Ci sono io con te

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Il suono delle sirene che invasero il piccolo teatro in maniera quasi prepotente, due medici corsero dentro verso il camerino di prova e lo videro lì, steso a terra: un ragazzo di meno di venticinque anni, scosso da fremiti e tremorii continui. Un altro ragazzo accanto a lui che cercava di tenerlo fermo, con le lacrime che gli pungevano gli occhi spauriti; era chiaro che il castano stesse avendo un forte attacco epilettico.
Immediatamente ordinarono al moro di spostarsi e caricarono il ragazzo sulla barella, fermandogli saldamente braccia e gambe e caricandolo sull'ambulanza per portarlo velocemente in ospedale.
Blaine fece per salire con loro, ma fu prontamente fermato da uno dei medici, che gli fece cenno di no con la testa.
"Ci raggiunga in ospedale con la sua auto, non può salire sull'ambulanza."
Chiuse le portiere senza la minima grazia, partendo e lasciando il ragazzo fermo a guardare l'ambulanza andare via portandosi con sé suo marito.
Sentiva le gambe tremare e il petto che sembrava volesse esplodergli dal petto da un momento all'altro: voleva andare con loro, non avrebbe mai voluto lasciare solo suo marito.
Si sentiva debole, sapeva che non sarebbe riuscito da solo ad arrivare all'ospedale; aveva paura, aveva tanta paura: perchè Kurt aveva avuto quella crisi improvvisa?
Per fortuna la costumista era lì, pronta a soccorrere il suo amico.
"Vieni Blaine, ti accompagno io."
Il ragazzo era chiaramente scosso e sotto shock, si lasciò trascinare quasi di peso verso la macchina, mentre sentiva il petto tremare e lo stomaco sempre più chiuso in una terribile morsa.
Non si rendeva quasi conto di quello che stava succedendo intorno a lui, sapeva solo che Kurt, il suo amato Kurt, si era sentito male e lo avevano appena portato via e lui non aveva potuto fare nulla per impedirlo, non aveva potuto aiutarlo e non era con lui in quel momento e quella era la parte che più lo turbava.
Sperava solo di arrivare il più in fretta possibile, aveva promesso che non avrebbe mai abbandonato suo marito e certo non poteva rompere la promessa in un momento così particolare; non voleva lasciarlo solo in una camera di ospedale, non lo poteva permettere.
Non stava piangendo in quel momento, solo qualche lacrime ribelle gli rigava le guance, aveva lo sguardo fisso nel vuoto, uno sguardo pieno di terrore e preoccupazione per l'uomo più importante della sua vita.
Vedeva le strade correre dietro di lui, mentre l'auto sfrecciava per le vie di New York alla volta dell'ospedale: batteva i piedi nervosamente, mentre si torturava le labbra con le mani.
Non ci misero molto ad arrivare, circa altri cinque minuti e, neanche fatto in tempo a parcheggiare l'auto, Blaine corse dentro l'edificio, raggiungendo a grandi passi la reception.
"Desidera?"
Dietro il bancone c'era una ragazzetta di neanche venticinque anni, capelli biondi platino e tutta truccata bene, che fu sorpresa dal vedere il moro arrivare di tutta fretta.
"Deve essere arrivata da poco un'ambulanza con dentro un ragazzo con una crisi epilettica, il suo nome è Kurt Hummel."
Blaine parlò di fretta, come se ogni secondo fosse prezioso e riuscì appena a mantenere i nervi saldi mentre guardava la ragazza che controllava sul computer: si vedeva che era alle prime armi lì dentro e che doveva ancora ambientarsi bene.
"Allora?"
"Si, lo hanno ricoverato d'urgenza, era un codice rosso. Adesso è al secondo piano, stanza 136."
Il moro ringraziò e si diresse velocemente agli ascensori per raggiungere Kurt: aveva il cuore che batteva all'impazzata.
Mentre era in ascensore si vide allo specchio: era pallido, con gli occhi pieni di paura e ansia, non ricordava l'ultima volta che si era sentito così; uscì non appena le porte si aprirono e raggiunse la stanza d'ospedale, fortunatamente un medico stava uscendo proprio in quel momento.
"Lei è un parente del signor Hummel?"
Blaine annuì.
"Si, sono suo marito, come sta adesso?"
"L'attacco siamo riusciti a farlo passare in poco tempo, ma è stato molto violento; adesso è sotto l'effetto di calmanti, ma domani dovremmo fargli delle analisi per accertamenti. Il ragazzo ne soffre?"
"No, questa è la prima volta che gli succede una cosa del genere."
"Ha preso qualcosa di strano ultimamente?"
"Non che io sappia, l'unica cosa è una sostanza che il medico gli ha iniettato per una visita."
"Okay grazie, faremo analizzare il sangue, forse poteva essere allergico a quella sostanza e non saperlo. Può entrare, ma non faccia troppo rumore.
"Grazie dottore."
Blaine sospirò ed entrò nella stanza, lui era lì, steso nel letto, attaccato alle flebo; si avvicinò e prese una sedia per mettersi accanto a lui.
Kurt sembrava dormire tranquillo, come se non fosse successo niente di niente, come se fosse stato solo un sogno; per il moro lui era bellissimo anche in quel modo, niente lo avrebbe reso meno bello ai suoi occhi.
Lo prese per mano, quella mano fretta, sottile e pallida, quella con la fede all'anulare, quella che non riusciva a non tremare leggermente, anche nel sonno.
"Kurt?"
Sussurrò piano, avendo paura di poterlo svegliare, ma voglioso di fargli capire che lui era lì e che non se ne sarebbe andato.
"Sono io amore, Blaine, sono qua e non me ne vado da nessuna parte, adesso ci sono io qua con te, non temere."
Strinse nella propria la mano di Kurt e la alzò al livello delle labbra per darle un bacio, mentre sentiva che gli occhi si stavano nuovamente riempiendo di lacrime.
Aveva già visto il castano steso su un letto di ospedale e aveva sperato con tutto il suo cuore che non dovesse mai più succedere una cosa del genere, ma sfortunatamente si sbagliava.
Kurt era un ragazzo che ne aveva passate tante ed era sempre stato forte molto forte, ma la vita forse si stava prendendo troppe volte gioco di lui, immischiandolo in faccende che sarebbero potute essere fin troppo grandi per lui; Kurt era sempre stato quello più forte tra i due, quello che aveva sempre dovuto lottare per farsi rispettare e non meritava tutto il dolore che gli stavano facendo passare.
"Sei un guerriero tu, lo sai? Sei molto più forte di quello che pensi e non ti lascerai abbattere da questo. Starai bene, ci sarò io che ti sosterrò, passo dopo passo, non ti lascerò cadere. Insieme, te lo ricordi?"
Blaine sorrise piano, cercando di non far tremare la voce, ma era molto difficile: Kurt non si muoveva, ma sapeva che lo stava ascoltando, sapeva che aveva captato la sua presenza lì dentro e che sapeva di non essere solo.
"Ebbi tanta paura quando qualche anno fa mi chiamarono dicendo che eri ricoverato perchè avevi affrontato un gruppo di ragazzi, mi catapultai in ospedale e non sapevo che fare, mi ricordo che ti vidi steso su un letto pieno di lividi e tagli e la mia unica voglia era quella di cercare i responsabili e fare loro di peggio. Ricordo che quando ti svegliassi la prima cosa che chiedesti fu di me e io non potei fare altro che sorridere pensando che fossi io il tuo primo pensiero, mi sentii veramente molto amato. Ebbi molta paura di perderti, anche se sapevo che era un timore infondato perchè non eri in pericolo di vita.
Ho tanta paura anche adesso sai? Ho paura perchè non so che cosa sta succedendo all'uomo più importante della mia vita e correi poter far qualcosa per lui, vorrei sapere come aiutarlo e come proteggerlo, vorrei fargli capire che è la mia ragione di vita.
Kurt io non so come farò, ma ti prometto che non ti succederà mai nulla di male finché io starò qua con te, non permetterò che ti succeda niente, te lo giuro."
Si accostò di più a Kurt e delicatamente poggiò le labbra su quelle del marito, per donargli un semplice bacio a stampo, colmo però di amore e di speranza.

Dopo una mezz'oretta il medico fu di ritorno con i risultati delle analisi e venne fuori che i suoi dubbi iniziali vennero confermati.
"Signor Anderson, le analisi hanno mostrato che il signor Hummel era fortemente allergico alla sostanza che gli è stata iniettata ieri sera, i globuli bianchi hanno fatto il loro lavoro, ma questa mattina la reazione allergica ha avuto la meglio e il ragazzo è andato in shock anafilattico. Poteva avere ripercussioni peggiori, ma per fortuna ci avete chiamato in tempo.
Abbiamo contattato il medico che gli ha fatto l'iniezione e ci ha detto che serviva per una risonanza con contrasto, questa verrà fatta domani mattina entro le dieci."
Blaine annuì, prendendo nota mentalmente di tutto quello che gli stava dicendo il medico.
"Posso rimanere per la notte, sono l'unico che ha."
"Si, non ci sono problemi."
Il moro ringraziò ed uscì un po' dalla stanza approfittando dell'arrivo delle visite mediche di routine per andare al bar dell'ospedale per mangiare qualcosa ed avvertire Burt e Rachel di quello che era successo.
Sapeva che non sarebbe stata una passeggiata parlare con il suocero, ma doveva farlo, anche lui doveva essere a conoscenza di quello che stava accadendo al figlio.
Prese il telefono e compose il numero di Burt, aspettando che rispondesse.
Non raggiungibile.
Provò una seconda volta.
Non raggiungibile.
Aspettò cinque minuti e provò una terza.
Non raggiungibile.
Sospirò, doveva avere il cellulare spento e, per sfortuna, non ricordava a mente il numero di casa.
Provò allora a chiamare Rachel, me non appena compose il numero si sentì chiamare da dietro.
"Blaine? Sei proprio tu?"
Il moro si girò, trovandosi davanti l'ultima persona che si sarebbe mai aspettato di trovare lì: David Karofsky.

Note dell'autrice:
Salve a tutti ragazzi!
Ecco qua il nono capitolo di questa cosaccia uscita male.
Potete ammirare la mia incapacità di scrivere scene vagamente Fluff, non siete contenti?(?)
Comunque.
Vi auguro una buona lettura, ringrazio chi segue questa storia, anche in silenzio, ma non vi mangio se vi fate sentire eh (?)
Un bacione, a presto.

Giulia Pierucci

Courage, it will be OkayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora