You should open your eyes.

6.7K 133 20
                                    

*Attenzione: i comportamenti dei personaggi descritti nella fan fiction non sono assolutamente da imitare: quello che fanno e pensano spesso è sbagliato. Con questo mio scritto pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo*

You should open your eyes.

Questo capitolo è dedicato ad una persona molto speciale. 

Lei è l’unica che mi conosce davvero, l’unica che sa davvero chi sono, l’unica che mi capisce fino in fondo. 

L’unica da cui non ho paura di essere giudicata. 

La prima persona alla quale ho fatto leggere qualcosa di mio, e l’unica persona che conosco che sa della mia passione per la scrittura, l’unica persona che conosco che sa quanto io mi senta bene scrivendo, quanto io riesca a trasmettere davvero me stessa facendolo. 

A te, Jess, la mia migliore amica.

Mi svegliai con fatica. Tutti i muscoli mi facevano male, compresi i polsi che erano infestati di tagli, colpa di quel laccetto stringi cavo. Mi trascinai con davvero poca voglia nel bagno, feci una doccia veloce, dove potetti sfogarmi, dove le lacrime salate si confusero con l’acqua dolce e calda della doccia, che mi scivolava dolcemente sul corpo, sulle guance, sui lividi, sui segni che Zayn mi aveva lasciato.

Avevo paura di vederlo di nuovo.

Avevo paura ad incontrare nuovamente quei suoi occhi fondi color nocciola, quegli occhi che mi avevano guardato con malizia e perversione, come fossi un giocattolo. Quegli occhi che poi mi avevano guardata con disprezzo e rabbia, quando avevo provato a liberarmi.

Avevo paura che l’incubo ricominciasse, ancora ed ancora.

Mi vestii con cura, volevo attirare meno attenzione possibile quella mattina, volevo essere invisibile. Scartai le canottiere, i pantaloncini, le gonne, i jeans strappati, le magliettine scollate ed aderenti, gli stivali, i tacchi… alla fine trovai una felpa grigia e rossa di Harry, la infilai abbinandoci un paio di leggins neri e delle scarpe da ginnastica a collo alto sempre rosse. Afferrai la borsa, il cappello e qualche braccialetto in tinta, inforcando anche gli occhiali da sole. Non che il sole spaccasse le pietre, ovviamente, ma più riuscivo a coprirmi quella mattina, meglio era.

La colazione fu silenziosa come al solito, mia madre e Frank si lanciavano sguardi complici che mi facevano venire il voltastomaco. Quasi, e dico quasi, mi ricordavano quelli di Zayn ed Eliska mentre usavano il mio corpo, e per un istante pensai che anche quei due volessero divertirsi un po’ con me. Mi resi poi conto dell’assurdità del mio pensiero solo quando mia madre mi porse gentilmente un panino che avrei dovuto mangiare per merenda, ed io lo afferrai sorridendole, ma stando comunque attenta a non sfiorarle la mano nel prenderlo.

Ormai avevo paura anche delle donne, delle ragazze.

Quando uscii di casa, percorrendo il vialetto del cortile, rimasi stupita nel vedere la macchina di Harry parcheggiata lì davanti, con lui dentro che mi aspettava paziente, ascoltando qualcosa alla radio.

Aprii la portiera, infilandomi di fretta dentro la macchina.

«Che ci fai qui?»

Sussurrai quasi, avevo anche paura di parlare.

«Sono venuto a prenderti, ho pensato avrebbe potuto farti piacere.»

Mi sorrise, comparvero sul suo viso quelle due fossette che gli davano un aria tanto innocente. Era dalla prima volta che l’avevo visto che avrei voluto infilarci un dito dentro e, dopo tanti anni, lo feci.

He'll only break youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora