~Capitolo Tre~

6.4K 373 44
                                    

Adrien camminava per strada, diretto verso casa sua. C'era calma piatta a Parigi, veh non proprio, in tutti i quartieri si sentivano le sirene dell'ambulanza e della polizia, giunte immediatamente per aiutare i civili rimasti vittime di quel mostro. Lui era una di quelle, e capiva cosa provavano. Era spaventato, nervoso, aveva in testa mille pensieri e non riusciva a riordinarli. Dopo venti minuti riuscì ad arrivare finalmente a casa, dove appena Nathalie lo vide dalla telecamera posta sul cancello si precipitò a portarlo a casa, riconoscendolo. Lo fece sedere su una poltrona e lo coprì con un plaid, poi gli portò un tè caldo.

<<Sapevo che non dovevo lasciarti uscire da solo. Ho sentito dell'attacco al telegiornale e ho mandato qualcuno a cercarti, ma a quanto pare non ti ha trovato in tempo.>>

Spiegò Nathalie, mentre Adrien beveva il tè. La mora sospirò, guardandola la ragazzina seduta davanti a lei. Chissà che cosa dirà il signor Agreste... pensò osservandola. Per ora aveva solo bisogno di una vestaglia per la notte, l'indomani l'avrebbe portata a comparare qualche vestito, sperando che intanto la polizia, Ladybug e Chat Noir facciano tornare tutti come prima.

<<Nathalie...>>

La vicina di Adrien la destò dai suoi pensieri, scosse leggermente la testa e la guardò.

<<Si, signor... ina?>>

La bionda non capì se la stesse prendendo in giro o volesse solo essere grammaticalmente corretta. Posò la tazza sulle ginocchia e la guardò preoccupata.

<<Che... che cosa dirà... mio padre...secondo te?>>

La donna non rispose, non sapeva nemmeno lei quale sarebbe stata la reazione del suo capo, ma di sicuro non avrebbe gioito. Si alzò e, dopo aver fatto un cenno con la testa, salì ai piani superiori, lasciando la ragazza confusa. Aveva capito che non avrebbe risposto alla sua domanda, ma si stava chiedendo perché fosse salita di sopra. Ricevette le sue risposte quando Nathalie tornò da lei con un tessuto bianco in mano, la fece alzare e la portò in camera sua.

<<Su, togliti quei vestiti, ti stanno grandi.>>

Le disse Nathalie, facendola arrossire solo al pensiero di scoprire quel nuovo corpo così diverso da quello a cui era abituato. Rimase inoalata per qualche minuto, balbettando, poi la mora, impaziente, le tolse la camicia e la maglietta, poi la coprì con una vestaglia, e infine le tolse anche i pantaloni.

<<Domani ti comprerò dei vestiti e della biancheria, per ora posso darti solo questo. Buonanotte signorin..a Agreste.>>

La ragazza, che aveva tenuto gli occhi chiusi fino a quel momento, li aprì e si guardò, poi fece un cenno con la mano a Nathalie, che uscì dalla stanza, lasciandola sola.
La bionda si sdraiò a pancia in giù, ma subito rotolò sul letto e si sdraiò a pancia in su, infastidita dall'enorme presenza sul suo petto. Guardò il soffitto, pensando a cosa avrebbe fatto il giorno dopo: avrebbero chiuso le scuole? O sarebbero dovuti comunque andare a scuola? In fondo non aveva provato nessun dolore, e fisicamente non aveva nessun problema, maagari qualcuno a Parigi non era stato fortunato come lui, insomma, un graffietto sulla nuca non era niente.
Su rotolò sul letto per un'ora, tempestato di domande e dubbi, poi Plagg, stufo -e disturbato dai versi e dai lamenti della ragazza- prese un cuscinetto e glielo lanciò in faccia, facendola tacere. La ragazza si accucciò tra le coperte e dopo un po' si addormentò.

Lordbug & Chatte NoireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora