Capitolo 13

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CONTENUTI SESSUALI ESPLICITI.
Altri due interminabili giorni di frutta e cereali soltanto, non vedevo l'ora di mangiare dolci e cose fritte. Sarai uscita dall'ospedale e poi dritta in ufficio a recuperare il tempo perso, per fortuna Romeo non aveva assunto nessuno a posto mio, neanche un sostituto per quel breve periodo. Margo mi portò un top bordò e una gonna dello stesso colore aderente e lunga fino al ginocchio con delle scarpe basse visto che non avrei potuto camminare molto, quel poco che facevo volevo essere comoda. Uscii e salutai le mie due infermiere preferite che erano state spostate alla hall e non facevano assolutamente niente, presi le mie cose e mi avviai. Avevo detto di non preoccuparsi e di non venirmi a prendere così Romeo ora era seduto alla sua scrivania, compilando moduli oppure procurando altri spazi e soldi da usufruire. Non vedevo l'ora di varcare quella porta che portava al mio bellissimo ufficio, presi un taxi che mi lasciò fuori l'edificio e dopo aver pagato il conducente presi il mio tesserino e mi avvicinai all'ascensore. Così tante cose erano successe lì dentro, il primo incontro con Romeo, la prima arrabbiatura e tante altre dovevano accadere.
"Buongiorno!" Mi dissero alcune lavoratrici quando arrivai al piano, tutti mi fissarono ma io ero diretta verso quella porta chiusa che nascondeva l'uomo che mi aveva detto "tu mi piaci", dovevamo ancora parlare di quello che era successo ma ero fiduciosa. Non bussai e fu uno sbaglio, trovai Sarah sulla scrivania, con le gambe un po' aperte da non lasciare nulla all'immaginazione e lui seduto sulla sua solita poltrona. Non feci notare il mio sorriso era sparito ma salutai con un cenno e andai verso l'altra stanza, gli occhi di lui era puntati su di me. Non feci trasparire la mia delusione ma lasciai correre, non significavano niente quelle parole dette quando stavo male e io stupida che credevo il contrario. Presi tutti i documenti e il computer, volevo solo uscire da quel posto ora. Come avevo fatto ad essere così credulona? Mi avvicinai alla porta ma non avevo il coraggio né la forza per ripassare e vedere quello scenario, mi buttai contro essa e piansi, scivolai e mi sedetti a terra incurante del caldo perché dentro di me sentivo solo vuoto.
"Ora tu ti alzi e fai vedere che non ti importa" come avrei voluto ma in realtà io amavo vedere Romeo quando passavo di lì, io amavo sentirmi chiamare da lui, amavo avere i suoi occhi addosso...io lo amavo per com'era, impossibile visto che ci conoscevamo da poco tempo, neanche due settimane è già quell'uomo mi aveva fatto impazzire. I suoi tradimenti mi lasciavano distrutta e le sue carezze mi incollavano poco a poco aspettando soltanto un'altra scossa, non era vita quella. Mi alzai e cominciai a girare per la stanza, non sentivo rumori strani provenire dalla sala affianco e mi tranquillizzai. Forse erano andati a casa nostra? E ora lo stavano facendo nel letto di cui non ricordo neanche la forma. Tutti pensieri del genere si fecero spazio nella mia testa così decisi di fare una cosa: dimenticare e buttarmi nel lavoro, la mia unica salvezza, la mia metà della giornata. Buttai tutte le scartoffie accumulate nei giorni per terra e mi stesi facendo attenzione alla ferita, misi un cuscino e presi le cuffiette con il mio amatissimo telefono. Le canzoni scorrevano e intanto io concludevo accordi o creavo nuove fondazioni, mangiando ovviamente qualcosa. Ero andata a svaligiare il frigo che avevo vicino la libreria, il che era diventato un bene intoccabile da quando ho scoperto che c'erano tutte le schifezze che si potessero avere. Tra una carta e l'altra decisi di slacciarmi la gonna o almeno la zip che mi stringeva sulla pancia che aumentava, non ci pensai troppo tanto nessuno poteva entrare. Con la musica ad alto volume finii il lavoro arretrato e dovetti farmi i complimenti, non avevo pranzato all'ora giusta ma aveva concluso quasi tutto e alcuni fascicoli me li sarei portati a casa. Parola strana da dire visto che ormai ero solo io in quella villa, Margo faceva il turno di notte e nei momenti liberi stava con il suo fidanzato e... Romeo che avrebbe fatto meglio a non tornare più, ma purtroppo non funzionava così. Io lavoravo per lui, non potevo decidere io e poi avrei sentito la sua mancanza. Impedii al mio cervello di aprire la cartella "amo Romeo bla bla bla" e aprii la cartella postale, notai una mail che era stata mandata solo due ore prima
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DA: Romeoking@kingmail.com
A: TaylorMorgan@kingmail.com
OGGETTO: non è come credi
Cara signorina Morgan, ho visto la tua espressione e non è affatto come credi. Sarah era passata di qui per fare quattro chiacchiere e tu sei arrivata nel momento in cui era pronta ad andarsene quindi ti prego si meno ragazzina e apri questa porta
Il tuo ragazzo Romeo xx
Romeo King, direttore della King&co
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Che figlio di puttana, come si permetteva a parlarmi in quel modo? E poi quattro chiacchiere poteva farle pure con il chirurgo estetico tanto lo vede un giorno si e l'altro pure.
Gli risposi con rabbia
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DA: TaylorMorgan@kingmail.com
A:Romeoking@kingmail.com
OGGETTO: fottiti
A me ragazzina? Bè devo dire che la tua preoccupazione per la mia salute è scomparsa del tutto. Cos'è ti faccio tanto schifo da malata che devi scoparti una solo per questo? Preferirei che non mi contattassi più. Saluti
Taylor Morgan
Avvocato e segretaria della King&co
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Avrei voluto vedere la sua faccia ma in quel momento avevo cose più importanti, mi rimisi sul tappeto e continuai con il caso Strewfer, avevo scoperto che questo importante imprenditore aveva rubato delle azioni alla nostra azienda e andava a dire in giro che collaboravano, pff speculazione e appropriazione illecita di materiali... Anche altri casi di accusa avevo in mente ma qualcosa mi distrasse, la porta di botto si aprì e vidi un Romeo arrabbiato sull'uscio.
"Tutto bene tesoro?" Marcò l'ultima parola
"Certo signor King lei?" Uhh adoravo vederlo in quelle condizioni, così impotente.
"Potrebbe andare meglio" rispose per poi richiudere a chiave la porta dietro le sue spalle
"Posso aiutarla in qualcosa?" Dissi con tono normale ma dentro di me volevo solo che mi afferrasse e baciasse
"Lei ha un tono allusivo Mrs Morgan" si piegò per arrivare alla mia faccia e aggiustò una ciocca di capelli ribelli dietro l'orecchio.
"Non so di cosa stia parlando Mr King"
"Invece credo lo sappia e come" mi accorsi solo adesso di avere la gonna sbottonata e quindi se avessi fatto un passo sarebbe caduta seduta stante.
"Mi dispiace ma non la seguo signore" avevo una faccia innocente e questo sembrava piacergli, i suoi occhi luccicavano e incontrando i miei provai una sensazione strana
"Siamo soli ormai sa, si è fatto molto tardi" solo ora notai che il cielo si era scurito e l'orologio segnava le 9 p.m.
"Non me ne ero accorta" costatai più a me stessa, avevo lavorato così intensamente per una volta tanto
"Meglio andare a casa non crede" non volevo alzarmi perché sennò sarei rimasta in mutande ma neanche rimanere lì e farlo arrabbiare.
"Si giri devo chiudermi la gonna" ero seria ma lui no
"Già che ci siamo potremmo giocare a strip poker" ride ma invece io pensai a scene di lui nudo sul divano incontri e mi eccitai al sol pensiero
"Magari un giorno" sussurrai al suo orecchio
"Credo che quel giorno sia arrivato" da qualche parte prese un mazzo di carte e invece di giocare a poker normale cambiammo "gioco"
"Deciderà la fortuna Mrs Morgan, peschi una carta e lo stesso farò io e chi avrà quella più bassa di toglierà qualcosa" ammiccò e io avvampai, al liceo facevo giochi simili ma per divertimento, invece questo era pura seduzione. Presi una carta dal mazzo e sfortunatamente mi capito il due di picche, come sempre sono così fortunata oh
"Ahia Mrs Morgan, guarda questo bel nove di quadri" lo spinse sul cuscino che era posto per terra e io dovetti mostrargli la mia carta più bassa
"Bè già che ci siamo completiamo l'opera...la gonna via" la sua voce, profonda roca che colpiva il mio basso ventre come nessun altro e che faceva sciogliere il ghiaccio in Antartide. Con un movimento lento feci scorrere la stoffa giù dalle mie gambe e mi imbarazzai anche se non era la prima volta che mi vedeva nuda, guardo soprattutto la fasciatura e la accarezzò. Mi risiedetti e aspettai l'altra mano, questa volta dovevo mischiarle io.
"Fa che sia alta, fa che sia alta!" Il mio unico pensiero era quello è così fu. Lo battei di solo due numeri Mr perfezione con un bel sette di fiori
"Visto che io sono gentile Mr King le farò togliere la cravatta" la mia strategia era semplice, lo facevo rilassare per poi fargli perdere tutte le speranze di vedermi nuda
"La ringrazio molto" si tolse quel nodo e ricominciammo. Dopo solo dieci minuti lui aveva addosso solo le mutande e io invece ancora tutto quello con cui avevo iniziato il terzo round, avrei fatto bene a metterci dei soldi.
"Mi lascerai senza niente" sorrise maliziosamente
"Oh non ci ha già pensato Sarah"
"Uh la gelosia acceca le persone"
"Uh ma non le fa perdere" la mia carta era di nuovo più alta della sua e mi divertii a vedere la sua faccia scioccata
"Bè se mi volevi spogliare potevamo andare in un posto più comodo"
"Prima di umiliarti mi spieghi cosa ci trovi in Sarah?" Ero diventata tutto ad un tratto coraggiosa
"Bè niente, la devo scopare perché mi ricatta" alzò le spalle e io lo guardai sorpresa
"Come?"
"Sa della nostra finta relazione, dice che si vede da un chilometro che non sono felice"
"Tu guarda che stronza" bisbigliai
"Non dirlo a me, è sempre acida e comanda tutti. Non la sopporto ma devo" era triste(?)
Fu un attimo, mi slanciai e lo baciai appoggiando le mie braccia al suo collo e toccandogli i capelli. Lui ricambiò e ne fui felice, mi prese per i fianchi e mi tirò su dal pavimento. Mi ricordai tanto la volta nella doccia come se fosse una vita fa, ma invece non erano passati neanche sette giorni. Mi appoggiò sul divano che era vicino alla vetrata e mi fece stendere mentre lui armeggiava con il mio top, volevo arrivare fino in fondo? Certo che sì, aspettavo quel momento dalla prima volta che l'avevo visto. Finalmente tolto l'ostacolo più importante, Romeo scese a baciarmi il collo per poi passare le sue labbra sul incavo del seno. Tremai quando con le mani iniziò a toccarmi e godei quando scese per lasciare una scia di baci per tutto il mio corpo, non avevo mai provato nulla del genere. Quando arrivò al fianco fece molta attenzione e poi continuò il suo percorso lasciandomi desiderosa quando non tolse le mutandine.
"Questo è compito tuo" disse e poi si misi sulla poltrona seduto, ero tutta rossa in viso e con dei movimenti molto sbrigativi mi spogliai del tutto rimanendo scoperta ai suoi occhi.
"È da quando sei venuta in camera mia senza mutande che volevo vedere la parte davanti di te" confessione a luci rosse come l'atmosfera in questa stanza, New York faceva da scenario a questa sessione di preliminari e le luci facevano sembrare più eccitante la situazione
"Ora fatti ammirare" mi stavo vergognando troppo quindi decisi di coprirmi con il braccio ma lui me lo impedì e baciò il mio arto. Girò intorno a me e dopo attimi lunghissimi decise di afferrami e spingermi di nuovo sul sofà, ora però volevo essere audace.
Presi i suoi polsi e li spostai verso l'alto e poi continuai a scendere fino ad arrivare al punto desiderato, tolsi delicatamente i suoi boxer che nascondevano in erezione assai enorme. Mi preoccupai di non riuscire a camminare dopo il sesso con Romeo, quasi sapendo i miei pensieri rise e mi fece mettere sotto. Prese qualcosa dalla tasca dei pantaloni buttati di lato e solo dopo capii che era un preservativo, mi avrebbe fatto male?
"Tranquilla piccola" sembravo così innocente e lui era così buono anche, con una spinta leggera entrò dentro di me e mi sentii piena. Tutti e due sorridevamo e poi lui cominciò a muoversi causando delle gran fitte al mio basso ventre, prese in mano un mio seno e l'altro in bocca per poi lasciare un marchio su di esso. Per questo l'avrebbe pagata ma intanto mi stavo godendo il momento, eravamo un insieme. Non si capiva dove finisse il corpo di uno e iniziasse il corpo dell'altro ma poco importava, mi sentivo protetta e lui senza farmi del male accarezzava la ferita che doleva un po' ma era sopportabile come dolore. Passammo del tempo in quella posizione, lui ancora dentro di me anche quando tutti e due eravamo venuti, mi faceva sentire bene la sua presenza.
"Dobbiamo andare" disse quando controllò l'orario, si era fatto parecchio tardi
"Promettimi che questo non sarà mai "nulla", questo è un inizio okay?" Gli toccai le labbra per poi unirle alle mie e lui uscì da me lasciandomi con un senso di solitudine, intanto che mi rivestivo lui mi guardava e sorrideva. Lo stesso succedeva a me come se non avessi visto mai un corpo di un uomo nudo
"Ma nessuno era lui" quanto avevo ragione, non avevo mai provato sentimenti così profondi. Per nessuno. Mi ricordai di una cosa e in un istante rovinai la mia felicità, Romeo mi aveva chiesto come mai i rapporti con i miei genitori erano così tesi e non gli avevo ancora risposto. Mi sedetti sulla scrivania e riflettei, era il momento buono?
"Ei cos'hai?" Disse lui preoccupato, una lacrima mi scese dal volto.
"Volevi sapere perché non riesco a parlare con i miei?"
"Non c'è bisogno che me lo dica per forza" mi confortò
"Invece voglio..." Dissi e lo guardai dritto negli occhi, lasciandomi trasportare da tutte le emozioni che provavo.
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MaricicaVallasca

A New York con lavoro. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora