Ninth chapter

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9.

APOV
Dopo avermi strappato l'ultimo brivido di piacere, Justin si alzò dal letto.
Rotolai sul fianco e rimasi a guardarlo. Continuava a portare i pantaloni e la sua eccitazione non aveva ancora trovato soddisfazione.

«Vieni qui» lo invitai. Lui mi aveva portata all'orgasmo già tre volte ed era giunto il momento di ricambiare quelle attenzioni. Non ne capivo la ragione, ma sentivo che mi sarebbe appartenuto soltanto dopo aver fatto l'amore con lui.

«Penso che sia abbastanza, no? Anche se non nego che è stato fantastico vederti godere.»

«Adesso però tocca a te.» replicai, senza capire del tutto la mia affermazione criptica.

«Ho già avuto la mia parte di piacere. Toccarti e guardarti mi ha completamente soddisfatto.»

Detto questo si allontanò, e la luce della luna che filtrava dalla finestra rivelò le cicatrici che gli rovinavano la schiena. «Sei ancora vergine?»

«Io... A questo punto solo tecnicamente.»

«Allora dovresti restarlo.»

«Non credi che tocchi a me decidere?» gli domandai a quel punto, coprendomi il seno con il lenzuolo e mettendomi a sedere.

«Ma anche a me. Se io non voglio...»

«Non vuoi stare con me?» Lanciai una occhiata alla prova evidente della sua grandissima bugia. «Stai barando.»

«La tua verginità è compresa nel contratto?»

Sentii le guance avvampare. «Più o meno.»

«È per questo che sei rimasta vergine? Pensavi che l'avrei voluta, dopo la scomparsa di mio fratello?»

«È complicato, ma mentirei se dicessi che non ha niente a che fare.» Mi vergognavo ad ammetterlo. Non avrei mai pensato che un uomo potesse contestare quel principio, ritenuto fondamentale nel mondo dei reali. La mia verginità era da sempre un elemento essenziale e mi era stato inculcato che fosse giusto pretenderla. Era solo una merce di scambio.

In quel momento mi sembrò un'idea disgustosa. Non l'avevo mai messa in dubbio, del resto non avevo una fila di pretendenti alla porta, e non avevo cercato un rapporto sentimentale, temendo che in quel caso mio padre trovasse qualcun altro cui vendermi.

«E se ne avessi bisogno più tardi?» mi chiese.

«Nessuno pretende da una divorziata che sia vergine» risposi, gravata da un cosciente senso di oppressione. Mi sono ridotta a pregare qualcuno di fare sesso con me? Penso davvero di andare a letto con lui? Di divorziare e poi trovarmi qualcun altro?

Fui scossa da un'improvvisa collera, mista a vergogna, qualcosa che pareva sorgere dallo stomaco e, diffondendosi nel resto del mio corpo, mi faceva sentire debole, ma anche arrabbiata. «Vattene.»

Lui chinò il capo. «Come vuoi, latifa

Mi voltò le spalle e se ne andò. Avrei voluto richiamarlo, per insultarlo... O per fare l'amore.

Mi sdraiai, portandomi le ginocchia al petto. Non mi ero mai sentita tanto fuori posto nel mio corpo, che ribolliva ancora degli effetti delle sue carezze.

A quel punto ripensai a come mi aveva guardato entrando, alle parole che lui aveva pronunciato.

È venuto solo per provarmi il suo valore sessuale, per provarlo a se stesso, sull'onda delle parole di quel giornalista e dalla mia difesa, che hanno ferito il suo orgoglio. Ha usato il mio corpo per guarirlo.
Mi aveva dato piacere, ma lo aveva fatto solo per se stesso, per provarsi di saperlo ancora fare.

Los Angeles' Hidden Legacy. ↠ Justin BieberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora