4 - spell

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"I don't wanna stay,
I wanna runaway,
but I'm trapped under your spell."

Il fatto che Justin si fosse raccomandato a Taylor di stare lontana da Max, non faceva che aumentare di giorno in giorno il desiderio di stargli il più vicina possibile.

E con la scusa di imparare ad usare il proprio mantra, se ne stavano tutto il giorno e tutta la notte seduti al centro dell'entrata, a terra e con le gambe incrociate. I progressi per quanto riguarda l'utilizzo dell'energia interiore di Taylor erano pari a zero, ma non importava, finché lei riusciva a vedere Justin attraversare le stanze con fare disinteressato mentre cercava di mantenerli sotto controllo. E in quel caso, un sorrisetto di soddisfazione sfuggiva dalle sue labbra. Justin non era bravo a fingere, ma nemmeno lei. Così, ogni qualvolta che si ritrovava a guardare il biondo con la coda dell'occhio, Max digrignava i denti. E Justin aveva ragione su di lui. Era bravo con i giochetti mentali. Non era una cosa da tutti i giorni, nemmeno per uno spirito. Ma lui aveva studiato, si era allenato. Perché nei tre anni passati in quella casa, invece di bisticciare con Justin di continuo (si limitavano a farlo solo una o due volte al giorno) lui meditava, ed imparava.

Quindi, quando gli occhi di Taylor si staccavano dai suoi anche solo per un attimo, lui posava le mani sulle sue ginocchia per avere più attenzione possibile, e mentre la sua voce risuonava all'esterno, trasmetteva a Taylor ciò che lui voleva che vedesse.

Taylor, dal canto suo, non se ne rendeva conto. Quando Max la sfiorava, il primo impatto era sempre quello di farsi indietro (perché sì, non voleva stargli lontano così da infastidire Justin, ma la cosa del lui non vede l'ora di entrarti nei pantaloni la inquietava). Ma poi incontrava i grandi occhi scuri del ragazzo che, in specifici momenti, erano luminescenti. Allora la sua mente si svuotava, e Justin spariva.

E questo era uno dei momenti.

Justin era in cima alle scale, che camminava dalla sua stanza per arrivare alla soffitta. Camminava, anche se avrebbe potuto semplicemente teletrasportarsi. Ma questo non gli avrebbe permesso di lanciare un occhio a quello che stava succedendo tra gli altri due inquilini. Taylor lo vide, con la coda dell'occhio, e mentre Max le spiegava come concentrare la propria energia in un punto specifico, lei voltò distrattamente lo sguardo verso Justin, mordendosi le labbra quando lui girò la testa dal lato opposto.

Così Max mise i palmi sulle ginocchia di Taylor, e lei tornò a guardarlo come se nulla fosse successo. Non notò gli occhi luminescenti del ragazzo, perché la sua mente stava già cambiando a suo piacimento. D'un tratto non erano più sul pavimento polveroso della casa. Erano circondati dal buio più profondo, ma era un posto confortevole, accogliente. Max non era più seduto a gambe incrociate, e nemmeno lei. Lui parlava a bassa voce, dicendo parole che Taylor non capiva, ma lei sorrideva lo stesso. Sorrise anche quando lo sentì sfiorarle i fianchi con le dita, e si morse le labbra. Poi le sue mani salirono intorno al busto, e ci fu un bacio. E si morse le labbra. Le mani di Max furono ovunque, e anche le sue labbra, mentre, immersa nel buio più immenso, Taylor gemeva senza vergogna. E si morse le labbra.

Max sorrise soddisfatto alla vista degli occhi sognanti di Taylor, e quando decise che era abbastanza, spezzò il contatto psichico. Taylor scosse piano la testa.

Aveva appena sognato di fare sesso con Max?

👻✨👻

La cosa più vicina al dormire che un fantasma possa fare è passare la notte stesi in un letto con gli occhi chiusi. Era questo che Taylor faceva spesso, per darsi una misera illusione di essere ancora viva, ma nel frattempo la sua mente viaggiava lontano. Quella notte rifletteva su ciò che si era immaginata. Era una visione nitida, pura, ma sapeva che era stata solo questo: una visione. Aveva immaginato di essere andata a letto con Max, e aveva immaginato anche che le era piaciuto. Questo doveva pur significare qualcosa. Perché era stata la sua mente ad immaginarlo, giusto?

Ma Max sapeva che Taylor non c'entrava niente con quelle visioni, o quei sogni. Ma sapeva anche che, prima o poi, avrebbe iniziato a credere in quelli che lei credeva essere desideri inconsci. E se fosse stata lei a desiderare lui, nemmeno Justin avrebbe potuto fermarli.

