~Capitolo Due~

7.7K 389 91
                                    

Buio. Solo buio, e silenzio. Il nemico era scappato, senza lasciare traccia.
Ladybug aprì gli occhi, la vista era sfocata, il sole estivo la accecava, la testa le girava, ma il suo primo pensiero fu quello di controllare se i suoi orecchini fossero a posto, tirò un sospiro di sollievo quando le sue mani sfiorarono la superficie lucida degli orecchini. La trasformazione non era ancora finita, nonostante tutto, perché Tikki non era accanto a lei. Tranquillizzata, si passò una mano tra i capelli, ma si bloccò immediatamente, tenendo la mano sospesa sulla testa. Qualcosa non andava, perché i suoi capelli non le scorrevano lisci sul palmo ma sentiva delle punte che la solleticavano sulla mano?
Entrò in panico, si passò nervosamente le mani tra i capelli, scoprendo che erano molto meno lunghi dei capelli a cui era abituata, e si guardò le mani guantate di rosso: grandi, robuste, capaci di rompere una mascella con un pugno. E le braccia? Erano più lunghe, i muscoli erano più definiti. I suoi occhi azzurri scorsero lungo il proprio corpo, andando a scoprire che il poco seno che aveva era sparito, lasciando spazio a due pettorali asciutti ma non molto sviluppati, delle gambe più toniche, e.... quello. La ex-ragazza urlò, tappandosi subito dopo la bocca, spaventata da quella voce che seppur abbastanza acuta aveva un palese tono maschile.
L'urlo di Ladybug aveva risvegliato Chat Noir, caduto dal tetto dopo essere svenuto. Strinse subito i denti trattenendo un gemito di dolore, si portò una mano alla nuca, sporcandosi le dita di rosso. Si guardò le mani, con un'espressione di disgusto sul viso. Il suo sguardo si spostò dal sangue alle mani, diverse da quelle a cui era abituato. Erano piccole, delicate, le dita erano affusolate e le unghie corte e curate, nonostante ora fossero tinte di rosso.
Una fitta al collo lo fece contorcere e tenere di nuovo la testa, ma stavolta sentì bene il suono della sua voce , e la cosa strana era che era molto acuta e femminile. Si mise a carponi, leggermente preoccupato, e subito un ammasso di capelli biondi e lunghi gli coprì la visuale. Con uno strillo si mise seduto ed indietreggiò, con i capelli ancora in viso, e preso da un attacco di iperventilazione affondò le dita tra i capelli, li tastò con movimenti veloci, a scatti, poi con un gesto li portò dietro la testa e sì guardò, notando subito un particolare molto evidente: al posto dei suoi pettorali aveva un seno piuttosto prosperoso. Pesa! Fu la prima cosa che pensò, guardandolo, poi realizzò. Bloccò un altro urlo tappandosi la bicca e scattò in piedi, sentendo un leggero dolore al petto per il movimento brusco. Sono una femmina!? Che cavolo mi è successo!? E altre domande simili nascevano nella sua testa, creadogli un forte mal di testa. Decise di stare calmo e di capire innanzitutto dove si trovasse, così si guardò intorno, e capì che si trovava in un vicolo, al fianco dell'hotel, probabilmente perché era caduto.

<<Plagg! Plagg!!!>>

Chiamò il suo Kwami, che sbadigliando spuntò da dietro la sua schiena. L'esserino la squadrò da capo a piedi, e lei lo guardò interdetta.

<<Vuoi spiegarmi che cosa sta succedendo!?>>

Chiese lei dopo qualche secondo di silenzio.

<<Sei femmina, tutto qui. Credo che sia colpa di Papillon, boh.>>

<<È sempre colpa di Papillon.>>

Precisò la -ormai- ragazza.

<<Comunque sia, è meglio tornare a casa, dirò a mio padre che sono stato colpito mentre ero per strada.>>

Disse più a sé stessa che al Kwami, alzandosi. Cercò di pulire il poco sangue rimasto sulla nuca e sulle mani, ma si sporcò la camicia, così la tolse e la appallottolò. Mise la camicia sottobraccio e camminò dondolando un po'. Non era abituato ad un corpo così, sentiva quel fastidioso peso al petto, il vuoto tra le gambe e il solletico sul collo e sulle spalle, inoltre gli abiti le stavano leggermente larghi, i pantaloni le cadevano dietro le caviglie e le scarpe le stavano grandissime.

Intanto Ladybug aveva raggiunto in fretta casa sua, entrando dalla finestra di camera sua. Chiuse la porticina sul pavimento che portava al salotto, in modo che i suoi non la vedessero in quelle condizioni, e si buttò a pancia in su sul proprio letto, proprio quando la trasformazione finì. Tikki fluttuò ad un palmo dal suo viso e cominciò ad ispezionato, come se cercasse di capire cosa fosse successo.

<<Tikki non c'è bisogno che mi controlli, sono un maschio, ed è colpa di quell'Akuma.>>

Disse lei, scostando delicatamente la creaturina dal suo viso. Sospirò, che cosa avrebbe dovuto dire ai suoi? E soprattutto, con che faccia si sarebbe presentata a scuola? Chloé l'avrebbe derisa per tutto il tempo, e Adrien? Adrien non si sarebbe più avvicinato a lei! E non le avrebbe mai chiesto di uscire, non si sarebbero sposati e non avrebbero viaggiato per il mondo insieme!

<<È una tragedia! Una totale tragedia!>>

Urlò scattando in piedi seduto. Tikki lo guardò confusa, poi capì.

<<Stai tranquilla Marinette, è solo un Akuma e devi solo sconfiggerlo! Sono sicura che ce la farai come sempre!>>

La incoraggiò lei, facendole una carezza sul viso.

<<Ora su, è tardi, vai a dormire>>

Continuò Tikki, facendolo sdraiare di nuovo. Marinette annuì ed appoggiò la testa sul cuscino, godendo della freschezza sul viso e sul collo.

<<Buonanotte Tikki...>>

<<Buonanotte... Marion>>

<<TIKKI!>>

Lordbug & Chatte NoireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora