Capitolo 2

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Quel tetto era un'ottima postazione, da lì vedevo il museo e tutta la strada vicina senza essere visto in nessun modo... l'unica pecca era il fatto che fosse usato come latrina dai piccioni. Sospirai aspettando l'arrivo di Koichi... erano passati tre giorni da quando ci eravamo incontrati l'ultima volta, sette giorni dopo la notte. Gli avevo detto che avrei rubato i gioielli assiri e poi lo avevo baciato, senza un motivo valido... poi me n'ero andato senza nemmeno salutarlo, ero semplicemente scomparso. Il rumore del motore di un'auto mi distolse dai miei sconclusionati pensieri. Mi sporsi, binocolo alla mano, e notai che era un'auto della polizia. Ne scesero due agenti che salutarono con un gesto amichevole le due guardie del museo. Un piccione scacazzò sulla lente del binocolo, con uno sbuffo disgustato la pulii con la manica della giacca. Lentamente, ripresi l'osservazione, ormai ero impaziente di vederlo. Mi scoprii felice quando vidi arrivare una delle macchine dell'autonoleggio e sorrisi apertamente quando ne sbucò Koichi, intabarrato nel suo cappotto marrone, sebbene facesse un caldo mostruoso. Salutò i poliziotti portandosi la mano alla fronte poi si avviarono verso l'entrata del museo e sparirono dalla mia vista. Velocemente, presi il microfono direzionale e mi misi in ascolto, avevo tappezzato le pareti della sala esposizione di cimici microscopiche, praticamente invisibili. La voce di Koichi arrivò distorta e meccanica alle mie orecchie, facendomi inorridire, -Allora? Tutto confermato?-

-Certo, ispettore! I gioielli arriveranno domattina e domani pomeriggio arriveranno i tecnici, i fotografi, gli archeologi e le modelle per sistemare gli ultimi dettagli e fare le foto prima della mostra, che si aprirà domani sera.-

-Perfetto, perfetto. Chiuderemo tutte le strade già in mattinata, così Lupin non riuscirà a fuggire tanto facilmente, e sistemeremo delle lance sui canali.-

-D'accordo, ispettore, aspettiamo suoi ordini.-

-Ci conto, signor direttore... qui non ho più nulla da fare, perciò me ne andrei. Buongiorno a tutti, signori.- Sentii i suoi passi frettolosi rimbalzare sul pavimento di marmo nero, poi lo vidi uscire e inspirare l'aria fresca di primavera. Alzò il viso, i nostri occhi s'incrociarono attraverso le lenti del binocolo. Impietrito, non mi mossi, continuai a fissarlo finché non risalì in auto. Con fretta nervosa, raccolsi i miei strumenti e li infilai con foga nel borsone grigio che mi ero portato, poi mi precipitai verso la porta tagliafuoco che dava sulle scale antincendio, pronto a scendere... ma Koichi mi si parò di fronte, sbarrandomi la strada. Non disse niente, mi fissò in silenzio, gli occhi pieni di una strana luce che non avevo mai visto. Rimasi impalato, immobile davanti a lui, stringendo il borsone con talmente tanta forza che sentii la corda dei manici penetrarmi nella carne. Si avvicinò di un passo, senza distogliere lo sguardo dai miei occhi spalancati e vuoti, poi ne fece un altro. Lasciai cadere il borsone quando mi accorsi che i nostri nasi quasi si sfioravano, che i nostri respiri già si fondevano. Lentamente, continuando a fissarmi, mi portò due dita sotto il mento, mi sollevò il viso con delicatezza... e poi le nostre labbra s'incontrarono in un bacio soffice e delicato, goffo e impreciso. Seguendo un istinto primordiale, gli cinsi i fianchi con le braccia attirando il suo corpo fino a farlo aderire perfettamente al mio. Mi carezzò le guance e attorcigliò le dita nei miei capelli corti e le nostre lingue s'intrecciarono umide e bramose. Un calore piacevole s'impossessò del mio corpo, conficcandosi nelle fibre del mio essere e intorpidendomi le membra... ma riuscii a spingerlo via non appena capii che stavamo commettendo un errore immenso. Senza osare guardarlo negli occhi, raccolsi il borsone e corsi verso la porticina aperta come un pazzo, i capelli mi rimasero per un breve attimo impigliati nelle sue dita... volai giù dalle scale senza mai voltarmi, non sarei stato capace di sopportare la vista del mio riflesso nei suoi occhi scuri e lucenti... salii in auto come una furia, ebbi appena il tempo di notare di sfuggita la sua macchina noleggiata parcheggiata accanto alla 500... partii con una sgasata assurda, buttai a terra un bidone della spazzatura, calpestai il marciapiede con le ruote... dallo specchietto retrovisore feci in tempo a vedere Koichi, in piedi davanti alla porta divelta del palazzo abbandonato con gli occhi piantati sulla mia auto.

EV

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