Predisposizione genetica

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"Sta tranquillo, andrà tutto bene, ne sono sicuro."
Blaine stava cercando in tutti i modi di tranquillizzare suo marito, ma l'ansia si era impossessata di Kurt, che da più di mezz'ora stava camminando avanti e indietro senza sosta nella sala del Loft.
Il suo peggior incubo si stava realizzando: le sue analisi non andavano bene, c'era qualcosa che non andava.
"Come posso stare tranquillo in un momento del genere!?"
Il castano alzò la voce in uno scatto d'ira: era sempre stato un ragazzo che scattava con nulla, ma quando si trattava della salute di qualcuno era incontrollabile, quindi si stava anche tenendo fin troppo dato che si stava trattando della sua salute.
"Magari le analisi non erano corrette e sono certo che la tac non rivelerà nulla che già non sappiamo già."
"Spero."
Il moro guardava suo marito camminare nervosamente e si sentiva in colpa non riuscendo a fare nulla per calmarlo: sapeva bene che avvicinarsi in quel momento non era una buona scelta, quindi se ne stava a debita distanza sul divano della sala, guardando quell'uragano solcare il pavimento.
"Quando abbiamo la visita?"
"Domani mattina abbiamo il colloquio con il medico che ci spiegherà che cosa ha visto, poi dopo pranzo sarai sottoposto alla tac. Kurt davvero, stai tranquillo, andrà tutto bene, coraggio."
Il più grande si fermò, finalmente, e andò a sedersi accanto al marito, posando la testa sulla sua spalla: non era mai stato un ragazzo molto fisico, ma gli faceva bene sapere che al suo fianco c'erano due mani forti che lo avrebbero sempre sostenuto, in qualsiasi circostanza.
Il moro lo strinse forte a sé, carezzandogli la schiena e cercava di cullarlo per fargli andare via ogni preoccupazione dall'anima, ma sapeva che sarebbe stata un'impresa ardua.
Sospirò pesantemente, senza sapere che fare, ma dopo pochi secondi il campanello suonò e, svogliatamente, Kurt si staccò dal corpo del marito per andare ad aprire la porta.
Si trovò davanti Jessie e Rachel, lei con uno sguardo cupo e preoccupato stampato in volto.
"Ehi ragazzi, entrate pure"
I due annuirono piano e entrarono in quel piccolo Loft, salutando i due sposi e mettendosi seduti sul secondo divano, di fronte a quello dove era Blaine.
"Vado a preparare del caffè, voi intanto fate come se foste a casa vostra, bhe cosa che in parte è vera."
Kurt si sforzò di sorridere, prima di scomparire in cucina e sentirlo aggeggiare con la macchinetta del caffè.
"Ragazzi, a cosa devo la vostra visita?"
"Kurt mi ha messaggiato dicendo che c'erano problemi con le analisi, in che senso?"
Fu Rachel a parlare, chiaramente turbata.
"Ehm..."
Blaine cercò di rispondere, ma fu preceduto da Kurt, che prese la parola tornando in sala con un sacchetto di biscotti da offrire ai due ospiti.
"Scusa Rachel se non ti ho spiegato per bene, in pratica hanno detto che le analisi erano sballate e quindi domani il medico vuole vederci e ha detto che mi devo sottoporre ad una tac."
"Oddio..."
"Speriamo non sia nulla di grave, tu ti senti diverso?"
Kurt osservò Jessie prima di rispondergli, effettivamente ultimamente si sentiva diverso, ma non capiva il motivo, aveva dato la colpa ad una possibile influenza, ma non aveva mai indagato più a fondo.
"Si, in verità sono molto più stanco del solito e mi affatico con nulla, ma ho sempre pensato che fosse un'influenza, nulla di più."
"Potrebbe anche essere mononucleosi, si spiegherebbero anche le analisi scorrette."
"Forse si, ma non ho avuto febbre, o almeno non alta."
"La mononucleosi" iniziò Jessie "Si può contrarre anche senza la febbre, solo con i sintomi di spossatezza. Se fosse quello però non capisco il senso di farti fare pure una tac."
"E' quello che ci preoccupa, il fatto che il medico creda che serva questo accertamento urgentemente e non ci ha voluto dire per telefono il motivo."
Rachel guardò i due per un attimo, poi prese un biscotto e sospirò appena.
"Spero proprio che non sia nulla di grave."
"A chi lo dici."
Kurt andò a prendere il caffè e si sedette accanto al moro, che gli strinse la mano, carezzandola piano.
"Cerchiamo di essere positivi amici miei, ne abbiamo passate tante e sicuramente supereremo anche questa. Non pensiamo adesso però e dimmi Rachel, come vorrai essere chiamata da nostro figlio?"
Il mezzo soprano cercò di cambiare discorso per non far aumentare la propria ansia e decise di pensare positivo, che tutto si sarebbe risolto per il meglio, anche se aveva una strana sensazione addosso.
Rachel ci pensò un attimo, poi un sorriso le illuminò il volto e rispose con gioia.
"Zia Rachel, assolutamente e tu, ovviamente, zio Jessie. Saremo i migliori zii del mondo!"
Jessie sorrise e di rimando anche la coppia di giovani sposi, intenerita dalla determinazione della ragazza nel portare avanti il loro sogno.
"Però una cosa, voglio che sappia tutto."
Tutti si fermarono a guardare Blaine e riflettere su quello che aveva detto.
"Insomma, voglio che sappia che è stata Rachel a partorirlo, anche se fin dal primo istante era nostro figlio."
Kurt sorrise e baciò la guancia dell'uomo, mentre Rachel e Jessie li guardavano.
"Dovremo trovare un modo carino per dirlo, ma lo possiamo fare."
La castana annuì forte e si alzò per abbracciare i due ragazzi, in uno slancio di gioia.
"Sarete i migliori papà del mondo, ragazzi."

Quella notte i coniugi Hummel-Anderson, specialmente il castano, non erano riusciti a chiudere occhio e adesso si trovavano da venti minuti seduti sulle scomode sedie della clinica dove stavano aspettando impazienti l'arrivo del medico. Erano tesi e nervosi, non vedevano l'ora di levarsi il pensiero e sapere che cosa c'era che non andava.
Kurt continuava a girarsi e rigirarsi sulla sedia, alzandosi ogni tanto per passeggiare nel corridoio, per poi tornare a sedere, il silenzio regnava tra i due, in quel momento non servivano parole, ma solo gesti.
Per fortuna il medico non tardò ad arrivare e, non appena lo videro, si alzarono in piedi entrambi.
"Buongiorno dottore."
"Buongiorno ragazzi, accomodatevi pure nello studio, io arrivo subito."
I due ubbidirono all'uomo e andarono a sedersi sulle poltrone del piccolo studio, posando gli occhi sulle foto di due bambine che erano sulla scrivania, in bella mostra.
"Sono le mie bambine, si chiamano Valerie e Camille."
Il medico entrò nello studio dopo essersi messo il camice bianco e notò che i due ragazzi stavano fissando la foto delle sue due figlie, i suoi due piccoli tesori ai quali teneva più che alla sua stessa vita.
"Sono adorabili."
Blaine sorrise guardando l'uomo di fronte a lui, che lentamente si metteva a sedere di fronte alla giovane coppia.
"Grazie ragazzi. Adesso però vorrei parlarvi del motivo per il quale vi ho convocati."
I due annuirono.
"Le analisi del signor Anderson vanno bene, ma in quelle del signor Hummel abbiamo riscontrato delle anomalie. Il numero dei globuli bianchi è molto superiore alla norma, questo significa che c'è qualcosa nel suo organismo che esso sta cercando di cacciare fuori o di distruggere. Lei si sente diverso in questo periodo?"
"Sono stanco, più irascibile, ma credevo fosse per una influenza."
"No, il numero di globuli bianchi è superiore ad una comune influenza. Con i sintomi che mi ha detto potrei pensare ad una mononucleosi anche, ma mi sembra strano, raramente si manifesta senza la febbre. Adesso vorrei farle una domanda, ma mi deve promettere che starà calmo e non si agiterà."
Kurt sbiancò appena a quelle parole, che cosa mai avrebbe dovuto chiedere il medico?
Blaine sentendolo irrigidire stringe con forza la mano del ragazzo e insieme annuirono al medico, che prima di parlare prese un respiro profondo.
"Nella sua famiglia ci sono stati precedenti casi di pazienti malati di cancro?"
Silenzio: ecco l'unica cosa che in quel momento cadde nella stanza. Kurt iniziò a tremare a quelle parole e si stringe verso il corpo del marito, che guardava i due come se fosse in un sogno.
"S-si..mio padre ha avuto il cancro, perchè?"
"Non vorrei spaventarla, ma potrebbe essere geneticamente predisposto pure lei, signor Hummel."
Una semplice frase per far crollare in mille pezzi il piccolo mondo dei due sposini.


Note dell'autrice:
Ed eccomi qua con un nuovo capitolo, finalmente.
Si, so che è più corto dei precedenti, ma sono stata molto occupata in questi giorni e sinceramente la voglia di scrivere non è molta.
Per fortuna l stage è terminato e questo significa che potrò aggiornare più spesso, ye (?)
Comunque, che ne pensate di questo capitolo? Sarei felice se me lo faceste sapere :)

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Per chi fosse interesato sulla mia pagina Facebook ho aperto un contest, spero che qualcuno partecipi (?)

Detto questo un bacio e a presto.

Giulia Pierucci

Courage, it will be OkayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora