Capitolo 14

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Capitolo 14


Hermione corse a perdifiato fino a raggiungere il punto più lontano del giardino, dietro casa. Davanti a lei c'era solo l'oceano e una figura illuminata solo dalla pallida luna.

Andò verso di lui, immaginando la reazione che avrebbe potuto avere nel ritrovarsi lì senza motivo alcuno. Sapeva che era arrabbiato.

"Accidenti a te, Jilly. Se va malissimo è solo colpa tua!" si disse.

Appena fu abbastanza vicina, si schiarì la voce e lui si voltò. Lo sguardo fisso e inespressivo di lui le fece capire quanto poco avesse gradito quella situazione.

"Non sono qui di mia volontà" disse subito.

"Sì lo so" disse lei flebilmente, non era stupido sapeva che poteva esserci solo lo zampino di Jillian.

"Perchè mi hai fatto venire qui, allora? Vorrei andare a dormire" disse piuttosto irritato.

"Perdirti la verità" disse lei.

"Bene allora mi motiverai quello che è successo ieri sera" disse lui andando dritto al punto. Non si mosse, rimase fermo dov'era. Non aveva intenzione di avvicinarsi a lei, sapeva che, in un momento simile, non avrebbe mantenuto la sua fredda maschera e per non sentire il suo profumo che lo avrebbe certamente fatto vacillare.

"Io..." si apprestò ad iniziare, ma le mancò il respiro quando il vento proveniente dall'oceano trasportò fino a lei il profumo del ragazzo.

Mentre cercava di riacquistare lucidità e le parole giuste da dire, si avvicinò mettendosi di fianco a lui: credeva che, se non lo avesse guardato direttamente in faccia sarebbe stato più facile.

"Io mi sentivo strana e non potendo reggere sono scappata" disse alla fine, ma non era quello che avrebbe voluto dire davvero, anche se in piccolissima parte era vero.

Lui la guardò stranito, incapace di crederle. Si avvicinò incautamente,sapeva cosa avrebbe comportato, ma in fondo era ormai notte e nessuno di indiscreto avrebbe notato nulla.

"Avevi detto che mi avresti raccontato la verità" sentenziò lui.

"L'ho..l'ho fatto" disse lei, ma dentro si stava maledicendo in tutti i modi possibili.

"Allora ridimmelo guardandomi negli occhi".

Non voleva farlo ma si costrinse; si costrinse a guardare quegli occhi così chiari e così impazienti di sentir dire quello che voleva sentirsi dire.

Non si erano accorti che si erano avvicinati un po' troppo.

"Ho..ho detto che io..." iniziò la ragazza ma qualcosa la zittì: la sua troppa vicinanza, il suo profumo, erano quasi naso a naso, e lui non le aveva smesso di fissarla negli occhi. Lei sentiva che stava per cedere, le gambe le tremavano, pronte a cedere da un momento all'altro ma non avrebbe mai osato fare il primo passo, non con lui!

"Io mi sentivo come adesso e ne ero terrorizzata" disse in un sussurro.

"E sei scappata" finì lui.

Annuì lei.

"Di cosa avevi paura?"

"Di..di quello che... che tu.. mi odiassi di più" disse alla fine,sperando di allontanarlo, cosa che lui per sua sfortuna non fece.

"Credi questo? Che ti odio?"

"Sì"disse e una lacrima solitaria che non riuscì a fermare, cadde scivolando vicino alle sue labbra.

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