~Capitolo Nove~

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Sabrina era in camera sua, era china sul quaderno di chimica di Claud, e aveva quasi finito i suoi compiti, dopodiché sarebbe passata ai suoi. Claud era in una brutta situazione, ed era dovere suo, secondo lui, che lei lo supportasse, facendogli i compiti e portandogli il suo frullato durante la ricreazione. Alla ragazza non disturbava, anzi era felice di aiutare il suo migliore amico, aveva molto tempo libero, dato che Claud era il suo unico amico e ovviamente non poteva passare tutto il suo prezioso tempo con lei.

Conculse il riassunto del capitolo cinque e chiuse il quaderno con un sospiro sollevato. Sistemò i libri e mise a posto penne ed evidenziatori e si alzò dalla sedia, pronta a fare in a pausa prima di fare i suoi compiti.
Un rumore e una folata di vento la fecero girare. La finestra era spalancata, nonostante l'avesse chiusa appena arrivata a casa. Le tende ondeggiavano verso l'interno, permettendo alla luce radiosa di maggio di entrare nella stanza. Il vento smise di agitarle i capelli corti e un ragazzo biondo dagli occhi azzurri apparve alla sua finestra. La ragazza non si stupì, la sua stanza era al piano terra.

<<Claud! Sei venuto a trovarmi? Ho finito i tuoi compiti!>>

Il ragazzo le sorrise e le tese la mano.

<<Sabrina, ho bisogno di te, puoi aiutarmi?>>

<<Ma certo!>>

La rossa si avvicinò a lui, ma il sorriso del ragazzo divenne un ghigno, stonava con il suo bel viso, lo rendeva quasi storto. Aspetta, era davvero storto. Il suo viso stava tramutando, cambiava colore e forma. Ben presto diventò quello di Tomboy, che con un sorriso sorto stampato in faccia la prese per un braccio e la attirò a sé.

***

<<E questo vuol dire fortuna, si pronuncia Yùnqì, prova.>>

<<Y-yùnqì, giusto?>>

<<Si, brava. Cioè bravo.>>

La bionda sorrise e gli mostrò come scrivere "fortuna" su un blocco note. Gli occhi azzurri di lui si puntarono timidamente sul viso di Adrien, che col sorriso sulle labbra a rosee gli stava parlando. Aspetta, gli stava parlando?

<<Marinette? Ci sei?>>

<<Oh ehm, si si, ero... ero sovrappensiero>>

<<Va bene, che ne dici di fare una pausa?>>

<<C-certo>>

Messo a confronto con le altre volte, Marinette decise che il linguaggio che stava usando in quel momento era quasi normale, il meglio del suo repertorio, almeno quando era accanto ad Adrien.
Scesero al piano di sotto, dove si fecero preparare una merenda da Sabine. Marinette prese il vassoio preparatole da sua madre e tornò in camera insieme alla ragazza.
Mentre saliva le scale si distrasse un attimo e inciampò sul gradino. Adrien, con uno scatto, lo fermò prima che cadesse e tirò su il vassoio, poco prima che il succo si rovesciasse.

<<G-grazie... che imbranata...>>

<<Figurati e... sai, succede anche a me, con tutte le scale di casa mia è facile inciampare.>>

Scherzò lei, facendo ridere il corvino, anche se in realtà conosceva casa sua come le sue tasche, le scale le faceva anche tre a tre senza cadere.
Si sedettero sulla chaise longue e mangiarono i biscotti alle nocciole e cioccolato fatti da Tom. Adrien aveva scoperto che le ragazze erano veloci ad ingrassare, o almeno lei si vedeva ogni giorno più grassa, e quindi passava almeno un'ora al giorno sul tapis roulant, perché uscire a correre fuori era imbarazzante oltre che pericoloso. Si sentiva imbarazzata per la zavorra che aveva sul petto, e rimpianse quando non aveva quel peso ingombrante davanti.

Adrien e Marinette stavano chiacchierando, quando un urlo acuto li interruppe e fece loro mettere sull'attenti.

Lordbug & Chatte NoireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora