"..E' passato un po' di tempo da quel giorno e il tutto accadde, e questo avvenne modo completamente casuale.
Mi ritrovai a cercare una ricetta medica dentro ad un grande cassetto di legno in cui le cose sembravano essere state lasciate lì in un disordinato ordine.
La mia attenzione, essendo purtroppo frivola, venne ad un certo punto attirata da un piccolo blocchetto di plastica arancione, credevo fosse un porta tessere.
Piccolo, veramente piccolo.
Plastificato, lucido, vagamente consumato ai lati, con qualche taglio sulla zona della piegatura, freddo.
Sulla copertina leggo una scritta la quale mi appare abbastanza familiare, qualcosa di già sentito.
Effettivamente il nome era quello di uno, se non il primo, dei fotografi della mia zona; uno di quelli che faceva le foto piccole in bianco e nero su carta grossa con i bordi bianchi, dalla cornice frastagliata.
Con la curiosità di una scimmia che aimè, tende a contraddistinguermi dagli altri comuni mortali,mi appresto seppure delicatamente, ad aprire quel cimelio storico immaginando di trovarci dentro le classiche foto di mio nonno nel suo bel doppiopetto, con i baffi come quelli del vecchio della Birra Moretti, il cappello da bersagliere e la schiera di cavalli di sua proprietà.
Un cavolo.
No!
Con mio grande stupore, invece, ci trovai mia madre, l'anti foto per eccellenza.
Avrà avuto tra i 18 e i 20 anni, non di più.
Doveva ancora sposarsi, non aveva la fede nuziale al dito ma stava già con colui che un giorno sarebbe divenuto il padre dei suoi figli.
Talvolta venivano ritratti assieme quasi di sfuggita, altre volte mia madre appariva da sola.
Aveva uno sguardo così sicuro e vivo che nel guardarla quasi mi commossi.
Che storie.
Eppure non riuscivo a staccare gli occhi da quell'immagine, c'era qualcosa che non mi tornava, c'era come un qualcosa che non mi riuscivo a spiegare.
Il suo non era un sorriso tirato, da pre sincope come quelli che faccio io di solito quando dal fotografo devo fare delle fototessere.
No,il suo era il frutto di una risata di pura felicità, una di quelle risate che quando ti scoppiano dentro di fanno buttare indietro la testa, una di quelle che ti tolgono il fiato, una di quelle da farti provare quasi del male.
Non avevo mai visto mia madre in quel modo e girandoci attorno, neanche dovessi poi andare al patibolo, mi permisi di chiederle perché così felice lei, proprio lei, non l'avessi vista mai.
E dico mai.
Perché?
Con la semplicità che solo chi è sincero può adoperare mi rispose "Perché non ero più felice".
Panico generale.
"Madre, non mi vorrai mica dire che la tua felicità è finita nel momento in cui ai avuto dei figli? E' così?" le chiesi.
Imbarazzo generale.
Poi esordì: "I figli non sono mai la fine di una gioia, i figli ne sono solo l'inizio. Per me siete stati una grande felicità, siete stati lo scopo della mia vita. Il punto è un altro, la mia felicità è finita nel momento in cui ho capito di non avervi potuto dare ciò che avevo in progetto di darvi. Non parlo di soldi, vestiti o giocattoli. Parlo di Natali felici, passeggiate, storie la sera, gite fuori porta, domeniche al cinema, un film sul divano, giocare tutti assieme, parlare la sera. Cose semplici! E questo, questo Cristina, è quello che con il passare del tempo è arrivato a ferirmi di più."Poco dopo si commosse, fece quattro passi e si congedò.
Al diavolo il radicchio!
Io rimasi di sasso, un'ameba.
di grosse dimensioni ma pur sempre un'ameba.
Non ho saputo dire nulla in quel preciso istante, nonostante di solito la parola non mi manchi.
siamo rimasti io, il radicchio e un groppo in gola.In quel preciso istante avrei però voluto dirtitanto, dirti tutto quello che mi passava per la testa.
Tutto ciò che di buono avevo dentro, che di nuovo e costruttivo avevo imparatoin quel preciso istante da te.
E invece niente.
Avrei voluto raccontarti e spiegarti che in verità le cose non stavano così,che fino a quel momento stava andando tutto benissimo.
E invece niente.
Mutismo."
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Le Rose Rosse Profumano Di Alloro
General FictionA chi come me trova la pace nel caos. A chi il caos se lo crea, perché è quasi linfa vitale. Una storia inventata, o almeno vorrei che in parte fosse così. La inventero' nei nomi, ne smussero' gli angoli ma ne accentuero' i colori. Non mette...