Perciò quella notte Max si nascose. Sapeva come fare per non essere visto, soprattutto da uno spirito alle prime armi come Taylor. E mentre lei era lì, nel silenzio più assoluto, le trasmise un nuovo pensiero. La vide ansimare tra le lenzuola, e se non fosse stato una persona tremendamente paziente e pianificatrice, l'avrebbe potuta avere anche in quel momento, e lei nemmeno se ne sarebbe accorta. Ma invece di andare più veloce del previsto, attese. Attese per giorni e per notti, alle spalle di Taylor, e soprattutto di Justin, mentre, di continuo, continuava a soggiogarla.

👻✨👻

La testa di Taylor faceva male. Non sapeva come fosse possibile per uno spirito provare dolore, ma era così. Non riusciva a tenere gli occhi aperti, quel giorno, ma se ne stava comunque seduta, come al solito, davanti a Max, per le loro lezioni sul mantra, ma non faceva che sbattere le palpebre di continuo.

- devi sentire te stessa, capisci? Devi visualizzare l'energia che c'è in te. Visualizza da dove nasce, come si muove, e cosa vuoi che faccia. -

Mentre Max parlava, però, Taylor non ascoltava. Voleva davvero imparare a controllare la propria energia, ma non poteva, non in quello stato. Persino Justin sembrava averlo notato. Invece di osservarli da lontano, quel giorno si materializzò di fianco a Taylor, sedendosi nella stessa posizione dei due.

- posso unirmi alla lezione? - chiese innocentemente.

Taylor lo guardò, ma non rispose. Vedeva il buio a cui era ormai abituata, ma si concentrò su Justin, che era di fianco a lei.

Max digrignò i denti. Mise una mano sul ginocchi di Taylor, e lei tornò a guardarlo, girando lentamente la testa.

- dobbiamo continuare, non è così, piccola? -

Taylor annuì, socchiudendo gli occhi. Ma in realtà avrebbe voluto dire di no. Justin osservò Max, e la sua mano sulla gamba della ragazza. A sua volta, le circondò le spalle con un braccio, e lei sussultò. Spalancando gli occhi, notò di essere tornata alla realtà. Guardò entrambi i ragazzi vicino a lei, e si alzò in piedi.

- ho bisogno di aria. - mormorò.

Barcollando, raggiunse la porta principale. Era un portone di legno alto, con delle grandi maniglie, e se fosse stato in buone condizioni, Taylor lo sapeva, sarebbe apparso maestoso. Afferrò la maniglia e spinse la porta, ma questa non si aprì, perché lei non era abbastanza forte. Justin fu svelto ad apparire di fianco a lei, mettendole un braccio intorno al busto prima che cadesse per terra.

- guardami. - le ordinò.

Lei lo fece, senza obbiettare, e i suoi brillanti occhi blu... Non erano più così brillanti. Erano più chiari, opachi, ed erano più grigi che blu. Anche Max si materializzò di fianco a loro, cercando di accedere di nuovo alla testa di Taylor. Ma qualcosa lo fermava, una barriera, causata dal contatto tra lei e Justin.

- hey, tieni gli occhi aperti. - disse di nuovo Justin con tono autoritario, notando che lei cercava di chiuderli.

Mentre con un braccio la sorreggeva, con le dita dell'altra mano le alzò la palpebra, notando delle venature nere intorno ai bulbi oculari che puntavano dritte alla pupilla. Una scarica di rabbia lo colpì. Alzò gli occhi su Max, che ora aveva la fronte corrugata e la mascella stretta in un'espressione che lo metteva sulla difensiva.

- l'hai avvelenata! - urlò. - lo sapevo, maledizione, sapevo che avrei dovuto tenerla lontana dai tuoi giochetti! -

- non so di cosa tu stia parlando. - rispose Max, ma tutto quello che Justin lesse dai suoi occhi fu ti ho fregato.

Senza dire nient'altro, si abbassò per afferrare Taylor dietro le ginocchia e sollevarla per portarla di sopra. A Max, ci avrebbe pensato più tardi.





[A/N]: nel precedente capitolo, ad un certo punto Max dice a Justin "tanto a te piacciono i maschi"; ho realizzato solo in seguito che il concetto non è espresso chiaramente. Max, essendo il piccolo infame quale è, crede sia divertente e offensivo fare battutine omofobe, in realtà lui è uno stronzo e Justin non è gay (almeno non credo lo sia, ma anche se lo fosse non credo sia un problema, giusto? giusto.)

- Ronnie.

spirits. ✩ jdb & tasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora