spinse fuori l'urlo con tutta la forza che aveva: "GUARDIANI NERI!".
Michael estrasse immediatamente la spada, Elis scattò in piedi e, simultaneamente, tutti i mezz'orchi della stanza imbracciarono gli archibugi, puntandoli sui tre ragazzi. Michael si mosse rapido e scagliò la spada su un mezz'orco dietro di lui. Piroettò e abbassò la spada. Ci fu un attimo di trambusto. David sentì la lama fendere l'aria e colpire il soldato. La spada entrò dall'orecchio e uscì dal fianco. Poi sentì uno sparo e Michael cadde a terra. La spalla sanguinante gli scivolò dalle dita, strisciando sotto il pavimento sotto il tavolo. Un'istante dopo troneggiò su Michael un mezz'orco con un ghigno di soddisfazione e desiderio sul volto: Mark. Con un piede pestó la spalla ferita di Michael che urlò dal dolore. Puntò l'archibugio sulla faccia dell'energumeno che urlava. Chiuse un occhio. Il mirino dell'arma era puntato sulla fronte di Michael. David sentì Elis urlare, poi ci fu un lampo d'argento e l'archibugio saltò verso l'alto e il proiettile partì verso il soffitto lasciando un grosso buco nell'intonaco bianco. Guaso, a occhi chiusi e a spada sguainata, stava davanti a Michael. Sul volto gli erano comparse parecchie rughe di rabbia. Fissò Mark con il suo sguardo di giada. Il mezz'orco sembrava spaventato.
"Avevo detto di non fargli del male. Il nostro signore li vuole vivi."
Il nostro signore? Di chi parlava? Di Vorath? Era lui che aveva mandato i guardiani neri a prenderli? Ma come poteva sapere che loro erano lì? E perché mai avrebbe voluto proprio loro? Nessuno sapeva che lui fosse l'Angelus. Poi gli venne davanti agli occhi un ricordo, del salotto dove erano sistemati i divanetti. Dalla finestra si vedeva il punto dove lui si era allenato con Michael. Guaso li avrà visti da la.
Intanto Guaso fissava ancora Mark.
"Mi spiace, ma ti sei fatto prendere sul personale con la morte di un compagno, mettendo a rischio l'incolumità di tutti noi!" Mark era letteralmente terrorizzato. Una goccia di sudore gli scese lungo il volto.
"Per tanto, è con riluttanza che do questa notizia..." chiuse gli occhi e si voltò, dando le spalle al mezz'orco che sembrava sul punto di mettersi in ginocchio per chiedere pietà. Guaso aveva la testa bassa. L'alzò di scatto e spalancò gli occhi, mostrando le iridi di fredda giada.
"Mark... sei licenziato". Uno sparo. Mark cadde a terra. Un mezz'orco giovane, con i capelli biondi, non appena Guaso aveva finito di parlare, aveva alzato l'archibugio, conficcando una pallottola nella testa di Mark. Era questo il trattamento che spettava a chi veniva congedato con disonore. Guaso era tutto un ghigno. Si sentì in lontananza la porta dell'ingresso che si spalancava e zoccoli schioccarono sul marmo dei pavimenti come tuoni nel cielo. Si avvicinavano. David guardò Michael che sanguinava perterra e Elis che piangeva. Dietro di lei vide Susan, con una mano sulla bocca, in un espressione di stupore e dolore. La porta si spalancò e si staccò quasi dai cardini. I quattro guardiani neri entrarono nella sala.
"Hola amigos" li accolse Guaso andandogli in contro con le braccia aperte.
"Come promesso ecco i chicos" indicò i tre ragazzi. Poi puntò il dito verso David: "Esto es l'Angelus". A sentire quelle parole un guardiano nero scattò in avanti travolgendo lo gnomo che cadde a terra. Arrivò davanti a David e lo afferrò per una spalla alzandolo da terra. Le dita di metallo ferirono la pelle della spalla di David. Dalla fessura dell'elmo uscì un flebile sussurro. Poi nella testa di David entrò qualche cosa. Sentì come un insetto che gli frugava nei pensieri. Rivide davanti ai suoi occhi il ricordo di quando si era allenato con Michael e sentì che il guardiano era riuscito a vederlo. Lasciò David e si voltò verso i compagni. Annuì. D'improvviso i guardiani si scagliarono sui mezz'orchi uccidendoli. Ci fu un trambusto. David sentì degli spari e vide che i proiettili entravano nelle armature dei guardiani neri senza nemmeno rallentarli. I mezz'orchi sguainavano le spade e attaccavano, ma non riuscivano a far crollare i soldati di Vorath. Vide il mezz'orco biondo che aveva ucciso Mark che attaccava un guardiano. Gli conficcò la spada nel petto. Il guardiano abbassò la testa a guardare la lama che gli spuntava dall'armatura. Poi sbuffò di rabbia, alzò la testa e con la spada, tranciò di netto la mano al mezz'orco. Con un calcio lo mise in ginocchio e poi lo finì con un fendente alla gola che gli fece saltare via la testa. David era inorridito. Tra i conati di vomito andò da Michael. Il compagno era pallido e aveva le labbra livide. La spalla gli sanguinava. Arrivò pure Elis. Era scivolata sotto il tavolo afferrando la spada del fratello che era rimasta sotto le sedie dopo che lui era stato colpito alla spalla. David sentì Guaso che urlava. Si voltò e lo vide contro il muro con i mezz'orchi che combattevano davanti a lui e soccombevano sotto i precisi colpi delle spade dei guardiani neri. La battaglia infuriata e i mezz'orchi cadevano. Le vuote armature dei guardiani neri continuavano a lottare e ad uccidere. Ci fu un forte ululato di trionfo, poi tutto cessò. Nessun mezz'orco era rimasto in piedi. Ogni guerriero era ridotto ad un piccolo mucchio di poltiglia rossastra e sanguinante. Il pavimento era impregnato di sangue. Guaso era in ginocchio di fronte ad un mezz'orco che giaceva decapitato davanti a lui. La spada sanguinante del guardiano nero puntava verso il viso dello gnomo. David notò che la spada era decorata con motivi floreali in oro. A lui erano sempre e solo sembrate delle spade completamente d'acciaio, nulla di più. Sul centro della spada, era incisa una grossa G dipinta di oro che spuntava dal centro di un fiore di loto. Probabilmente quella spada doveva essere appartenuta a qualcuno che il guardiano aveva ucciso. Ma i guardiani neri non hanno sentimenti, non si affezionano agli oggetti, quindi perché cambiare la propria spada?
Mentre David era immerso nei propri pensieri affianco a lui venne Susan.
"Signorino David, deve scappare."
David non la stava ascoltando. Guardava Guaso che disperato alzava lo sguardo verso il guardiano.
"Perché?" Domandò, "Perché avete ucciso tutti? Non faceva parte del piano. Vorath aveva detto che se gli avessi consegnato l'Angelus mi avrebbe dato la vita eterna, in modo da poter regnare sulle mie terre per sempre." Mugugnò. Il guardiano abbassò l'elmo, come per guardare Guaso. Dalla feritoia buia non si vedeva nulla. Come un flebile sussurro, uscì un lieve getto di vapore. Non faceva freddo, ma le parole di fuoco facevano condensa nell'aria: "cambio di programma" tuonò. La voce era come di cristallo e le parole saltavano in aria crepitando come un fuoco alla luce delle candele. Alzò la spada fino all'altezza della propria spalla, poi la spinse giù velocemente. Colpì. Il muro si tinse di un rosso scarlatto. La testa di Guaso rotolò fino ai piedi di David. Sul suo volto c'era una lacrima. David ebbe un sussulto per la scena cruenta e gli venne la nausea. Poi sentì un urlo. Un urlo di una donna. Un urlo di dolore. Era Susan, che giaceva a terra urlando a squarciagola, con le mani sul volto. Lo sfigurath era di fuoco. Brillava sulla pelle bruna della ragazza come carboni ardenti. Susan urlava e si dimenava dal dolore. I guardiani neri si avvicinarono ai tre ragazzi. Elis si accucciò su Michael per farle da scudo. David si alzò in piedi e corse davanti a Susan per proteggerla. Sguainò la spada. Il guardiano che prima aveva ucciso Guaso, e che ora avanzava gocciolante di sangue, si fermò. Come un rimbombo la voce rieccheggiò sulle pareti interne dell'elmo: "ecco la spada che ha ucciso dodicesimo". David fece una smorfia confusa. Il guardiano intuì la perplessità nel ragazzo, così spiegò: "Siamo quindici guardiani, numerati secondo le proprie abilità. Voi avete sconfitto, con molta fortuna, uno dei miei fratelli più giovani e deboli. Quella spada è fatta dell'unico materiale che può eliminarci: bronzo elfico. L'unico metallo che può trapassare la gabbia". Alzò il braccio mostrando il cuore pulsante sul fianco, coperto dalla gabbia di anelli di ferro. David si sentì avvampare dalla rabbia. Quel guardiano si sentiva superiore e lo dimostrava senza troppi problemi. David guardò la spada di bronzo elfico che scintillava sotto la luce delle candele. Guardò la sua perfezione, il suo filo sottile. Poi guardò l'agonizzante cuore marcio che pulsava, stritolato dalle catene tra le quali era impigliato. Sentì Michael che rantolava per il dolore alla spalla, Susan era svenuta con le mani e i capelli sopra la faccia. La chioma nera le era uscita dalla cuffia e le era scesa sul volto. Intorno a loro gli altri tre guardiani erano muti e immobili come statue di marmo. Le spade gocciolanti di sangue, i mantelli sporchi di fango e strappati sul fondo, le armature forate dai proiettili di archibugio. Uno di loro aveva l'elmo ammaccato. Tutto intorno a loro c'era il silenzio. David riusciva a sentire il proprio battito sulle tempie:

Tutump.........Tutump.........Tutump

Riguardò la sua spada. A poche decine di centimetri era allo scoperto il cuore del guardiano che aveva posto fine alla vita di Guaso e all'esistenza della sua famiglia.

Tutump.........Tutump.........Tutump

Gli venne in mente il guizzo di scagliare la spada con tutta la forza che aveva nel corpo, sul cuore pulsante del guardiano.

Tutump.Tutump.Tutump.Tutump.

"Io fossi in te non lo farei". Il guardiano abbassò il braccio.

Tutump.Tutump........

Gli mancò un battito.
"Se mi attacchi, sesto, ottavo e decimo, si sceglieranno sui tuoi amici". Indicò gli altri guardiani che fecero un passo avanti, impugnando le armi con due mani. "Tanto Vorath vuole solo te vivo."
Sputò fuori l'ultima parola come se l'idea di doverlo risparmiare per lui fosse veleno e non riuscisse ad accettarla.
David era terrorizzato. Come poteva sapere che intenzioni aveva?
"Leggo nella tua mente" rispose il guardiano senza lasciargli tempo per pensare ad altre domande. La sua voce era una catena di ruggine che si stringeva intorno al petto di David. Il guardiano rise. Una risata diabolica che inflisse e David una fortissima fitta allo stomaco. Elis sussultò lanciando un piccolo grido di spavento. David sentì il fuoco avvampare dentro di lui. Il calore che gli pervadeva le ossa gli procurava dolore. I muscoli sembravano bruciare. Il sangue cominciò a bollirgli nelle vene. Strinse le mani sull'elsa della spada.
"Sarà meglio che ti controlli Angelus" sbottò il guardiano nero che alzò la spada decorata in avanti, "O i tuoi amici moriranno". Il fuoco bruciò ancora più forte. Il calore delle fiamme arrivò sulla testa di David. Si sentì la mente ardere di rabbia. L'adrenalina gli salì su per la schiena. In quel preciso momento il guardiano nero scattò in avanti senza lasciare il tempo di rendersene conto. Con un pugno di metallo piombò sul viso di David facendolo cadere. Il fuoco si spense. David crollò a terra. La spada gli scivolò dalle mani. Quando arrivò a terra sbattè forte la testa contro il pavimento. Sentì qualche cosa di caldo uscirgli dal naso e scivolargli su una guancia. Elis urlò contro il guardiano nero che non la degnò di uno sguardo. David era a terra e gli doleva la faccia. Piantò i gomiti a terra e si mise seduto. Ripensò a sua madre e a suo padre.
"Ecco i genitori dell'Angelus" il guardiano nero ghignò.
"Non ti azzardare a toccare la mia famiglia", la voce di David era ormai ridotta ad un sussurro.
"Non puoi farmi nulla ragazzino. Sai pure tu che non hai nessuna speranza. E io so che non sai usare i tuoi poteri. Anzi, riformulo: tu non ne hai neanche la più pallida idea". Rise.
Michael aprì la bocca per parlare. Elis subito gli mise una mano sulla spalla e David si voltò di scatto.
"C-c-chi sei?". La sua voce si poteva a malapena sentire.
"Finalmente!" esclamò il guardiano nero, "Avevo paura non me lo avreste mai chiesto". Usava un tono sarcastico, una cosa che non era caratteristica di nessun'altro guardiano.
"Io, sono l'unico guardiano a cui è concesso il libero arbitrio..." fece una pausa. Le candele disegnavano ombre sulla sua armatura lucida e sporca di sangue. L'elmo era immobile e dalla feritoia usciva un flebile getto di vapore. Il mantello violaceo (diverso da quello di ogni altro guardiano) era sporco di sangue secco.

"Io sono... Primo".

MEHED "La collana dell'Angelus"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora