Il Piano [Seconda Parte]

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"Tu sei tutto pazzo a voler uscire con questo freddo, sappilo."
Una Rachel totalmente infreddolita stava cercando di tenere il passo dietro a Blaine che, quasi senza darle retta, camminava spedito per le strade si New York.
"Non ti lamentare, non è poi talmente freddo oggi."
La ragazza spalancò gli occhi.
"Non è poi talmente freddo oggi? Ma se ci sono i pinguini che ci stanno salutando!"
Blaine ridacchiò appena e si voltò verso l'amica infreddolita.
"Dopo ti pago una cioccolata calda, promesso."
Lei sospirò.
"Sarà meglio per te."
Rachel continuò a seguire il ragazzo, sfregandosi di tanto il tanto le mani tra di loro per cercare di riscaldarsi un po': certo New York non era la città conosciuta da tutti per il caldo tropicale, ma quel pomeriggio le temperature erano veramente basse.
La mora aveva deciso di accompagnare Blaine a fare una passeggiata, dopo essere stato tutta la mattinata in ospedale con Kurt aveva bisogno di sgranchirsi le gambe. Il castano sarebbe tornato a casa la sera stessa e Burt si era offerto di restare con lui il pomeriggio, insieme alla moglie Carole.
Blaine camminava a passo svelto, cercando di ignorare le raffiche gelate che a tratti gli colpivano il volto, aveva un pensiero fisso nella testa e cercava solo il momento giusto per esporlo alla ragazza.
Aveva deciso di passare un pomeriggio con lei per riprendersi dalla tristezza delle sale di ospedale e per poter mangiare qualcosa di decente che non fossero i soliti panini del bar al piano terra: non che non volesse stare con suo marito, anzi, ma aveva bisogno di fare due passi.
"Rachel?"
Improvvisamente si voltò verso la ragazza, incrociando i proprio occhi ambrati a quelli scuri di lei. La ragazza si fermo di istinto e inclinò leggermente la testa, facendogli cenno con la mano di andare avanti nel discorso.
"Ricordi che ti ho detto di voler chiedere aiuto a Karofsky, vero?"
Lei annuì.
"Temo che la mia ipotetica vicinanza a lui possa far insospettire Kurt, sai con tutto quello che abbiamo passato..."
Un leggero velo di paura si impossessò per qualche secondo degli occhi del ragazzo: l'ultima cosa che voleva in tutta la sua vita era far preoccupare inutilmente suo marito. Sapeva che Karofsky era l'unico che forse avrebbe potuto dare una mano al gruppo, ma l'idea che Kurt potesse sospettare di una possibile storia lo faceva stare male. Ci erano già passati e certo non erano stati dei bei mesi.
Rachel colse la preoccupazione negli occhi dell'amico, gli si avvicinò stringendogli la mano nella propria e gli sorrise nel modo più dolce che poteva.
"Non ti devi preoccupare di questo, se vuoi ci parlo io con lui e gli spiego che non deve far insospettire Kurt. Credo che l'unica cosa di cui tu debba avere cura adesso è tuo marito: non fargli mancare nulla e assicurati d esserci sempre per lui. Tutto il resto verrà di conseguenza, ne sono certa."
Blaine si illuminò all'istante alle parole di Rachel e la abbracciò, ringraziandola per tutto quello che stava facendo per lui.
"Tu e Kurt siete una seconda famiglia per me e questo bambino ve lo meritate più di ogni altra cosa."
Il moro sorrise ancora, continuando a tenerla per mano mentre ricominciava a camminare, dirigendosi verso il bar all'angolo della strada.
Rachel lo seguì, senza staccare la mano dalla sua, ma iniziò a passare gli occhi dalle mani incrociate al volto teneramente rilassato di Blaine e non potette fare a meno di interrompere il silenzio che si era creato tra loro con una battutina.
"Blaine?"
Il ragazzo si voltò verso di lei.
"Sì?"
"Fa tanto gay questa cosa."
Il moro la guardò inizialmente senza parole, poi iniziò a ridere, accentuando il movimento delle mani unite e tentando di saltellare per le strade, cosa che fu prontamente repressa da una Rachel in preda alle risate.
"Fermo, ci prenderanno per deficienti!"
Blaine aveva deciso di prendere tutto come un gioco e iniziò a trascinarla più velocemente per la strada, fermandosi poi di botto davanti ad una vetrina.
La ragazza non capì: quella a cui erano fermi era una la vetrina di un negozio di animali e Blaine sembrava essere attratto da qualcosa in particolare.
"Rachel, guarda quel gattino, non è un amore?"
Blaine aveva messo gli occhi su un micio sul grigio che aveva la gabbietta davanti alla vetrina, sembrava non volergli levare gli occhi di dosso: era un gatto piccolo e con due occhioni quasi spauriti, il pelo sembrava molto morbido.
"Kurt ne andrebbe matto!"
La ragazza sospirò divertita: sapeva come era fatto il ragazzo e non gli avrebbe certo permesso di prendere quel micio così dal nulla.
"Si davvero carino, adesso però andiamo."
"No aspetta, fammi entrare solo un attimo a dare un'occhiata."
Lei lo guardò sospirando nuovamente: inutile dire che se Blaine si metteva in mente una cosa niente e nessuno poteva smuoverlo da essa.
"Blaine..."
"Sono un attimo dai!"
Neanche il tempo di finire la frase che il ragazzo era già entrato nel negozio e si era diretto al gattino, carezzandogli la testa e guardandolo come fosse l'animaletto più bello che avesse mai visto.
"Rachel dai, guarda questi occhioni!"
La ragazza rideva, quando ci si metteva era chiaro come il sole che Blaine si comportasse peggio dei bambini e qualcosa le diceva che ci sarebbero stati più di un minuto lì dentro e che forse non sarebbero neppure usciti a mani vuote.
Bhe, nei peggiori dei casi si disse che avrebbe convinto Jessie a prendere un coniglietto pure loro.


La sera stessa Blaine aveva deciso di rimanere a casa e preparare la cena per quando Burt avrebbe accompagnato a casa il figlio dall'ospedale.
Non era certo un cuoco provetto, ma se la sapeva cavare discretamente e non aveva problemi a cucinare qualcosa di buono per suo marito, che doveva rimettersi in forze.
Aveva apparecchiato accuratamente la tavola in modo semplice, ma senza far mancare un fiore bianco, più precisamente un giglio, al centro della tavola.
Aspettava con impazienza che il marito tornasse, buttando di tanto in tanto un occhio alla scatola in sala, grande e colorata; sorrise soddisfatto e si sedette su una sedia aspettando il ritorno di Kurt.
Sorrise immaginando il sorriso che sarebbe nato sul volto dell'amato una volta visto il bellissimo regalo che gli aveva fatto e non vedeva l'ora di vederlo varcare la soglia di casa per poterlo anche abbracciare forte a sé: erano stati divisi solo un pomeriggio, ma sembravano passati giorni per Blaine.
Mentre era immerso nei pensieri sentì la porta aprirsi e vide Carole e Burt entrare in casa, seguiti da un infreddolito Kurt coperto fino al collo da ogni sorta di abito immaginabile.
"Fuori sembra di stare al Polo Nord, veramente!"
Carole e Burt salutarono Blaine, poi si avviarono verso la stufetta per riscaldarsi un po'; il moro invece corse a stringere il marito tra le braccia, lasciandogli un bacio a fior di labbra.
"Hai le mani gelate!"
Kurt annuì e si strinse un attimo a Blaine, cercando il calore del corpo del ragazzo.
"Lo sai che potrei tranquillamente mantenere freddo qualsiasi cosa in inverno."
Si levò il giacchetto e la sciarpa, per poi avvicinarsi anche lui alla stufa.
Nessuno dei tre sembrava essersi accorto della scatola in sala.
-Miao-
Dal nulla i tre arrivati sentirono uno strano rumore provenire dal salotto e si guardarono intorno per cercare di capire da dove provenisse tale rumore.
Kurt sgranò gli occhi non appena vide l'enorme scatola in sala: non si capacitava di come non avesse fatto a no essersene accorto immediatamente.
"Blaine, tesoro: che cosa c'è là dentro?"
Il moro sorrise entusiasta, cosa che fece aumentare ulteriormente la curiosità di Kurt.
"Un mio piccolo regalo per te."
Burt e Carole si guardarono: loro non ne sapevano assolutamente nulla.
"Sei certo che non ci sia nulla di pericoloso?"
Kurt si avvicinò lentamente alla scatola, scrutandola attentamente per capire che cosa potesse contenere: non aveva molte idee in testa, sinceramente.
"Dai aprila!"
Quando fu vicino il moro non resistette più e iniziò ad incoraggiare il castano affinché l'aprisse; quest'ultimo rise piano per la furia tipica di un bambino del marito e aprì il coperchio della scatola.
Gli occhi azzurri si schiarirono ulteriormente e iniziarono a brillare di luce propria non appena quel piccolo e tenero gattino apparve alla vista di Kurt; non se lo fece ripetere due volte e subito lo prese in braccio iniziando ad accarezzarlo e cullarlo. Felicità. Ecco che cosa esprimevano i suoi occhi in quel momento, non si chiedeva neanche come avesse fatto a prenderlo così velocemente senza dirgli nulla. Era solo felice di quel regalo così tenero.
"Forse Natale è arrivato in anticipo quest'anno."
Kurt si voltò e sorrise al marito, mentre i suoi genitori si guardavano senza parole.
"Ti piace?"
"Lo amo, davvero. Sono solo un po' sorpreso."
Blaine sorrise e si avvicinò a Kurt per abbracciarlo delicatamente.
"Così non sarai mai da solo, anche se in casa non ci saremo io e tuo padre potrai restare con questo bel cucciolo."
Accarezzò la testolina del gattino e baciò la tempia del marito.
"Brian, credo che lo chiamerò così."
-Miao-
"Si, credo che gli piaccia."
La famiglia quella sera fu troppo impegnata a fare le feste al nuovo arrivato e, per sbaglio, i biscotti furono dimenticati nel forno; solo il miagolio notturno di Brian verso il forno fece ricordare a Blaine cosa ci aveva dimenticato.


Note dell'autrice:
Buonasera a tutti ragazzi!
Sono in tarda lo so, ma finalmente ho finito questa cosuccia dopo alcune peripezie e rompimenti dalla scuola che si, stretta fin da subito.
Spero solo che vi piaccia, vorrei tanto sapere che ne pensate perchè mi sembra di stare navigando un po' a caso, senza apere se vi piace o meno come Long.
Per il resto nulla, buona lettura e buona notte.
Un bacio

Giulia Pierucci

Courage, it will be OkayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora