Capitolo 5

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Un tocco leggero mi soffiava dolce sulla guancia.
Era così leggero che quasi non riuscivo a percepirlo, ma era impossibile non riuscire a sentire un tocco cosi caldo e rilassante.
Forse il risveglio più tranquillo e inaspettato della mia vita, senza cadute dal letto né morsi nei piedi da parte del mio adorato gattino.
Feci finta di continuare a dormire, per quanto mi risultasse difficile, per godermi il più possibile quelle attenzioni cosi piacevoli al tatto.

Mi accoccolai di più al corpo accanto al mio, appoggiando il viso nell'incavo del collo profumato del ragazzo che mi stava abbracciando da tutta la notte. Per la prima volta da quando ero bambina riuscivo a dormire mentre nella stanza rimbombava il rumore dei tuoni. Tutte le volte mi agitavo cosi tanto da avere quasi attacchi di panico. L'unico modo per tranquillizzarmi era quello di stare tra le braccia di mio padre, ma considerando che in questi ultimi anni viveva praticamente di lavoro non lo vedevamo mai.

Le sue carezze scesero sicure fino alla schiena mentre un fremito mi percorse tutta, cosi forte che pure lui se ne accorse perché si irrigidì all'istante, bloccando i suoi movimenti, ma questo causò solo un mio mormorio contrariato.

Appena si rese conto che non "mi ero svegliata" ricominciò con la sua dolce tortura mentre io combattevo me stessa per non aprire gli occhi e intrecciare lo sguardo con il suo di ghiaccio.
Un grugnito poco aggraziato uscì dalle mie labbra quando lui si scostò da me e mi appoggiò delicatamente sul materasso ricoperto di lenzuola impregnate dal suo odore cosi buono.

Credendo che forse stessi dormendo sostituì il suo corpo caldo con un cuscino, che però non aveva né il suo calore né il suo profumo persistente.

Lo sentii andare nel bagno della camera, e mentre l'acqua iniziava a scorrere dalla doccia aprii un occhio giusto per provare ad abituarmi a quella luce, che pur avendo gli occhi chiusi, percepivo. Come previsto venni accecata e in un vano tentativo di svegliarmi mi stropicciai gli occhi con le mani chiuse a pugno. I miei occhi erano cosi appiccicati dal poco trucco e da non so cosa che l'ipresa di aprirli fu ancora più ardua del previsto. Volevo controllare le mie condizioni cosi entrai nel bagno per darmi una risciacquata e magari eliminare le tracce di mascara. Con lentezza appoggiai i piedi per terra e mi avviai, strascicando, verso il bagno.

Non feci tanto caso allo scroscio dell'acqua, con un improvvisa amnesia di dove mi trovassi. Varcai la porta esitante e presi come unica meta il lavandino e il sacro sapone appoggiato su di esso. Alzai lo sguardo ancora poco sveglio allo specchio, e invece di inorridirmi per il mio aspetto tutto fuorché attraente, mi concentrai sul box doccia oscurato alle mie spalle.

Non vedevo niente di sicuro per colpa del vetro oscurante ma mi concentrai lo stesso sulla figura all'interno della doccia. Spalle larghe, alto, tonico, capelli castani.

Cole.

Improvvisamente mi resi conto di quanto la mia mente fosse perversa, cosi tutta rossa mi girai nuovamente verso lo specchio. Decisi che se avessi fatto presto nessuno si sarebbe accorto di niente. Diedi una rapida occhiata al mio riflesso che ricambiò il mio sguardo con occhi ancora rossi e velati di sonno. Impacciata aprii il rubinetto dell'acqua, presi il sapone in mano per lavarmi la faccia e lo maneggiai tra le dita mentre la schiuma profumata prendeva vita nelle mie mani. Venni interrota da un urlo maschile dalla doccia.

Oh merda.

"Cazzo scotta!" prima che potessi fare qualcosa l'acqua della doccia si spense, un braccio si protesse dall'interno della doccia e afferrò un asciugamano. Subito dopo Cole uscì dal box doccia con un asciugamano candido legato attorno ai fianchi. Evidentemente ero davvero troppo annebbiata perché non abbassai lo sguardo sul suo corpo marmoreo. Il dio greco davanti a me mi guardò di sfuggita per poi aprire di nuovo la bocca:

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