La decisione

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Capitolo 4 – La decisione

La porta del Loft dei coniugi Hummel-Anderson si chiuse rumorosamente dietro di loro, mentre la luce si accendeva e i corpi dei due ragazzi cadevano sfiniti sul divano di pelle rossa del piccolo soggiorno.
Quella era stata una serata molto insolita, piena di sorprese e colpi di scena; i due ancora non si rendevano conto di quello che era veramente successo neanche quaranta minuti prima, avevano la testa nei propri mondi, non riuscivano a dire una parola.
I due erano stati trasportati da una Rachel impazzita fuori dal loro appartamento, senza dare loro la minima spiegazione, ed erano stati portati in un locale poco distante da casa. Lì ad aspettarli c'era Shelby, la madre della ragazza e quella donna li aveva messi ancora più in confusione, ma ancora non erano pronti a venire a conoscenza della pazza idea della mora.
Erano rimasti a parlare due ore e più, ma più che altro Rachel e Shelby parlavano e i ragazzi ascoltavano con la bocca aperta e gli occhi fuori dalle orbite, senza riuscire a credere alle loro orecchie.
Alla fine della discussione si erano fatti riaccompagnare a casa rispondendo che ci avrebbero pensato e che le avrebbero fatto risapere; adesso da quando avevano varcato la porta di casa il silenzio regnava padrone tra i due.
Ancora non riuscivano a credere realmente che Rachel si fosse offerta volontaria per fare loro da madre surrogata: certo, era la loro migliore amica, ma non avrebbero mai immaginato che si sarebbe spinta così oltre.
Erano rimasti scioccati e non sapevano neanche che cosa dirsi, c'erano così tanti dubbi nelle loro teste che non sapevano come uscirne fuori, sembravano semplicemente troppi.
Kurt notò però che forse Blaine era ancora più confuso di lui, anche se aveva letto chiaramente nei suoi occhi che avrebbe accettato immediatamente la proposta fatta dalla loro amica se avesse dovuto scegliere solo lui.
Lentamente si avvicinò al moro e lo abbracciò delicatamente, facendogli poggiare la testa sul proprio cuore, per fargli capire che era con lui.
Non parlò ancora per qualche minuto, sentendo Blaine che si stringeva al suo corpo, respirando forte il suo odore e cercando di fare mente pulita, ma non riuscì a tacere ancora per molto.
"Sarebbe una proposta splendida, l'occasione della nostra vita e io voglio, voglio veramente..."
Kurt sorrise appena al sussurro del marito e, istintivamente, lo strinse maggiormente a sé: sapeva che Blaine era sincero e che era rimasto molto colpito dalla proposta della morettina.
"Lo so..."
Il castano non riusciva quasi a parlare, sentiva solo che in testa aveva una grandissima confusione e che forse non riusciva neanche a pensare lucidamente.
"Tu non vuoi?"
Kurt sospirò a quella domanda: certo che voleva, lo aveva sempre voluto, ma quando quella opportunità stava per diventare finalmente una realtà si era reso conto che quello che stavano per fare non sarebbe stato un gioco, ma una grandissima responsabilità, la più importante di tutta la loro vita.
Il mezzo soprano aveva paura: aveva paura di fallire, di non essere ancora pronto, aveva paura di non riuscire a gestire un figlio e aveva paura che questo potesse essere preso in giro quando si sarebbe saputo che era il figlio di una coppia omosessuale.
"Certo che voglio, ma ho paura."
Finalmente gli occhi color del miele di Blaine si posarono in quelli glaciali del marito, scrutandolo attentamente e si mise seduto accanto a lui, carezzandogli la coscia: aveva capito che cosa intendeva suo marito, ma non era giusto che la paura impedisse loro di realizzare i loro sogni.
"Rachel sembrava così convinta, Kurt."
Già, Rachel: quella ragazza, ormai una donna, che era sempre stata considerata egoista e narcisista, adesso si donava completamente ai suoi due migliori amici per poter dare loro un figlio. Certo questo non era un comportamento solito alla Rachel Berry, ma sapevano che quella ragazza in fondo era buona e generosa e ci teneva alla felicità dei due ragazzi.
"E se fosse solamente un momento? Se già domani si svegliasse e ci chiamasse terrorizzata dicendo che ha cambiato idea? Non voglio essere deluso in questo modo."
Kurt, via via che continuava la frase, abbassava sempre di più il tono della voce, fino a farla quasi diventare un sussurro terrorizzato.
Blaine gli strinse forte le mani nelle proprie, guardandolo seriamente negli occhi.
"Non devi avere paura, sai come è fatta Rachel: quando si mette in testa una cosa niente e nessuno potrà mai farle cambiare idea. E poi non credo che si permetterebbe mai di deludere un ragazzo come te, sa quanto tu sia vendicativo e subdolo."
Il moro cercò di buttarla sul ridere e ci riuscì in parte, perchè un piccolo e tenero sorriso solcò il volto del castano, che si lasciò scappare una piccola risatina.
"Dai, cerca di fare il serio."
"Ma io sono serio, non credo proprio che lei si tirerà indietro, ce lo ha fatto capire anche sua madre. Lo so che questa notizia così improvvisa ci ha stravolto e sconvolto entrambi, ma pensaci bene: ci ha detto che non vuole i soldi che ci chiederebbe normalmente una qualsiasi agenzia, vuole solo "la nostra protezione" e la certezza che le staremo accanto in questi nove mesi di gravidanza, non chiede altro. Bhe si, forse ci ha esplicitamente ordinato di essere presente quando sceglieremo il nome del bambino, ma credo che sia un accordo fattibile, no?"
Blaine aveva un sorriso dolce in volto mentre parlava al marito, che si era stretto al suo corpo in un caldo abbraccio pensando, adesso seriamente, a tutto quello che stava succedendo.
"Credi che saremmo dei bravi genitori io e te?"
Kurt aveva chiuso gli occhi, stringendo nei pugni la camicia del marito e posando la testa sulla sua spalla, senza lasciare l'abbraccio.
"Io e te ci amiamo molto, il nostro è vero amore e non vedo perchè non dovremmo essere bravi con un marmocchietto intorno. Dovremmo imparare a vestirlo, a fare la pappa e a cambiargli i pannolini, per non parlare delle nottate insonni che ci farà passare, ma si dai, credo che il nostro amore sia abbastanza forte da poter superare tutto insieme e passarlo anche a nostro figlio. Ce la faremo, credimi."
Blaine sorrise stringendo il ragazzo ancora di più a sé, ma Kurt non era convinto e aveva ancora tanti, troppi, dubbi in testa a cui non riusciva a dare una risposta.
"E se verrà preso in giro perchè ha due padri?"
"Il mondo cambierà e capirà che la diversità non è un male, ma solo un vantaggio per tutti e capiranno il vero senso della parola Famiglia."
"E se questo non dovesse succedere?"
"Allora insegneremo, anzi insegnerai, a tuo figlio come minacciare i compagni con i Sai."
Blaine la buttò ancora sul ridere, questa volta riuscendoci bene, ma nel suo cuore era davvero convinto che gli attacchi sui bambini cresciuti in famiglie omosessuali sarebbero smessi il più presto possibile.
"Non lo so Blaine, so che tu lo desideri davvero, forse però siamo ancora troppo giovani e non siamo pronti."
"Lo dicevamo anche il 20 Febbraio di due anni e mezzo fa e poi quel giorno ci siamo sposati, no? Non sapremo mai se siamo pronti se non ci proviamo."
Kurt sorrise: alla fine sapeva che Blaine aveva ragione, ma in fondo al suo cuore aleggiava molta paura e indecisione.
"Posso pensarci un po'?"
Il moro sospirò appena annuendo e lasciò la presa dal marito, prendendogli la mano e conducendolo in camera da letto.
"Forse è meglio se ci pensi su e me lo dici domani."
Kurt annuì e diede un bacio sulle labbra del suo uomo, prima di scomparire in bagno per sistemarsi per la notte.
Erano le quattro e mezza di mattina e Kurt non era ancora riuscito a chiudere occhio neanche per un attimo: quel dubbio lo stava tormentando da ore e non riusciva a venire a capo alle sue stesse domande.
Non voleva assolutamente deludere l'uomo che amava e la sua migliore amica, ma in quel momento non poteva negare a se stesso che aveva molta paura e i dubbi del fallimento lo torturavano continuamente.
Era il suo sogno e lo era sempre stato, adesso aveva l'occasione splendida di poterlo realizzare e si lasciava comandare dalla paura, non ci poteva quasi credere.
Lui era certo al mille per cento dei suoi sentimenti per Blaine e sapeva che qualsiasi cosa fosse successa l'avrebbero superata assieme, forse però quella era una battaglia troppo grande anche per loro due.
Aveva paura di fallire, aveva paura che tutto il suo castello di carte potesse crollare da un momento all'altro senza che se ne potesse neanche rendere conto.
Avere una famiglia, dall'altra parte, era sempre stato il suo desiderio più grande, aveva sempre voluto poter stringere suo figlio tra le braccia, cullandolo per calmarlo da un incubo notturno, si vedeva bene a spingere un passeggino per Central Park mano nella mano a suo marito.
Si, essere padre era sempre stato uno dei suoi più grandi desideri, come poteva rinunciare ad un'occasione come quella?
Continuò a rigirarsi nel letto per molto tempo, vedendo scorrere l'ora di minuto in minuto dal display dell'orologio che aveva sul suo comodino accanto al letto.
Alla fine si voltò verso Blaine, che dormiva beatamente accanto a lui, con in faccia stampato un sorriso da bambino e sorrise anche lui vedendolo, mentre carezzava delicatamente i suoi capelli e il suo viso: si, non c'era il minimo dubbio, sapeva bene che lui era l'amore della sua vita e che non avrebbe mai permesso a nessuno di portarglielo via.
Sospirò non appena vide l'ora alle sei e mezza, la sveglia sarebbe suonata mezz'ora dopo e ormai era inutile cercare di addormentarsi, così, dopo aver dato un bacio sulla guancia del moro, decise di alzarsi per andare a preparare la colazione.
La notte era stata molto dura, ma alla fine era riuscito a prendere una decisione, ma voleva che fosse Rachel la prima a saperlo, glielo doveva.
Era ancora presto e non sapeva se la ragazza si fosse già svegliata o meno, così decise di mandarle un messaggio.
-Buongiorno Rachel, è urgente, chiamami non appena vedi questo messaggio. Baci.-

Rachel quella mattina era troppo agitata per poter aspettare il suono della sveglia: voleva sapere che cosa avevano deciso i due ragazzi, sperando di non averli messi troppo a disagio con quella proposta veramente inaspettata.
Sentì subito il telefono vibrare e, senza pensarci due vole, lo afferrò per vedere se era uno dei due e infatti aveva ragione: Kurt le aveva appena mandato un messaggio.
Non ci mise molto a scendere giù in sala, in modo da non svegliare Jessie, e chiamare l'amico, impaziente di scoprire quale fosse la decisione dei coniugi Hummel-Anderson.

Drin – Drin – Drin
La sveglia del Loft suonò rumorosamente, facendo mugolare un assonnato Blaine, che cercò di muoversi per svegliarla.
Un'altra giornata di duro lavoro era iniziata e non sapeva se sarebbe riuscito a sopportarla con tanta facilità.
Sbuffò, spegnendo la sveglia e girandosi dall'altra parte, senza la minima voglia di lasciare la calda morsa della coperta.
Allungò la mano per cercare suo marito, ma non riuscì a sentire nulla, se non il materasso vuoto ed era molto strano: Kurt ultimamente dormiva molto e non si alzava più così presto da varie settimane.
"Kurt...?"
Blaine mugolò il nome del marito, cercando una sua risposta, che fortunatamente non tardò ad arrivare.
"Sono in cucina amore, ti porto la colazione aspetta."
Il moro sorrise: era veramente tanto che non facevano colazione insieme a letto ed era bello, perchè lo riportava ai primi tempi in cui avevano abitato ne Loft e la mattina si preparavano sorprese a vicenda.
Sorrise ricordando quello e tenne gli occhi chiusi anche quando sentì chiudersi la porta della camera e un secondo peso affondare leggermente il materasso.
"Buongiorno tesoro."
Un dolce bacio si posò sui capelli ricci del più piccolo, che tirò a sé il mezzo soprano per rispondere con un bacio assonnato sul collo.
"Buongiorno a te..."
Aprì gli occhi e rimase stupito nel vedere quelli di suo marito dritti nei propri, di quel colore così chiaro da sembrare trasparente e un sorriso strano in volto.
"Alzati, altrimenti si fredda."
Il più piccolo annuì e, dopo essersi stiracchiato, si alzò, perdendo quasi un battito quando posò lo sguardo alla porta della stanza: Rachel era lì in piedi, doveva essere arrivata di fretta perchè non era neanche truccata, e lo stava guardando con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
Era molto confuso in quel momento.
"Ragazzi, che cosa sta succedendo? Rachel perchè sei qua?"
"E' venuta semplicemente a farci un saluto, dai bevi il caffè."
Blaine abbassò lo sguardo per prendere la tazzina, ma in quel momento sentì tutti i muscoli del suo corpo tremare: tra le mani Kurt non aveva una tazza di caffè, ma bensì un biberon trovato chissà dove, pieno di latte.
Che cosa voleva significare?
"Ma cosa...?"
"Dovrai imparare ad usarlo per nostro figlio, no?"
Kurt gli sorrise sinceramente, mentre gli occhi gli si iniziavano a riempire di lacrime di gioia e Blaine lo guardava senza neanche credere a tutto quello che stava succedendo.
"Vuoi dirmi che...?"
"Si, ha accettato la mia proposta."
Rachel sorrise felice ai due, mentre Blaine iniziò a piangere senza che potesse fare nulla per fermare le lacrime: quelle però erano lacrime di gioia, gioia perchè sapeva che Kurt avrebbe fatto la scelta giusta.
Senza neanche pensarci scattò felice al collo del marito, abbracciandolo senza riuscire a smettere di singhiozzare, mentre anche Kurt iniziava a piangere di gioia e ricambiava stretto l'abbraccio: finalmente sarebbero diventati una vera famiglia.
Rachel restò ferma sulla porta, con delle lacrime di commozione che le scendevano dal viso, mentre guardava la scena e si rendeva finalmente conto di quanto avrebbe potuto rendere felici Kurt e Blaine.
Il viaggio stava per iniziare e sapevano che non sarebbe stato facile, ma ce l'avrebbero fatta, insieme.



Note dell' autrice:
Salve a tutti e buonasera!
Eccomi qua con il quarto capitolo della long.
Spero davvero che vi piaccia.
Voglio ringraziare le persone che hanno messo la Long nelle preferite\ricordate\seguite: mi avete fatto veramente molto piacere.
Me lo fareste davvero anche se mi faceste sapere che cosa ve ne pare, perchè non so se vi sta interessando oppure no, quindi se poterla continuare o meno:
fatemi sapere :)
Un bacio e a presto.

Giulia Pierucci

Courage, it will be OkayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora