Io e la mamma siamo partite in anticipo per andare all'aeroporto.
Il viaggio in macchina è stato un'agonia, neanche la mia musica preferita sparata a tutto volume nelle mie orecchie mi ha tirato un po' su.L'aeroporto è gremito di gente e mi è difficile trascinare le mie due valigie fino ad un angolo dove c'è un gruppo di panchine in metallo. Mi siedo e sbuffo per lo sforzo.
Mi guardo intorno: una ragazza salta in braccio ad un altro e si scambiano un bacio, per poi rimanere abbracciati per quelli che sembrano un miliardo di anni. La mano di lui le accarezza i ricci castani, e poco dopo sono mano nella mano che si avviano verso l'uscita.Mi si inumidiscono gli occhi, il rimorso viene a farmi visita: perché sono corsa via come una stupida qual giorno alla spiaggia?!
In questi ultimi giorni ho ignorato tutti i suoi messaggi, le chiamate e... Tutto, tutto quello con cui si può comunicare.
Mi porto una mano al collo, sperando ancora di sentire quel filo d'argento sotto le dita, ma sento soltanto la mia pelle calda.«Ehi» mi giro e un debole sorriso mi si forma sulle labbra.
«Ragazzi che ci fate tutti qui?» esclamo cercando di abbracciare tutti i miei compagni. Un ragazzo alto e dai capelli neri si fa spazio tra la piccola folla e viene verso di me. Tiene un pugno chiuso e gli occhi sono di un azzurro spento.
«N-non è venuto, giusto?» balbetto. Il fratello del mio ragazzo scuote la testa e mi prende la mano «Però mi ha detto di darti questo» apre il pugno e qualcosa di freddo e piccolo mi cade nel palmo: la collana. Cerco di ridargliela ma lui mi blocca «Vuole che la tieni tu». Annuisco e lo abbraccio «Grazie, Alessio». Sciolgo l'abbraccio e Cristina viene avanti.
«Tua madre?» scuoto duramente la testa: non voglio sentirla nominare fino a quando sarò a Barcellona.
Una voce metallica annuncia che l'aereo per l'Australia è decollato proprio ora. Alzo l'indice e la mia amica annuisce.
Mi butta le braccia al collo «Mi mancherai, Sofì» sollevò gli angoli della bocca «Anche tu, carota» mi dà un pugno sulla spalla e scoppiamo a ridere, fino a quando succede quello che temevo.
«I passeggeri del volo per Barcellona sono pregati di recarsi al check-in»
Il momento fatidico è arrivato.
Saluto gli altri con un mega-abbraccio e mi avvio verso il check-in, trascinando a fatica le mie pesanti valigie.
Le poso sul nastro trasportatore e le vado ad attendere dalla parte opposta: la loro velocità mi fa pensare ad un omino che corre via, via dal suo passato, senza che ce ne sia bisogno o senza un motivo preciso. Perché io proprio non capisco.«Il volo per Barcellona partirà tra dieci minuti» di nuovo la voce metallica.
Ho preso un posto a caso, il primo che ho visto, vicino al finestrino. Ho buttato le mie valigie nel sedile accanto, perché non voglio nessuno di sconosciuto accanto a me, che si metta a parlare con la convinzione che io lo ascolti di cose di cui non me ne frega niente.
Mi sistemo alla meglio e infilo le cuffiette nelle orecchie.
«Il volo per Barcellona partirà tra un minuto»
Cavolo, è già passato così tanto tempo?
Poco dopo sento l'aereo muoversi, sempre più velocemente, fino a staccarsi da terra, diretto sopra le nuvole.
Il mio stomaco fa un balzo, ma mi abituo facilmente alla sensazione.Prendo la catenina di Davide e me la rimetto al collo.
È definitivo: ho letteralmente spiccato il volo, lontano dal nido.
Molto lontano.
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Once ||N. JR.||
Hayran Kurgu(2013) Sofia è una ragazza italiana e conduce una vita felice, con gli amici e il fidanzato, Davide. Tutto ciò è destinato a finire l'ultimo giorno di scuola, quando viene a sapere che dovrà trasferirsi a Barcellona dal padre. Lì incontrerà qualcu...