Parte 6

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UN ANNO PRIMA.

All'epoca, Thomas era appena diventato tenente. Aveva la sua squadra composta da Simon e Chris, poco più che venticinquenni. 

Erano corpi colmi di paure e ambizioni che avevano disonorato l'esercito per entrare a far parte di qualcosa più grande di loro, quel qualcosa che avrebbe cambiato il mondo.

Lavoravano su di un caso che non riuscivano a portare avanti. Serviva a tutti i costi un'infiltrato e chi? Se non Samantha Grenn, l'ex agente segreto finito in carcere per aver sparato ad un obiettivo senza avere nessuna prova che lo incriminasse. 

Era famosa nel campo, famosa per essere la ventenne ribelle, arrogante e presuntuosa, ma che credeva nella giustizia e nel difendere coloro che non ne erano in grado. 

Quando proposero il suo nome, Thom rise di cuore, scosse la testa, non avrebbe mai permesso che nella sua squadra perfetta entrasse del marcio come Samantha. Che avrebbero pensato tutti se per risolvere il caso, serviva l'aiuto di un rifiuto industriale? Ma forse la domanda di cui solo lui conosceva era: come controllare una ragazzina che non riesce a controllare se stessa?

Clain era l'uomo più importante in quell'ambito, aveva risolto il caso più grande degli ultimi due secoli, e la sua parola era quasi legge, quindi non fu difficile far assumere Samantha e promettergli la libertà se avesse accettato di aiutarli.

L'aveva cresciuta lui; aveva preso un ragazzina orfana e l'aveva trasformata in una sua fotocopia, forse troppo impulsiva e ancora troppo giovane.

Il giorno in cui la ragazza arrivò al campo di addestramento, dove sarebbe stata per un mese se avesse accettato di aiutarli, nessuno mai lo dimenticherà. Il suo labbro rotto e lo zigomo nero, annunciavano una lite recente. <<Sempre lontano dai guai>> Clain rise di cuore abbracciandola. Samantha lo strinse forte a se, nascondendo il viso nell'incavo della clavicola. Le mani stringevano la giacca firmata dell'uomo quasi rovinandogliela, così allentò la presa, perché sapeva quanto ci teneva.

Lo guardò per qualche secondo e si capì che lo ringraziò solo con lo sguardo. Non lo avrebbe mai detto a voce, non avrebbe mai detto grazie, gli era stato insegnato proprio dall'uomo che aveva di fronte, ma non si trattene a parlare con gli occhi. 

La sua malattia era andata avanti, Clain non la vedeva da un anno ma il tempo era bastato al marrone per scomparire dalle sue iridi, per lasciare posto a chiazze di colore che ogni giorno sembravano mutare. 

<<Lei è Samantha Green>> Clain la presentò alla giovane squadra, <<Sam, solo Sam>> si annunciò la giovane donna <<Thomas>> si presentò il tenente, <<piacere di conoscerti>> le tese la mano. Per un secondo la ragazza si era quasi scordata come ci si comportava in quei casi. Gli afferrò il palmo e il calore di un nuovo contatto invase il suo corpo. 

In un carcere femminile, anche le guardie erano donne e non si poté dire che la conoscenza di un bel ragazzo, non la scosse minimamente, ma quella sensazione durò poco. Lasciò la presa, per non permettere a quella sottile attrazione di disturbare la sua staticità.

<<Loro sono la mia squadra: Chris e Simon>> Thom le presentò i ragazzi, <<più che agenti segreti, sembrate boyscout>>. Entrambi avevano teso le mani, ma dopo l'affermazione le ritrassero. 

Thomas guardò Clain come a mostrargli che Sam non faceva al caso loro, Clain sorrise, <<sono validi invece. Ti sfido>> rise guardandola, <<se loro non ti fermano, tu sarai libera>> <<se riesco a seminarli?>> lo sguardo di Sam si accese mentre l'uomo annuì. 

Sam guardò i tre giovani uomini mentre il conto alla rovescia scandito da una voce vissuta decretava la sua libertà. La tensione fu tagliata dall'ultimo numero pronunciato. Il piede di Sam si piantò tra le gambe di Chris lasciandolo a terra. Si voltò immediatamente schivando il braccio di Simon e cominciando a chiudere le dita in un pugno che finì sulle costole dello stesso. 

Così cominciò a correre con Thomas e Simon a pochi metri da lei mentre Chris si contorceva ancora a terra. 

Sam si guardava le scarpe assaporando la libertà, i polmoni le bruciavano, non era più abituata a correre, a sentire il vento tra i capelli.
Schiacciava l'erba curata sotto di lei con lunghi passi meccanici.
I capelli le fluttuavano al vento e il suo corpo si muoveva in modo sinuoso mentre sentiva i passi pesanti degli uomini che le stavano dietro. Questo la spinse ad andare più veloce, a continuare anche se non aveva più fiato.

Ce l'aveva quasi fatta, quando una mano la tirò indietro, afferrandole l'uniforme arancione del carcere.
A causa di quella presa possente, perse l'equilibrio e cadde a terra ma trascinò con se l'uomo che l'aveva fermata. 

Thom e Sam erano uno accanto all'altra, distesi sull'erba mentre i loro toraci si alzavano a abbassavano freneticamente.

Per la prima volta Thom guardò gli occhi della ragazza e si avvicinò leggermente per essere sicuro che il colore non si muovesse. 

Sam aveva perso e rise, rise di cuore.

Tenente e SoldatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora