Salve a tutti. Oggi vi lascio alla lettura di questa creepypasta. Spero vi piaccia, come è piaciuta a me.
È una mattina di Novembre, 1989. Il vento freddo accarezza leggero la mia faccia mentre mi alzo. Mi siedo e piego il collo da una parte all'altra, sperando di poter far scrocchiare le mie ossa intorpidite. Sento la voce di mia madre, ma non riesco a capire cosa stia dicendo. Almeno di sicuro mi sveglia per bene. Arranco fuori dalla mia stanza e mi dirigo in cucina dove penso che lei si trovi, come ogni altra mattina.
In cucina mia madre sta lavando i piatti, niente di strano, ma le cose sono bizzarre, non saprei descriverlo... Qualcosa sembra sbagliato, fuori posto. La cucina è così spenta... I mobili, una volta gialli, sembrano pallidi. Il pavimento con motivo a scacchiera è grigio e sciapo... Anche il grembiule rosso che mia madre porta sempre ha un colore più rosa. Scuoto la testa e mi strofino gli occhi. "Avrei dovuto dormire di più, la scorsa notte", mormoro. Mia madre si gira, con un sorriso stampato in faccia. Probabilmente dovuto alla mia presenza in cucina.
Dopo aver osservato quel che passa la casa per colazione, decido di non avere fame, quindi mi dirigo in camera per vestirmi. Mi sento pesante e stanco. "Che è successo, ieri notte...", domando a me stesso. Ora mi preoccupo, non riesco a ricordare nulla dei fatti accaduti prima di svegliarmi. Provo a riordinare la memoria, ma lo etichetto presto come sforzo inutile ed apro l'armadio in cerca di qualcosa da mettermi addosso. Maglione grigio e jeans blu. "Toccante", dico tra me e me con quel tono sarcastico che mia madre ha sempre odiato. "VADO A SCUOLA, MAMMA!" urlo. Nessuna risposta. Strano, mia madre non mi ha rifilato il solito discorso circa lo stare lontano dai guai. Vado verso la porta. Mentre cammino per strada riconosco un mio compagno di classe. "Ehi, amico, come butta?" Il mio amico mi ignora. "Ehi, che succede?" Continua a ignorarmi. Gli tocco la spalla, ma lui scuote il suo braccio, come se un oggetto sconosciuto fosse entrato in contatto con esso. "AMICO! Che problema hai?" urlo, frustrato dagli eventi. Continua a camminare e mi lascia sul marcia piede a pensare. "Che diavolo succede..." Decido di tornare a casa. È troppo per me, e sono troppo stanco per trovare una spiegazione logica, è probabile che sia solo arrabbiato con me. Ma non ho idea del perché.
Entrato in casa, sento una risata. È mia madre. La trovo in cucina, sola, nello stesso punto dove l'avevo vista a colazione... La raggiungo vicino al lavandino e quel che vedo mi fa sbiancare il volto. Il lavandino è pieno di sangue, mia madre regge un coltello da pane in mano. Comincia a mugugnare: "Mi dispiace... Eri così dolce, mentre dormivi nel tuo letto" Quasi non riesco a parlare, il sangue copre le sue braccia e sgocciola nel lavello. "Stai bene? Che ti sei fatta?!" Non ci vuole molto prima di realizzare che il sangue nel lavandino non è il suo.
Corro in camera. "Devo stare ancora dormendo... Ovviamente, non c'è altra spiegazio-" Entro in camera, e vedo me stesso sul letto, addormentato.
Mi spingo.
Il mio corpo si gira, ma la mia testa no.
Firma:
-Imen
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Dark Side Of The Mind
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