1 - I'm justin, and you're dead

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"I don't want a neverending life,
I just wanna be alive,
while I'm here."

Il silenzio a cui Justin era abituato, quella sera, fu interrotto in modo ambiguo. Si affacciò dalla soffitta, notando due strani individui irrompere in casa sua. Perplesso, scese la scala a pioli, per atterrare sul soppalco che dava sull'entrata. La ringhiera del soppalco era di legno, rovinato dalle termiti e dal tempo, con un notevole strato di polvere a coprirla. Una parte mancava. Era crollata giù anni prima, ma a lui non dispiaceva vivere lì. Osservò le due figure, un ragazzo e una ragazza, salire l'imponente scalinata. La ragazza non sembrava stare bene. Sorrideva, ma barcollava, sorreggendosi a quel tipo per non cadere.

- come hai detto che ti chiami, zuccherino? - chiese lui.

- Taylor - anche la voce della ragazza tremava.

Era ubriaca, pensò Justin, o drogata. Ad ogni modo, Justin rimase in piedi nel mezzo del corridoio, ad osservare la strana coppia salire. Non si preoccupò di loro: ad ogni modo, non avrebbero potuto vederlo, né tantomeno sentirlo.

- tu invece.. Chi sei? - la ragazza rise.

- mi chiamo Brian, ma non è importante. -

- perché mi hai portata qui? Dove siamo? -

Justin li seguì mentre Brian osservava le stanze, fino a quando non arrivò alla camera matrimoniale. Il letto era sfatto, odorava di polvere e muffa, e i mobili (come tutti il resto, in quella casa) erano coperti da teli bianchi. Brian sembrava decisamente più sobrio di Taylor, anche troppo. Justin corrugò la fronte quando lo vide gettare Taylor sul materasso.

- voglio tornare a casa, questo posto puzza. - si lamentò lei. Ora non rideva più.

- ascoltami bene, ragazzina, tu prova anche solo ad urlare ed io ti faccio fuori. -

Taylor spalancò gli occhi. Fece per alzarsi, ma era troppo fatta per reggersi in piedi, così cadde a terra, ai piedi di Justin. Il ragazzo fece un passo indietro per scansarsi, ma sapeva che anche se non lo avesse fatto, il corpo di quella mortale gli sarebbe semplicemente passato attraverso, senza scalfirlo nemmeno.

- voglio tornare a casa. - continuò lei balbettando.

Afferrò il pavimento in legno con le dita, tentando di strisciare via da quella camera da letto. Brian si sbottonò la cintura dei pantaloni, ignaro del fatto che ci fosse uno spirito in quella stanza che osservava ogni sua mossa.

- dove pensi di andare? - disse Brian, piegandosi a terra per afferrare la caviglia di Taylor e trascinarla sotto di sé.

La ragazza piagnucolò, senza riuscire a parlare chiaramente. Brian la prese per i capelli, facendola alzare urlando, per poi lasciarla cadere di nuovo sul letto, dove la colpì in pieno volto con uno schiaffo.

- ti ho detto di non urlare! - la minacciò.

- voglio andare a casa, ti prego, ti prego. -

Ma quella ragazza non era abbastanza lucida per difendersi, o per capire cosa succedesse intorno a lei. Mentre con una mano la teneva ferma, con l'altra Brian le tirava giù gli shorts. Le afferrò la gola con entrambe le mani mentre cominciò ad abusare di lei.

Justin uscì dalla stanza. Camminò per il corridoio, fino alla parete in fondo. Sentiva Taylor piangere e mugolare da lontano, così afferrò il quadro appeso al muro, e lo lasciò cadere a terra. Il vetro che lo proteggeva andò in frantumi, così come la cornice in legno.

- chi è là? - urlò Brian dalla camera da letto.

Justin fece tutto il percorso al contrario, tirando giù ognuno dei quadri, uno alla volta. Brian uscì dalla stanza, guardandosi intorno e tenendo su i propri pantaloni con una mano sola. L'espressione allarmata sul suo volto si trasformò in puro terrore, quando vide i quadri di quella casa venire giù da soli, come mossi da forza propria.

- ma che cazzo.. - indietreggiò, inciampando sui suoi stessi passi mentre fuggiva da un fantasma.

Corse verso le scale e inciampò ancora, ma si rialzò appena Justin cominciò a far tremare i lampadari. Brian corse via, urlando pateticamente, e Justin pensò che si meritasse di più di solo uno spavento, per quello che aveva fatto. Così afferrò un vecchio vaso in ceramica e glielo scaraventò contro. Purtroppo non riucì a colpirlo, e Brian si beccò solo un altro infarto, prima di sparire da quella casa senza mai più rimetterci piede.

Taylor strisciò giù dal letto, lasciandosi dietro una sottile scia di sangue mentre tentò di trascinarsi per il corridoio, piagnucolando dolorante. Justin la osservò. Non c'era molto altro che potesse fare per lei. La vide strisciare per tutto il corridoio, mentre tentava di chiedere aiuto mugolando e piangendo. Quando arrivò alle scale, la ragazza, anche se con il cervello completamente in panne, sapeva di doversi alzare per andarsene. Così si trattenne all'instabile, vecchio, tarlato corrimano per alzarsi in piedi, ma la stanza girava, girava vorticosamente, e non vide nemmeno l'inizio degli scalini, cadde e basta. Sentì il braccio schiacciarsi sotto il suo peso, le costole attorcigliarsi tra loro, e la testa che batteva su ogni scalino, fino a quando le scale non finirono e lei si ritrovò stesa a terra, a guardare il soffitto forato sul pavimento sporco. Justin scese le scale dietro di lei. Si inginocchiò di fianco al corpo gracile e immobile, e dopo essere rimasto ad osservarla ancora per un po', le abbassò le palpebre con due dita.

👻✨👻

- dobbiamo portarla via! Muoversi, muoversi! -

A Taylor non piacevano le persone che urlavano, ed essere svegliata da persone che urlavano le piaceva ancora di meno. Si trovava in un posto scuro, buio, e dall'aria antica. La porta era spalancata, le finestre invece chiuse, con i vetri rotti e tappate con delle travi in legno. Solo qualche raggio di luce penetrava, luci blu e rosse, e sirene assordanti. C'erano delle persone intorno a lei, con addosso delle divise da paramedici. Le passarono accanto come se non l'avessero vista, spingendo una barella. Lei li osservò curiosa e si alzò in piedi, per vedere cosa stessero facendo. A terra c'era un corpo, uno che lei conosceva bene. Era una ragazza, con dei lunghi capelli biondi, una maglietta bianca e nient'altro addosso. Piegò la testa di lato, confusa, e guardò i paramedici mettere il corpo su una barella e metterle una maschera d'aria alla bocca.

- è troppo tardi. - disse una voce di fianco a lei.

Si voltò, e lì di fianco stava in piedi un ragazzo, con i capelli chiari e la pelle bianca. Teneva le braccia incrociate al petto, e guardava la scena con disinteresse. Sembrava essere il solo ad averla notata.

- io.. non capisco. -

- è troppo tardi. Loro non lo sanno, ma io sì. Non saresti qui se non fosse troppo tardi. - continuò lui.

Taylor vide la ragazza essere portata via di fretta verso l'ambulanza posteggiata fuori dalla porta, e solo quando poté vederla meglio la riconobbe: era lei.

- che sta succedendo? - chiese la ragazza allarmata, guardando la persona di fianco a sè.

- pensano di poterti ancora salvare, ma non possono. E' troppo tardi. -

- troppo tardi per cosa? E tu chi sei? -

- io sono Justin, e tu sei morta. Benvenuta nell'aldilà. -


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spirits. ✩ jdb & tasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora