Capitolo 5

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La sua bocca ustionò come fiamme infernali le mie labbra. Precipitai in un buio pozzo senza fondo, in un incubo fin troppo reale. In un secondo, approdai in quella parte del mio passato che avevo fatto di tutto per rimuovere, catapultato in quella zona d'ombra ricoperta di fatti assurdi... con ferma delicatezza, l'allontanai da me, gli occhi restii a soffermarsi su quel viso pervaso da una demoniaca bellezza. Deglutii, l'incandescente sguardo di Jigen minacciosamente posato su di noi. Sorrisi, nervoso, -Murasaki... da quanto non ci si vede...- Mi lanciò le braccia al collo come una bambina viziata, un sorriso radioso e seducente le increspava le labbra rosse di rossetto, -Da un'eternità, Goemon... decisamente troppo tempo!- Rimasi impietrito, persi la cognizione del mio essere, non seppi cosa fare. Il tiratore digrignava i denti, le mani in tasca strette a pugno, il ladro era impalato, lo sguardo che saettava su di noi, imbarazzato, e su Jigen, terrorizzato. Tossicchiò, -Cosa ti ha portato qui, Murasaki?- La donna si separò da me, si voltò con mosse studiate verso il tiratore,

-Sono una modella... ero qui per indossare i gioielli assiri per il servizio fotografico.- Quelle parole mi parvero intrise di veleno, straripanti di astio e odio. Tornò a guardarmi, suadente, -Che fortuna che ci siamo ritrovati! E pensare che mi ero spaventata quando mi sono vista circondata da due uomini sconosciuti! Sono così felice che fossero Lupin e Jigen... e che ci sia anche tu!- Il ladro sghignazzò, poco convinto,

-Non ti avevo proprio riconosciuta...- Sorrise, compiaciuta,

-Ho fatto molta ginnastica in questi anni... e mi sono anche messa a dieta!- Si portò le mani ai fianchi, espose le lunghe gambe magre, maliziosa, -Si nota?- Annuii, le guance arrossate come quelle di un ragazzino timido, senza riuscire a dire qualcosa. Il tiratore sorrise, sardonico, -Si vede moltissimo, Murasaki... ma avresti potuto fare di meglio, in questi anni, invece di fare esercizi e diete sconclusionati, forse.- Sbuffò spazientita, roteò su se stessa, puntò gli occhi in faccia a Jigen, che fumava placidamente poggiato allo stipite della porta,

-Ho trovato lavoro facendo ginnastica e diete, Jigen...- Mi prese per mano, il suo sguardo lascivo mi passò sul corpo corrosivo come acido, -Andiamo a fare quattro passi, Goemon?- Mi ritrovai di nuovo incastrato in una fitta rete di sentimenti contrastanti e di dubbi insanabili. Fissai Jigen, sperai che almeno lui potesse consigliarmi sul da farsi. Buttò la sigaretta a terra, la schiacciò col piede, -Fate quel che vi pare... io vado a dormire.- Lentamente, si raddrizzò, mi lanciò un'occhiata indecifrabile, uscì con un fugace cenno di saluto. Lupin rimase in silenzio per un attimo, poi annuì a sé stesso, -Vado anch'io, ragazzi, ho un impegno che non posso davvero rimandare...- Fece per uscire, ma Murasaki rise,

-Non chiudi la barca? Qualcuno potrebbe rubarla...- Il ladro scosse la testa con un sorriso,

-Quel qualcuno ruberebbe anche Jigen, non so se gli converrebbe...-

-E i gioielli?-

-Li lascio qui, ovviamente... Jigen è un'ottima guardia.- Si portò una mano alla fronte,

-Buona serata, ragazzi... Goemon, ti aspettiamo per cena.- Sparì, ci lasciò soli. La donna mi strascinò via come l'alta marea, ci ritrovammo a camminare sotto il crepuscolo, il porto già deserto. Camminammo in silenzio, il sciabordio delle onde ci cullava, le sue dita erano ancora strette alle mie, la mia mano imprigionata dalla sua. A volte si fermava a guardare il mare, respirava a fondo e poi rideva. Camminammo a lungo, raggiungemmo il parcheggio del porto, semivuoto, poche auto, nessuna persona, un cane che guaiva in lontananza. Fui io a fermarmi, quella volta, decisi che era arrivato il momento di dirle la verità. Le bloccai la strada, le posai le mani sulle spalle scheletriche. Mi sforzai di guardarla negli occhi, sospirai, -Murasaki, io... devo dirti una cosa... io non sono tornato da te e mi spiace, ma...- Mi circondò la vita con le braccia, infilò la testa nell'incavo del mio collo, -Non devi scusarti...- Rimasi immobile, non osai muovermi, le sue mani mi massaggiarono le schiena, si posarono sulla mia nuca, le dita mi sfioravano i capelli... gemetti, il dolore era troppo forte. Alcune gocce umide mi bruciarono la pelle, il respiro mi abbandonò, le palpebre si fecero pesanti, le ginocchia cedettero. Le braccia di Murasaki mi sorressero, il suo sorriso sadico e rabbioso fu l'ultima cosa che vidi prima che le tenebre mi avvolgessero completamente...

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