Capitolo 7

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Chiamarlo non era servito a nulla, seguendo quegli squilli anonimi avevo trovato il suo cellulare, abbandonato nel cassetto del mio comodino scassato. In fondo, era troppo samurai per poter utilizzare quegli aggeggini tecnologici. Me n'ero tornato in cucina, mi ero seduto di nuovo al tavolo, su una sedia rivolta verso la porta d'ingresso, con un portacenere vuoto vicino, un pacchetto di Pall Mall nuovo in tasca e il suo piatto intatto davanti agli occhi. Di fatto, quando il maledetto uccellaccio sbucò dall'orripilante orologio a cucù che aveva regalato Fujiko a Lupin cinguettando che erano le dieci, il posacenere era stracolmo, mi erano rimaste solo due sigarette e il piatto era finito accidentalmente addosso a quel maledetto coso cinguettante. Il passare delle ore mi stava mandando fuori di testa, mi presi il volto fra le mani torturando la cicca che mi ritrovavo in bocca. I passi concitati del ladruncolo giunsero ovattati alle mie orecchie indolenzite, ma la sua voce risultò irritante come sempre, -Fumare come una ciminiera non cambierà le cose.- Sbuffai, sollevando la testa e cercandolo con gli occhi. Pigramente, stava raccattando i cocci impiastrati di riso da terra, -Devi stare calmo... vedrai che tornerà.- Sbuffai, stizzito, cercando a fatica un buco tra quel macello di cenere e cicche accartocciate per schiacciare la mia ultima vittima. Senza perdere tempo, estrassi il pacchetto stropicciato e lo zippo. Mi portai la penultima Pall Mall alle labbra, accendendola tirando una lunga boccata di sano fumo nocivo. Lupin me la strappò di bocca, sedendomisi accanto. Ghignai, -Fumi tu per me, ora?- Si strinse nelle spalle, -Voglio solo farti compagnia e fumarmi una sigaretta in santa pace.- Non controbattei. Ognuno è libero di fare quel che gli pare e piace in questo schifoso mondo. Se ne stette zitto, sputacchiando nuvolette di fumo grigiognolo di tanto in tanto. -Non ha chiamato?- Scossi la testa,

-Il suo cellulare è nel mio comodino.- Annuì, con un sorrisetto tirato e stanco,

-Troppo samurai per certe cose moderne e tec...-

-Fujiko ti ha incornato di nuovo?- Forse era stata una bastardata, era pur sempre mio amico e girare il coltello nella piaga non era corretto. Mi stiracchiai, -Lascia perdere, se non ne vuoi parlare va benissimo.- Mi accesi l'ultima sigaretta con lentezza, mi dispiaceva quasi sprecarla. Sospirò, -Perché lo pensi?- Sobbalzai, quel tono era così demoralizzante e triste da spaventarmi. Deglutii, -Ti porti dietro la "Rosa nera" e non l'hai ancora invitata qui per vedere il nostro nuovo acquisto, sicuramente non ti ha solo mandato in bian...-

-Sei mai stato innamorato, Jigen?- Rimasi spiazzato. Che razza di domanda era? Sorrisi,

-Lo sai benissimo, Lupin, ma cos...-

-Hai mai amato qualcuno che non potevi avere, qualcuno che non era alla tua portata?- Ero confuso. Che razza di domanda era? Perché la poneva a me? Perché si poneva il problema?

-Forse non sono la persona giusta per risponderti, Lupin...-

-Rispondi, Jigen, ti prego.- Di nuovo lo guardai, di nuovo mi parve un vecchio derelitto stanco della vita. Non era il mio ladruncolo da strapazzo, quello, semmai era il suo sosia depresso. Sospirai, -Forse... insomma, io non mi sono mai posto questi problemi... non ho mai pensato che Goemon fosse fuori dalla mia portata, forse perché non ho mai pensato di potermi innamorare di lui... forse, pensare di non essere all'altezza di qualcuno ti impedisce di averlo... forse, ottenere l'amore di qualcuno è una sfida...- Sorrisi, -Quante volte hai pensato che un furto fosse impossibile? E' una sfida, Lupin... e tu ami le sfide.- Stranamente, non disse niente. Fissava il vuoto, con la Pall Mall che ormai gli bruciava le dita. Con un sospiro, la schiacciò nel portacenere e si alzò, -Buonanotte, Jigen.- Sentii la porta della sua stanza sbattere ancor prima di poter rispondere. Quella casa era decisamente troppo piccola. Lanciai un'occhiata all'orologiaccio impiastricciato di riso, erano le undici meno cinque. Decisi di andarmene a letto prima che quel maledetto uccello cinguettasse di nuovo, magari becchettando anche i chicchi impigliati nelle lancette... non aveva battuto ciglio, pensavo che adorasse quell'orribile coso appeso alla parete. Senza pensare oltre, mi tolsi il cappello, posai la pistola sul comodino, mi allentai la cravatta, mi liberai di giacca e scarpe e mi stravaccai sul letto. Lasciai la porta aperta, Goemon odiava disturbarmi nel sonno se non era strettamente necessario...

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