Capitolo 7

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Rimasi interdetta da quella frase, era piena di rancore, freddezza e stupore. Eppure analizzando parola per parola era una semplicissima frase pronunciata da un ragazzo. Ma i suoi occhi quando si girò, non erano più limpidi e spensierati, ma torbidi e nebbiosi, non più sereni ma in tempesta. Diceva di me a alla fine erano i suoi di occhi ad essere uno specchio del cuore.

"Che hai?" gli chiesi gentilmente.
Non mi rispose nemmeno, come se non fossi degna della sua presenza, girò il capo e portò una sigaretta alle labbra. Non lo avevo mai visto fumare, ma sembrava che si stesse accanendo su quella sigaretta in modo troppo esplicito. Avevo l'impressione che stesse immaginando che quella povera sigaretta fossi io. Cosa avevo fatto di male?

"Non sapevo che tu fumassi" gli feci notare.

"Oh, tu non sai niente di me cara Abigail, non sai un emerito cazzo di me" grugní scocciato.

"Potresti provare a dirmi qualcosa su di te"

"Oppure potresti provare a non scassare i coglioni" mi disse gelido.
Come si permetteva? Veniva lui da me e poi mi trattava come uno stoino per i piedi? Manco per idea.

"Se sei venuto qua per litigare allora puoi anche girare i tacchi e tornare dentro" gli feci notare nel modo più annoiato che potessi provare a fare.
Si girò all'istante alle mie parole, come se per lui avessero un senso più profondo. Mi guardò con quei due zaffiri in un modo così intenso che mi stordì.

"No, non ti dirò niente di me" disse all'istante nonostante gli avessi detto un'altra cosa. Come se non avesse sentito la mia frase precedente.

"Provaci" lo esortai.

"No" mi sembrava un bambino e questo mi fece solo adirare di più.

"Potresti iniziare da tutti quei fogli sulla tua scrivania?" se possibile si rabbuiò ancora di più, e mi incendiò con lo sguardo. Peccato che io fossi già a fuoco quindi, quell'occhiata, non fece altro che farmi scattare di più.

"Oppure come se non ti avessi visto la in palestra? Che ci facevi?" aprì la bocca per rispondere ma lo bloccai con un altra frase:

"Come la casa a tre piani in cui vivi da solo?" strinse forte i pugni e vidi le vene iniziare a ingrossarsi sul suo collo.

"Come la tua macchina sportiva che non so quanto tu abbia pagato? Questo genere di cose?"
La pupilla si dilatò così tanto da rendere i suoi occhi quasi completamente neri. Affogando l'acqua limpida nel petrolio. Mi faceva quasi paura, come se avessi appena incontrato lo sguardo della tigre famelica pronta ad attaccare la gazzella.

"Si esatto come questo genere di cose! Ma tu mi hai visto a malapena un paio di volte, mi hai parlato altrettanto poco, sai solo il mio nome e poche altre cose. Che cazzo vuoi da me?" invece di urlare era completamente calmo e questo mi fece venire i brividi sulla schiena. Se avesse urlato sarebbe stato sensato, ma proprio perché la sua reazione era completamente l'opposto di quella che mi aspettavo, mi destabilizzò e non poco.

"Cos'è non apri più quella fogna? È bastato così poco?" ghignò mostrando la dentatura perfetta come un felino pronto all'attacco.
Poco dopo però chinò il capo e fisso gli steli verdi dell'erba che si agitavano grazie alla leggera brezzolina, i miei capelli stavano facendo lo stesso.

"Non ti illudere" disse sussurrando, cosi piano che pensai di non averlo sentito ed essermelo immaginato.

"Non sono la persona che pensi" con la cosa dell'occhio mi stava fissando.

"Allora mostrami come sei davvero!" dissi esasperata sbuffando, la mia frase lo fece di nuovo diventare una belva feroce e non un innocuo gattino.

"Senti Abigail ho fatto uno sbaglio quel giorno..." iniziò.

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