Capitolo 3

174 19 11
                                    

Alle mie spalle c'era la cosa più spaventosa che avessi mai visto.
Era un uomo, credo. Alto quasi due metri, dalla strana carnagione color lava fusa, sembrava fosse stato immerso nel cuore di un vulcano. Aveva due occhi neri, più scuri della notte, senza iride né sclera. Erano due abissi profondi e bui. Non possedeva orecchie e la sua bocca..
Le sue labbra erano cucite con quello che mi sembrò filo metallico, forse filo spinato.
Era completamente calvo; col corpo muscoloso e nudo dalla cintola in su. Indossava semplici pantaloni di lino nero e non aveva nessun arma.
Mi guardò mentre stavo arretrando, spaventata dalla sua presenza. Ora capivo l'atteggiamento dell'uomo-rettile. Sarei scappata anch'io se le gambe mi avessero risposto. Invece rimasi lì, impietrita di fronte a quell'essere.
Improvvisamente dalla sua schiena sbucarono tre, no, quattro tentacoli che puntarono dritti verso di me.
Le mie gambe finalmente si risvegliarono ed iniziai a correre. Purtroppo quei viticci dall'aria viscida mi raggiunsero in pochi secondi. Due si avvolsero attorno ai miei polsi, trascinandomi in alto, mentre altri due mi percorrevano il corpo, lasciandomi scie umide dappertutto.
Che schifo..
Lacrime di vergogna ed umiliazione mi salirono agli occhi quando sentii uno dei tentacoli infilarsi sotto la mia canottiera. Gridai e scalciai, ma senza ottenere risultati.
Finito l'esame, i tentacoli avvolti ai miei polsi mi strattonarono di fronte a quella creatura inquietante, che mi scruto' a lungo prima di mettermi attorno al collo un pesante collare di metallo.
Appena lo chiuse, i suoi tentacoli mi lasciarono di colpo, facendomi finire a terra. Lui mi si avvicinò, fece passare una catena dentro un anello a lato del collare e mi strattono' in piedi.
In men che non si dica era passata da ragazza sperduta in una città sconosciuta a prigioniera di un tipo che mi terrorizzava a morte.
Notai con disgusto che nessuno veniva in mio soccorso, anzi si erano tutti rintanati al sicuro e facevano finta di non vedere.
Mentre ero immersa nelle mie elucubrazioni mentali poco lusinghiere verso quella città, per poco non notai che si avvicinarono a noi altre ragazze.
Avevano tutte uno sguardo rassegnato ed erano tutte.. esotiche..
Una, poco più avanti rispetto a me, aveva orecchie a punta e s'intravedevano piccole zanne spuntarle dalle labbra rosse.
Un'altra era quasi completamente ricoperta di tatuaggi, con la pelle leggermente giallastra, mi ricordava il colore delle piume di un pulcino.
La mia catena venne fissata al collare di una ragazza umana, almeno all'apparenza, con capelli rossi, occhi celesti ed un piercing al naso. Indossava jeans neri ed un top scarlatto.
Era l'unica che non aveva lo sguardo spento, anzi il suo era luminoso, pieno di furia e determinazione.
《Aspetta che lo sappia mio padre! Brutto porco!》urlò contro il mio, il nostro, carceriere.
Lui non diede segno di averla sentita, strattono' le varie catene che teneva nella mano destra e prontamente io e le altre ragazze fummo trascinate in avanti. Eravamo imprigionate due a due.
La mia compagna di prigionia sbuffo' prima d'incamminarsi con aria molto seccata.
《Scusa, ma.. Tu sai dove ci sta portando?》le domandai sottovoce, leggermente intimorita da lei.
La ragazza si girò verso di me e mi studiò con aria pensierosa.
《Appena arrivata, vero?》mi domandò con un po' di compassione nella voce《Tarek ci sta portando al magazzino dove si svolgerà l'asta》mi spiegò, senza lasciarmi il tempo di rispondere.
《Asta? Vuole venderci?》chiesi incredula.
La schiavitù non era stata abolita?
Non esisteva una legge che vietava il traffico di esseri umani?
《Sì, certo, è questo che fa
Tarek..》mi disse come se fosse la cosa più naturale del mondo.《Comunque non preoccuparti.. Mio padre ci salverà. Ah! Mi chiamo Cyn, piacere di conoscerti!》si presentò lei con aria tranquilla. Sembrava che non le interessasse essere in catene ed in cammino verso un crudele destino.
《Io sono Elie》le risposi senza pensare, rimanendo sorpresa da me stessa.
Elie?
Le avevo detto il mio nome..
La memoria stava lentamente ritornando..
Cyn mi sorrise, felice di avere qualcuno con cui chiacchierare.
Il nostro carceriere, Tarek, non disse nulla lungo tutto il tragitto. Si limitava a strattonare le catene di chi non camminava abbastanza veloce.
Mentre con un orecchio ascoltavo distrattamente Cyn che mi stava raccontando dov'eravamo dirette, io mi stavo guardando intorno, constatando con disappunto che ci stavamo dirigendo verso la parte più brutta e degradata della periferia. Se il vicolo dove mi ero risvegliata mi aveva disgustato, quel quartiere era proprio un immondezzaio. In pratica si trattava di magazzini e capannoni, scuri e sciatti, immersi nella sporcizia più totale. Non volevo sapere su cosa stavo camminando. Però sembrava che alle altre ragazze non interessasse particolarmente l'ambiente che ci circondava. Erano più preoccupate a camminare veloci senza rallentare la marcia decisa di Tarek.
Dio, come lo detestavo..
Arrivammo all'entrata di un magazzino un po' defilato, era lontano da tutti gli altri. In pratica era un'enorme container di metallo, nero come la pece.
Tarek passò una mano sul display attaccato alla porta e quella si aprì silenziosamente.
Non me lo aspettavo. Sembrava quasi che l'intera struttura dovesse cadere da un momento all'altro.
Una ad una sfilammo di fronte a Tarek, il quale toglieva il collare di metallo prima che le ragazze entrassero nel container. Quando sentii il peso del metallo abbandonare il mio collo mi sentii molto meglio, anche se ero ancora sua prigioniera.
Seguii Cyn all'interno e notai che era solo un enorme spazio vuoto, senza mobili né finestre.
Mi guardai intorno, con aria smarrita.
《Preparati》mi disse Cyn all'orecchio prima di chiudere gli occhi.
《A cosa?》domandai curiosa prima che un potente getto d'acqua gelida si rovesciasse sulla mia testa, lasciandomi infreddolita e tremante.
Sputacchiai e tossii mentre Cyn ridacchiava di me.
Accidenti..
Poteva avvisarmi un po' prima..
《Tarek vuole sempre merce pulita》mi spiegò, sottovoce, un attimo che lui varco' la soglia di quel postaccio.
Cosa ci aspettava ancora?

La Città (prossimamente su Amazon)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora