Il responso della risonanza [Parte seconda]

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"Quindi fammi capire: ti sei trasferito qua, hai fatto la scuola di infermeria e adesso stai facendo tirocinio qua all'ospedale?"
"Si, esatto."
Dave era andato in pausa pranzo e aveva deciso di passarla in compagnia di Kurt, per aggiornarlo della propria spiegazione e non lasciarlo da solo.
Aveva convinto Blaine, Carole e Burt ad andare alla caffetteria al primo piano per prendere qualcosa da mangiare, promettendo loro che non avrebbe lasciato solo il ragazzo.
Sapeva che, in qualunque modo, non ci avrebbero messo molto a mangiare e tornare da Kurt, ma in fondo non gli dispiaceva passare un po' di tempo solo da lui: non si erano "lasciati" bene a Lima, non avevano avuto modo si avere tregua prima che ripartissero per New York e forse potevano sistemare tutto.
"E dimmi, come ti trovi qua?"
Dave pensò un attimo prima di formulare una risposta.
"Inizialmente credevo che fosse una città troppo caotica, forse però perchè è tutto talmente differente da Lima. Le prime notti non riuscivo neanche a dormire per tutto il trambusto che c'era, poi piano piano mi ci sono abituato e mi sono ambientato abbastanza bene."
Kurt annuiva alle sue parole: non sapeva bene come reagire a quella presenza nella sua stanza: certamente poteva stare tranquillo che non lo avrebbe picchiato come ai tempi del liceo, ma provava un certo distacco da lui.
Forse, pensava, perchè in cuor suo non lo aveva ancora completamente perdonato per essersi messo con Blaine tre anni prima, pur sapendo bene tutto quello che gli aveva fatto passare al liceo; doveva ammettere però che era stato proprio Dave alla fine a riportare Blaine tra le proprie braccia.
Cercava di essere il più cordiale possibile, anche perchè il ragazzo che gli si presentava davanti sembrava pacato e riflessivo, niente a che vedere con la sua ombra adolescenziale.
Kurt credeva che dovesse dargli almeno un'opportunità, in fondo se la meritava.
"Kurt, posso farti una domanda?"
Il castano fu risvegliato dai propri pensieri dalla voce di Dave, che lo stava chiamando.
"Certo, dimmi pure."
"Come mai sei finito qua in ospedale? Blaine mi ha detto qualcosa, ma il medico sinceramente mi è sembrato strano quando mi ha chiamato per portarti in stanza."
Il cuore di Kurt perse un battito: come strano? Aveva per caso visto qualcosa che non andava nella risonanza?
Cerco di sembrare il più calmo possibile mentre dava la sua risposta, come se non volesse far trapelare il minimo dolore.
"Era da un po' di tempo che non stavo bene, quindi sono andato da un medico per fare una tac, da lì hanno visto qualcosa di sospetto e hanno voluto fare accertamenti."
Sapeva di non aver detto completamente la verità, ma non voleva far sapere a nessuno che avevano voluto avere figli e che avevano iniziato le analisi di routine.
Il pensiero che forse, se mai avessero visto qualcosa di strano nella risonanza, non avrebbe mai potuto avere un figlio biologicamente suo lo faceva stare molto male, quindi cerava di pensarci il meno possibile.
Sapeva quanto Blaine tenesse a mettere su una famiglia propria e se non avessero potuto a causa sua sapeva che non se lo sarebbe mai perdonato per niente al mondo.


"Non ci voglio neanche pensare."
La voce potente di Burt rimbombò leggermente all'interno della mensa, mentre si faceva cadere quasi a peso morto sulla sedia dietro di lui.
Sentiva le lacrime che gli premevano sugli occhi e un nodo allo stomaco che gli aveva fatto passare completamente l'appetito; si era allontanato da Kurt tanto quanto bastava affinché le sue paure uscissero fuori e si manifestassero.
Le parole del medico gli rimbombavano nelle orecchie, poteva chiaramente sentire la voce di quell'uomo avvertirlo di una possibilità che suo figlio avesse il cancro e lui, uomo forte e determinato, non avrebbe mai potuto sentire niente di peggiore.
Carole gli stringeva forte la mano e Blaine teneva la testa bassa, senza il coraggio di guardarlo negli occhi; almeno lui non doveva piangere: doveva farlo per Kurt, ma anche per Burt e Carole. Si sarebbe potuto permettere di piangere solo quando si sarebbe trovato da solo, ma non in quelle circostanze: doveva essere forte, doveva essere la roccia per suo marito e i suoi suoceri.
Blaine però sentiva le mani tremare alle parole di Burt: allora il medico aveva davvero visto qualcosa nella risonanza se gli aveva detto quelle parole?
Kurt poteva veramente avere il cancro?
Il moro prese un respiro profondo, cercando di non farsi sentire, e ricacciò indietro quelle lacrime ribelli che cercavano di uscire dai suoi occhi ambrati; alzò il viso e si avvicino al suocero per stringerlo in un caldo abbraccio, cercando di rassicurarlo, per quello che era possibile.
"Non ti preoccupare, qualunque cosa succeda la affronteremo insieme, come sempre."
L'uomo si era legato molto negli anni a Blaine e non poteva spiegare a parole la riconoscenza che provava verso quel ragazzo: sapeva per certo che amava Kurt con tutto se stesso e che non avrebbe permesso a niente e nessuno di scalfirlo. Considerava il moro un po' come un secondo figlio e sapeva che per qualsiasi cosa avrebbe sempre potuto contare su di lui.
"Grazie Blaine, davvero."
Il ragazzo annuì piano e sciolse lentamente l'abbraccio: anche a lui l'appetito era andato via del tutto.
"Credete sia meglio tornare da Kurt?"
I due coniugi si guardarono per qualche istante, poi fu Carole la prima a parlare.
"Vai tu Blaine, io e Burt restiamo un po' qua, magari ci prendiamo una boccata d'aria e arriviamo tra una mezz'oretta."
Il ragazzo annuì e si avviò verso la stanza del marito, cercando di sembrare il più naturale possibile: non volevano dire del subbi del medico, non volevano far preoccupare Kurt più di quello che già non era.
Una volta arrivato alla porta prese un respiro profondo e la aprì, trovando Kurt a leggere una rivista in silenzio, solo nella stanza.
"Tesoro, sono tornato."
Il castano distolse gli occhi dalla rivista e lo salutò con un sorriso, prima che Blaine si avvicinasse per dargli un bacio sulle labbra.
"Non c'era Dave con te?"
"E' andato via giusto qualche minuto fa, aveva il secondo turno."
"Posso?"
Blaine indicò il letto, chiedendogli se poteva sedersi con lui sul letto; ovviamente il castano annuì e tirò su le gambe per farlo sedere, per poi sentire il bisogno di stringerlo tra le proprie braccia, lasciando Blaine di stucco.
"Lo so che cosa stai facendo."
L'altro ragazzo lo guardò, senza capire.
"Facendo cosa, Kurt?"
"Stai facendo il marito forte, quello che non si scompone. So però che sei preoccupato per me, te lo leggo negli occhi. Hai bisogno tu per una volta di essere rassicurato e di essere abbracciato."
Senza aggiungere altro lo strinse maggiormente a sé, facendo combaciare la testa del ricco con il proprio petto, sapendo bene che il battito del cuore riusciva sempre a rilassare Blaine.
Il ragazzo infatti sorrise, ringraziando mentalmente una qualche divinità per avergli fatto trovare un marito così speciale: sentiva il cuore battere sempre di più ricolmo d'amore per quel castano tanto fragile quanto forte.
"Ti amo."
"Ti amo anche io, Blaine."


Quando Burt, Carole e il medico entrarono nella loro stanza, quasi quaranta minuti dopo, trovarono Blaine ancora sul letto del marito stretto tra le sue braccia, mentre teneva gli occhi chiusi e respirava il suo odore, mentre Kurt lo carezzava sulla schiena e le spalle, baciando di tanto in tanto i capelli ricci.
Non appena sentirono la porta aprirsi Blaine si staccò di malavoglia dal marito e tornò a sedersi sulla sedia, sentendo improvvisamente uno strano nodo allo stomaco alla vista del dottore con i mano la risposta.
"Salve Hummel, come si sente?"
"Il giramento di testa è passato, solo ancora un po' stanco."
L'uomo annuì, per poi prendere appunti sulla cartella clinica e continuare.
"Siete tutti parenti, allora in questo caso potete restare dentro. Abbiamo visto più e più volte la sua risonanza e abbiamo visto un accumulo sospetto al livello polmonare. Non siamo sicuri al cento per cento e dovremmo farle un prelievo del tessuto per esaminarlo, ma all'ottantacinque per certo lo possiamo catalogare come tumore al polmone."
La voce dell'uomo si fece sempre più grande ad ogni parole, captando la disperazione improvvisa negli occhi di quel gruppo di persone che gli stava davanti: odiava dare delle notizie come quelle, ma faceva comunque parte del suo lavoro.
"Per fortuna non è in uno stadio letale, se così fosse siamo riusciti a prenderlo in una forma non troppo avanzata, anche se non iniziale: dovrebbe sottoporti a delle terapie, ma avrebbe comunque buone possibilità di salvarsi."
Quelle parole trafissero il cuore di tutti: sapeva che voleva dire che non era un tumore benigno, ma maligno, cosa che infatti venne accertata dal medico.
"Si tratterebbe di un tumore maligno dalla forma e dal tipo di tessuto che siamo riusciti a vedere, ma con le terapie riusciremmo a bloccarlo prima che vada a prendere il cuore. Mi dispiace davvero signor Hummel di averle dato una notizia così, ma domani verremo per fare il prelievo."
Sapeva che sarebbe dovuto uscire per lasciarli soli, infatti non perse altro tempo.
"Per qualsiasi cosa non esitate a chiamarmi. A domani."
La famiglia non rispose, ma non appena chiuse la porta tutti gli occhi si andarono a bloccare su Kurt: non stava piangendo, come tutti si aspettavano, i suoi occhi erano diventati quasi trasparenti e fissava un punto non ben definito delle lenzuola.
Burt e Carole accorsero subito ad abbracciare il ragazzo, sentendo le lacrime di puro dolore che invadevano il loro viso, mentre Blaine rimase paralizzato, sentendo le gambe iniziare a tremare e la testa frasi pesante, mentre si sedeva sul letto e prendeva l amano del marito.
Nessuno ebbe il coraggio di parlare per molto tempo e, inutile dire, che nessuno abbandonò quella sala d'ospedale quella notte.


Note dell'autrice:
Ciao ciao ragazzi!
Ecco anche la seconda parte del capitolo, quella che il PC l'altra volta aveva deciso di sua spontanea volontà di eliminare, per divertimento.
Siamo arrivati al dunque, finalmente e abbiamo avuto la risposta alla risonanza, ye.
Mi farebbe piacere sapere che cosa ne pensate, se dovremi migliorare qualcosa o altro.
Per il resto nulla da dirvi, tranne che "Ti am, ti odio" verrà aggiornata più avanti perchè i capitolo mi richiedono più tempo e dato che venerdì ho l'esame di recupero preferirei rimandare.
E niente, vi auguro buona lettura e alla prossima.
Un bacione.

Giulia Pierucci

Courage, it will be OkayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora