Capitolo 10

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-3 h

Scesi le scale e trovai Loren e Calum sulla porta che mi aspettavano, erano davvero una strana coppia.

Lei una ragazza impulsiva che faceva e diceva le cose senza pensarci un momento, lui un ragazzo riflessivo e molto protettivo.

Nonostante tutto erano li. Insieme, e ormai anche da tanto tempo. Erano una di quelle coppie che a guardarle sembravano cane e gatto ma che sarebbero durate probabilmente più tempo di quanto ci si possa aspettare.

***
-2 h

Arrivammo davanti la casa dove si sarebbe svolta la festa. Entrai nell'atrio insieme a Loren e Calum.

La musica a tutto volume, l'odore di alcool, aria soffocante e gente, fin troppa gente direi: insomma tutte cose che non sopportavo dai.

Calum ci guidò fino a dei divanetti dove c'erano tre ragazzi, i suoi amici suppongo.

Quando arrivammo li si presentarono. Il primo mi porse la mano, aveva dei capelli di un colore misto tra l'azzurro e il bianco. Devo dire che fosse un sacco carino.
-Michael Clifford piacere- mi baciò scherzosamente la mano e io gli sorrisi,
-Reese, piacere mio-

-Hey Reese, piacere Luke, Luke Hemmings- . Un ragazzo biondo e alto con un piercing al labbro mi salutò con la mano e io ricambiai con un sorriso.

-E per ultimo, ma non ultimo... Cioè... Ehm va beh avete capito no? *silenzio*  Va beh sono Ashton Irwin- mi sorrise grattandosi la nuca un ragazzo biondo dai capelli ricci e con una bandana rossa.
-Piacere Ashton- sorrisi divertita

***
-1:30 h

Ero ormai seduta su un divanetto da venti minuti, erano tutti andati a ballare ma preferii rimanere qui nonostante le lamentele di almeno 15 minuti da parte di Loren.

Decisi di andare a cercarla per dirle che tornavo a casa, non ne potevo più di quel posto.

Tenevo gli occhi bassi facendomi spazio tra la gente quando per sbaglio diedi una gomitata a qualcuno.

-Oh scusa non l'ho fatto a pos...-
Mi interruppi.
Guardai dritta quegli occhi marroni.
Quelli che non avevo visto per dieci anni.

Il suo sguardo incastrato nel mio. Non mi soffermai sui dettagli di quello che successe in quel preciso momento.

Ricordo solo quegli occhi dorati che mi fissavano.

-Reese..- pronunciò lentamente Matthew. Mi scese una lacrima, provavo così tante emozioni.

Tristezza, rabbia, nostalgia. Scoppiai in un pianto isterico e lui lentamente si avvicinò, con cautela. Come se avesse paura che io da un momento all'altro potessi scomparire, come se fossi solo un miraggio.

Circondò il mio esile corpo con le sue braccia.

Ricordo che, piangendo tra le sue braccia, gli dissi che fosse uno stronzo.
Gli dissi che non sapeva cosa avessi passato in quegli anni.
Gli dissi che mi aveva abbondato con la mia malattia.

Ma nonostante tutto lo amavo, ma non glielo dissi. Credo lo sapesse già.

Mi prese per un polso e mi trascinò in giardino dove ormai non c'era nessuno.

-Reese so di essermi comportato da stupido, di averti lasciata sola. È stato l'errore che mi sono portato con me ogni singolo momento e che mi torturava.
Sai volevo proteggerti. Proteggerti dai miei demoni e dalla mia malattia. Si ero malato. Leucemia precisamente.
Non potevo dirtelo, non nelle condizioni in cui ti trovavi. Da bambino mi dissero che se si ama qualcuno bisognava tenerlo lontano dalle cose brutte.
Io ero una di quelle cose, o almeno la mia malattia lo era davvero.
Sai ti amavo fin dalla prima volta che ti vidi. Anche quando mi spensi quella sigaretta.
Quel momento in cui incotrai il grigio dei tuoi occhi per la prima volta.-

Lo strinsi a me. Mi scese una lacrima, era malato. E io non sapevo niente.

-Sai sono tornato in città per cercarti ora che ero finalmente guarito. I tuoi vicini mi dissero che ti eri trasferita, ero disperato ma il destino ci ha fatto rincontrare. Ancora un altra volta-

Aveva gli occhi rossi e si passava ripetutamente una mano tra i capelli.

-In questi anni non ti sei degnato di sapere come stessi?-
Gli chiesi ricordando i momenti in cui avevo bisogno di lui. Di un lui che però non c'era.

-Mi tenevo in contatto con Madison per sapere le tue condizioni. Capisco che puoi essere arrabbiata perché non ho chiamato te ma..-

Fu interrotto dalle mie labbra che per la prima volta si posarono sulle sue.

Nel momento in cui le mie lacrime si mescolarono con le sue capii che non mi aveva abbandonata con cattiveria. Doveva.

Matthew Espinosa mi ha donato così tanta vita da non sapere quasi cosa farmene. Mi bastava lui.

Appoggiai la mia fronte sulla sua e sorridemmo.

-Vieni con me ti porto in un posto- mi condusse verso la sua macchina, sembrava di essere tornata indietro nel tempo.

Evitai di chiedere dove stessimo andando, sapevo che non me lo avrebbe detto. Mi limitati ad accendere la radio.
Partii una canzone che entrambi conoscevamo quindi ci mettemmo a cantare a squarciagola.

Poi riesco ancora a vedere gli attimi che susseguirono a rallentatore.

I sorrisi, le nostre voci, gli sguardi, l'impatto improvviso..

00:00 am
Chissà dove stessimo andando.

Hi luvssss
I'm sorry. Ovviamente mi si rompe il Wi-Fi però sto sfruttando quello della mia migliore amica hihi. Doppio aggiornamento per voii

A smile saves a life -Matthew Espinosa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora