Capitolo 8

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Fu il dolore a svegliarmi. Era lancinante, mi avviluppava l'intero corpo come una gelida nebbia. Provai a muovermi, ma ero paralizzato e legato, i piedi volteggiavano in aria, i polsi mi dolevano. Avevo freddo, probabilmente ero nudo, il gelo mi pungeva la pelle. Mi guardai attorno, ero in una stanza minuscola e buia, una sola finestrella polverosa faceva penetrare uno scorcio di luce lunare. Era notte, me ne accorsi con sgomento. Jigen doveva essere terribilmente in ansia. Con le poche forze che avevo, provai a divincolarmi, ma il dolore aumentò, mi lasciai sfuggire un gemito soffocato. Le palpebre mi cedettero, mi sentivo svenire. M'imposi di resistere, di non cedere alla debolezza che mi stava intirizzendo i muscoli. Solo i deboli mollano, Jigen aveva resistito per me e io dovevo resistere per lui. Mi agitai di nuovo, sentii la spessa corda solcarmi la pelle dei polsi, ma continuai. Dei passi risonarono da qualche parte, smisi di muovermi, attesi. Una piccola porta si aprì, una luce elettrica filtrò, mi accecò. Chiusi gli occhi, abbagliato, sentii la porticina richiudersi e i passi farsi più vicini. Qualcosa di bruciante e morbido mi scivolò sulla guancia, -Buonasera, Goemon.- Sobbalzai, i sensi improvvisamente vigili,

-Murasaki! Perché mi hai...- Mi posò le dita sulle labbra, perentoria, un sorriso sadico le storpiò i bei lineamenti, -Sta' zitto, caro... non vorrai mica rovinare la nostra luna di miele, spero!- Il fiato mi abbandonò i polmoni, le poche forze racimolate a fatica mi abbandonarono. Balbettai, sconvolto, -Luna di miele?- Lentamente, fece scivolare le dita umide sul mio petto, -Sì... luna di miele... non ne abbiamo avuta una, ricordi?- Mi strizzò un capezzolo con forza, urlai, colto alla sprovvista. Continuò a parlare, la voce pacata, -Non abbiamo avuto nemmeno un matrimonio... ricordi?- Spostò le mani, mi carezzò il collo, mi tirò i capelli con furia, sentii il cuoio capelluto strapparsi, le fitte di dolore penetrarmi nel cervello. La vidi sorridere, -Non abbiamo avuto nemmeno una notte di passione... ricordi?- Mi tirò un calcio al basso ventre, sentii il tacco infrangersi contro il mio scroto, sfiorarmi il membro. Mi morsi il labbro a sangue, m'imposi di non urlare, di non gemere, di non soffrire. Lasciò i miei capelli, si allontanò, prese una sedia da un angolo della stanza e mi si sedette davanti, le braccia incrociate, le gambe divaricate, gli occhi puntati sul mio viso. Ghignò, -Mi avevi detto che saresti tornato, ricordi? Sono passati sei anni, Goemon... sai quanti sono, sei anni? Tanto, troppo tempo... ti ho aspettato, invano, sperando nel tuo fottuto ritorno... ma sei tornato? No, certo che no... il grande Goemon Ishikawa XIII non può avere una moglie, ha una vita troppo avventurosa! E mio nonno? Quel povero illuso continuava a dirmi che saresti tornato, che ti stavi allenando per difendermi, per meritarmi... ma poi non lo ha più detto, la morte gli ha tappato quella fogna di bocca una volta per tutte.- Non potevo crederci. Era una ragazza così dolce, un tempo... si alzò, mi venne vicino, leccò la mia guancia, -Sai cosa si fa in luna di miele, la prima notte, Goemon? Si tromba...- Si sfilò lentamente il vestito elegante, la sua nudità mi colpì come un pugno in pieno viso. Mi sfiorò il membro con una carezza delicata, il suo sguardo era lussurioso e compiaciuto. Mi divincolai, mi strinse con eccessiva forza i testicoli, una lacrima sfuggì al mio controllo, ma non urlai. Mi morse il collo, sfregò il seno contro il mio petto dolorante. Non riuscivo a muovere le gambe, il suo corpo esile bloccava i miei movimenti. La sua mano si muoveva lasciva e lenta, la sua bocca succhiava le mie labbra sigillate. Contrita, mi fissò con sdegno... le sputai in faccia, non potevo sopportare le sue dannate carezze sgraziate sul mio corpo. Stizzita, mi lasciò andare, raccolse il vestito, -Bene, Goemon, avremmo potuto divertirci... ma, dal momento che non ti piace l'idea di fare sesso sfrenato con me, faremo altro e sta' certo che non ti piacerà.- Sparì, la porticina rimase aperta. Sospirai, spostai lo sguardo sulla finestrella, il pensiero rivolto a Jigen. Probabilmente mi stava aspettando, preoccupato per il mio ritardo inusuale... Murasaki tornò, stringeva dei fili elettrici e una batteria in una mano, un pentolino nell'altra. Mi si parò di fronte, -Quale preferisci?- Non risposi, forse per sfida o forse per non darle soddisfazioni. Ero diventato stranamente simile al tiratore, in quello, deciso a farmi vedere duro in ogni circostanza. Si strinse nelle spalle,

-D'accordo, allora decido io...- Ci pensò su un attimo, poi appoggiò a terra la batteria e i fili elettrici... nel pentolino c'era olio bollente, il mio ventre e il mio petto ne furono inondati. Urlai, quella volta, piansi, per l'unica volta in vita mia. Mi agitai, le corde mi scavarono la pelle, goccioline di sangue mi piovvero sulle braccia tese e stanche. Riaprii gli occhi, il suo volto sorridente mi mandò su tutte le furie. Scattai in avanti, riuscii a buttare a terra il pentolino ormai vuoto con un calcio, ma subito persi le forze. Sentii un suo dito posarsi su una delle pustole che ancora bruciavano la mia pelle, -Ho scelto bene, vedo...- Non risposi, il buio mi stava avvolgendo rapidamente, sarei svenuto a breve. Mi schiaffeggiò, rabbiosamente, -Oh, no, Goemon caro... non ancora.- Collegò i cavi elettrici alle dita dei miei piedi, ai miei capezzoli, ai miei testicoli. Chiusi gli occhi, m'imposi di tenere il dolore lontano da me... ma poi partì la scossa e sprofondai nel nero vuoto senza uscita...

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