Capitolo 19

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ROMEO'S POV
Stavamo facendo una pazzia, io e i miei ritrovati amici, non potevo crederci quando avevo visto quel simbolo e sapevo che poteva essere solo di una persona, nessuno poteva conoscere il nostro segreto. Non vedevo l'ora di abbracciarla e stringerla forte, avevo pensato molto al nostro rapporto e al fatto che non potevo vivere senza di lei. Appena arrivai al piano lasciai passare gli agenti che sfondarono la porta e mi fecero passare, noi tre ci catapultammo all'interno dell'appartamento per poi cercare con la vista le nostre metà.
Vidi in un angolo Rose, la mia ex dipendente ed ero sconvolto. Vidi Richard tremare affianco a me e poi corse verso un uomo, lo strattonò e quasi stava per ucciderlo con solo lo sguardo
"Sei mio fratello, come mi hai potuto fare una cosa del genere" urlava e appena notai il ragazzo misterioso capii, erano identici solo che qualcosa in quel tizio mi provocava rabbia. Sarà stata l'espressione vittoriosa nel vedere suo fratello spaventato o il sorriso stampato sulla faccia in una situazione come questa. Lasciai da parte quella scena e mi concentrai sullo spazio circostante, dovevo trovarla.
Aprii tre porte sulle quattro che si presentavano davanti a me, niente. Sperai che l'ultima portasse a qualcosa e così fu, appena aprii la porta fui assalito da una donna, bionda che mi iniziò a tirare calci e pugni dovunque, non capivo più nulla. Cercai di fermarla ma niente
"Lindsay sei tu?" A quelle parole, la tortura finì e la donna si girò verso Jason. Oddio mio capivo perché alcune volte quell'uomo era esasperato, il motivo era sua moglie!
"Lo sapevo che avrebbe funzionato la tua idea Vomitella!" Disse Lindsay verso un lato della stanza ancora oscura a me che ero stato "bloccato" sulla porta.
"Ma cosa dici, non hai fatto altro che dire che non saremmo mai più uscite da qui" uscì un'altra donna e capii che fosse Georgina, la ragazza che aveva catturato il cuore di Richard, mi aveva parlato per tutto il tempo di come si fossero conosciuti. Lei era la barista del suo bar preferito di Boston, ogni volta che andavo lì doveva andare a trovare lei. Finché un giorno si licenziò perché il titolare aveva abusato di lei, allora Richard da principe azzurro come è, mandò all'ospedale quel deficiente e invitò Georgina a restare da lui a New York per trovare un lavoro e riavere in mano la sua vita. Che storia bella eh si, tranne il fatto che per i primi tre mesi Richard portava a casa una donna diversa a sera! Questo fece così tanto male alla ragazza che ogni volta diventava sempre più gelosa, fino a quando non aveva buttato letteralmente giù dal letto una mattina sia la ragazza di quel giorno che lo stesso fidanzato odierno. Intanto sia Georgina che Lindsay erano tra le braccia dei compagni, mi preoccupai, perché la mia piccola non correva da me? Allora entrai e sperai di non averlo mai fatto, trovai una scena che volevo il più possibile cancellare dalla mia memoria.
"Taylor..." sussurrai, era distesa a terra con le mani legate contro una parete. Aveva un grosso livido sulla faccia ed era tutta bagnata, sembrava un pulcino indifeso che aveva bisogno di cure. Sembrava più magra e aveva un aspetto trascurato, non come le altre due, cosa avevano fatto alla mia piccola?
"Mi hai trovata, mio eroe" stavo per piangere a vedere come era ridotta, non volevo farglielo notare, le slegai le mani con cura, sperando di non farle del male. Poi l'abbracciai, come se non l'avessi mai fatto, come se fosse passata una vita dall'ultima volta. Sembrava proprio quella la sensazione, come se l'avessi persa da tempo invece erano passati solo pochi giorni. I secondi senza di lei sembravano eternità e maledii mentalmente tutte le volte che ero troppo impegno, troppo occupato con il lavoro per dare le meritate attenzioni che dovevo darle. Piansi, piansi perché ci preoccupiamo delle cose quando non le abbiamo più, perché l'uomo è così vulnerabile, basta togliergli l'amore e cede. Cede come avevo fatto io, che sembravo essere morto per tre giorni, muore perché non ha più nulla se non ha l'amore. Ma l'amore non è per tutti, bisognava conquistarlo ed era dura. Non ci si svegliava una mattina e non si amava più e lo stesso vale per l'innamoramento, ci vuole tempo e fatica, ci vuole fiducia e rispetto reciproco. Ma non possiamo dimenticarci la cosa principale, l'amore è ridere, perché se non si è felici con una persona beh allora non si può starci insieme. Perché se ti innamori vuol dire che quella persona rende la tua giornata migliore, la tua settimana fantastica, il tuo mese perfetto e la tua vita un sogno. Ritornando alla realtà, sentii una mano asciugarmi le lacrime che solcavano il mio viso
"Sono qui, non piangere, sto bene" disse, si guardò un attimo l'addome, pensai di averla fatta male in qualche modo
"Anzi..." continuò "stiamo bene" prese la mia mano e la poggiò sulla sua pancia, ora capii
Ero scioccato inizialmente e soprattutto non avrei mai pensato che potesse succedere una cosa del genere, prendevamo le giuste precauzioni, forse si accorse che ero rimasto in uno stato di trans perché i suoi occhi si riempirono di lacrime e lasciò le mie dita. Pensai a ciò che era successo, al fatto che non avrei potuto vivere senza di lei, eppure avere un bambino era un enorme responsabilità. Un passo veramente grande, soprattutto per due che avevano iniziato la loro relazione con un contratto. Ma la vita era imprevedibile, piena di sorprese e di ostacoli da superare, guardai in faccia la mia amata e capii una cosa, che quella vita avrei voluto affrontarla solo con lei e basta.
"Stai scherzando?" Fregandomene dei suoi dolori, delle mie preoccupazioni e delle persone intorno a noi, la presi e le feci fare tante giravolte. Lei rise e si dimenava, diceva di smetterla ma sembravo un bambino a cui la madre aveva appena cucinato il suo piatto preferito. Volevo solo lei e quel bambino mi avrebbe aiutato ad amarla ancora di più, era sangue del mio sangue. Era mio figlio cavolo! Un piccolo me che girava per casa, che rincorrevo giù per le scale, a cui leggevo le favole della buona notte.
"Oh adorerò mio figlio più te" dissi baciandola
"Potrebbe essere tua figlia" mi sussurrò lei e io mi fermai
"No no, se è una femmina rimane chiusa a casa per i prossimi trentacinque anni" dissi serio e questo provocò una risata generale, ormai tutti stavano assistendo alla scena, anche degli agenti che forse volevano parlarci di qualcosa ma non mi importava! Amavo Taylor Morgan e volevo farlo sapere al mondo, amavo il frutto del nostro amore e lo avrei protetto per sempre come avevo fatto con sua madre e come farò sempre con lei perché la amo. E perché sono nulla senza quella rompiscatole che ora mi stava spettinando i capelli

A New York con lavoro. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora