Dark

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Avete mai provato la sensazione dell'impotenza? Vi siete mai sentiti come una marionetta nelle mani di un folle?

Buio.
Buio totale.
I miei occhi erano coperti dalla sua mano e sentivo semplicemente la paura che si impossessava del mio corpo, unico sentimento a governare la mia anima. Mi trascinava con le sue forti braccia e mi strattonava, i miei ricci erano tesi nell'altra mano per tenermi fermo e non farmi scappare.

Finalmente ebbi la possibilità di vedere, ma non la libertà.
Aveva iniziato ad aggredirmi e le sue mani andavano a scontrarsi veloci con il mio fragile corpo, che si piegava sempre di più sotto ai suoi roventi colpi.
Mi aveva portato in un vicolo cieco dove le mie urla si disperdevano vuote e dove i passanti non potevano vedere la violenza dell'uomo che ritenevo mi amasse.
Urlai ancora di più quando un pugno mi colpì lo stomaco, mozzandomi il respiro e togliendomi l'aria; boccheggiai e sentii le guance rigarsi delle mie lacrime.
Si fermò, e pensai, o meglio sperai, di aver ottenuto la sua pietà... Ma mi sbagliavo.
Mi spinse, facendo scontrare la schiena ai mattoni duri e freddi del muro, come fossi una bambola.

Mi bloccò per le spalle e mi fissò con i suoi occhi di ghiaccio.
Quello sguardo avrebbe potuto uccidermi, e forse lo stava già facendo... Mi uccideva internamente, faceva a pezzi i miei sentimenti, li distruggeva brutalmente.

Mi sussurrò ansiosamente che ero solo suo e di nessun altro, e ansimava inquietantemente mentre pronunciava queste parole.
Sgranò gli occhi e capii che ero diventato un'ossessione per lui, che mi voleva solo per sé, e che questo avrebbe potuto essere letale.

Capii quanto nel suo cervello fossi un pensiero fisso mentre mi lasciava un succhiotto ardente sul collo con le sue labbra, che avevano pronunciato di amarmi in un tempo che consideravo e ricordavo come un'altra vita, una vita migliore.

Adesso la mia esistenza era peggiorata, si aggrappava alla flebile speranza che la sua logica non si basasse sul malato pensiero "Se non lo posso avere io, non lo avrà nessuno".

Mi diede un calcio che mi fece cadere sul pavimento e in un misto di polvere e sangue sentii "Rialzati".
Solo quello, ma pronunciato in un tono che non accettava repliche.

Cercai di racimolare un po' di forze per alzarmi, ma appena mi appoggiai sulle mie tremanti braccia e mi sollevai di poco dal pavimento, mi spinse e mi fece ritornare per terra.
"Rialzati" disse ancora, e la sua voce sembrava divertita.
Nella sua mente c'era la soddisfazione di vedermi inerme, come un giocattolo, e a quanto pare si divertiva anche a vedermi in quello stato.

Uno stato pietoso.

Sentii l'acre sapore del sangue spaccandomi il labbro, quando per l'ennesima volta cercai di reggermi in piedi, e per l'ennesima volta lui mi face cadere.
"Allora, Harry, perchè non ti alzi?" Rise, e dentro di me una rabbia disumana si accumulò, fino a irrompere fuori violenta.

"TI ODIO!" Urlai all'improvviso. Scattai in piedi e mi scagliai contro di lui, tempestando di pugni il suo torace, poi d'istinto iniziai a correre, spinto dal terrore a muovere più veloce le gambe sopra la ghiaia scivolosa.
"Stai giocando con il fuoco Harry" disse.
Il suo tono era minaccioso, il suo viso si incupì, se possibile, ancora di più.

Iniziò a correre anche lui e lo spazio tra noi diminuì.

Mi pentii immediatamente di quello che avevo fatto.

Un'ondata di paura mi attraversò la spina dorsale e mi portò ad un gesto estremo.

Iniziai ad urlare e bussai con i pugni chiusi alla prima casa che mi si presentò davanti.

"APRITE, VI PREGO!"

Singhiozzai.

"AIUTATEMI!"

Urlai ancora quando sentii la sua risata e la sua voce che pronunciava "Non ti aprirà nessuno. Sto arrivando."
Mi accasciai alla porta di quella villa, sussurrando un "Aiutatemi", nonostante fossi consapevole che non mi avrebbero aperto.

Vidi la sua ombra sempre più vicina.

La sua mano aperta era già pronta per sferrare il colpo, che ero sicuro avrebbe lasciato un segno, un segno indelebile anche sull'anima.

Chiusi gli occhi preparandomi all'inevitabile, poi un angelo custode arrivò a salvarmi dall'inferno. 

La porta si aprì e una mano mi trascinò dentro.

Sentii una voce urlare "Fermo!", poi un rumore di un corpo che cadeva.

Riaprii gli occhi e mi ritrovai davanti Louis, con il pugno ancora chiuso teso in avanti, la mascella serrata, che ansimava... E il mio ex-ragazzo era lì, per terra.
Louis lo prese il colletto e lo fece alzare, poi lo sbattè al muro e gli assestò uno schiaffo in pieno viso, infine liberò la presa dalla maglietta.
"Scappa, prima che cambi idea!" Gli urlò, e quello arrancando se ne andò il più velocemente possibile.

Quando vidi il mio incubo che scompariva dietro l'angolo, mi buttai istintivamente tra le braccia di Louis, la mia ancora di salvezza. E in un attimo le mie lacrime si trasformarono in un pianto dalla felicità, mentre il liscio ricambiava l'abbraccio e mi stringeva a sé.
"G...grazie, d...davvero" riuscii a dire tremando prima di scoppiare a singhiozzare, la paura che se ne stava andando, ma che di sicuro sarebbe restata per condizionare i miei sogni.

"Non preoccuparti, Harry, ci sono qui io, adesso"

Save Me L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora