Capitolo 3 - parte II

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- Anche le entrate del Ministero della Magia sono più pratiche di questa. - sentenzio, piuttosto convinta della cosa.
- Grazie per la perla, Clo - se la ride Nora, lanciandomi un'occhiata complice mentre oltrepassiamo la porta circolare, ritrovandoci immediatamente in un antro buio.
Il soffitto e il pavimento di quell'ingresso credo siano neri e le pareti specchi scuri, che lasciano intravedere i nostri profili.
I capelli bruni mi scendono in onde morbide davanti alle spalle e gli occhi sono resi ancora più intensi dallo smokey-eyes che li circonda. Un rossetto rosso scuro definisce perfettamente le curve della mia bocca.

- Dovremmo fare qualcosa? - domanda ironica Livia, appena prima che un fascio di luce bianca ci investa completamente, rivelando l'interno di un ascensore dalle linee moderne. Quindi, entrate in questo, premo l'unico bottone presente e scendiamo di circa due piani.
Le porte si aprono dall'altra parte, la musica si alza di parecchi decibel e un intenso profumo dolce riempie l'ascensore.

- Anche stasera ce l'abbiamo fatta. - sorrido, mentre esco di lì e faccio scorrere gli occhi scuri intorno. Ci troviamo tutte e tre su un ponte di pietra che sovrasta i binari della metro e collega le due banchine. Il club non è altro che una vecchia fermata della metro ristrutturata. Una stazione resa più ampia ed elaborata: con mattoni in vista, soffitto a volte e reti che pendono da tutte le parti. Le luci intermittenti dei neon illuminano la pista già parecchio affollata e i vari soppalchi con i divanetti, mentre un pavimento di vetro mette in comunicazione le due vecchie banchine, lasciando ben in vista i binari sottostanti.

Io ho ancora le mani che affondano nelle ampie tasche del parka, ma le luci abbaglianti della discoteca rivelano il vestito sottostante. Nonostante con quella giacca, le Dr.Martens e le parigine sembri una scappata di casa, quell'abito che cade in un taglio dritto sui fianchi dice tutt'altro. Un bel contrasto, considerando le squame argentate, molto simili a paillettes ma piatte, di cui è tempestato.

Quindi, dopo esserci soffermate sul ponte ad osservare l'ambiente e le persone in pista, ci avviamo giù per le scale, dirette a un tavolo libero su cui lasciare le giacche.
- Sbaglio o ci sta fissando mezzo locale? - domanda Liv.
- Si staranno chiedendo chi siamo. -
- O staranno cercando di capire se vale la pena conoscerci o meno. - seguo a ruota Nora, tutto sommato indifferente alla cosa.
Quando ti presenti in un locale in e sei una comune mortale, certe cose devi tenerle in conto.

Tuttavia, mentre passiamo vicino alla postazione centrale del bar, qualcuno mi ferma con il palmo della mano, lasciandolo premere dolcemente sul mio addome.

- Ci conosciamo? - domanda con un accento londinese perfetto e un tono roco.
I miei occhi si soffermano su quelli chiari del ragazzo che mi sorride compiaciuto e per un istante mi sembra di perdere un battito.
Harry Styles.
Non vedo Nora che è dietro me, ma la sento fremere ugualmente.
- Tentativo di approccio originale. - replico ironica e con un sorrisino indisponente, prima che la bionda e la rossa mi sorpassino bellamente e si presentino al cantante.
Io roteo gli occhi a metà tra il divertito e il rassegnato, lasciandomi scappare un sorriso quando l'amico del ricciolo mi rivolge uno sguardo di comprensione. Ecco, lui penso di non averlo mai visto su nessuna rivista, il che gli fa guadagnare punti.

- Tranquilla, fanno tutte così. - afferma con un'espressione cordiale, accennando a Nora e Liv, come se la cosa dovesse essermi di conforto.
- Quasi tutte. - lo correggo con un sorriso eloquente.
- Posso offrirti da bere? -
- Magari dopo, vado a cercare un divanetto libero per mettere giù questo. - indico il parka, dileguandomi nella folla.

[...]
Mi incanto per qualche secondo a guardare l'oliva che ondeggia sul fondo del Martini, prima che una voce non del tutto sconosciuta richiami la mia attenzione.
Alle mie spalle c'è Cristiano Ronaldo e lo sguardo che mi riserva non è dei migliori.
- Cosa ci fai qui? - domanda lui e io ho quasi l'impressione che sia infastidito.
- Mi segui?- in tutta risposta ricambio con una domanda, inarcando il sopracciglio sinistro.
- Sono serio Claudia. -
Si ricorda il mio nome?
Merda.
- Anche io la sono. - palla, ma non vedo perché dovrei farglielo sapere
- Cosa ci fai qui? -
- Quello che fai anche te - obviously.
- No, non intendo quello. Come avete fatto ad entrare? - riformula la domanda, non accennando a interrompere il contatto visivo con me.
- Eravamo in lista? - domando retorica, con un tono di ovvietà e una punta di sarcasmo.
- È impossibile, chi sei realmente? -
- In che senso? - mi acciglio, buttando giù un bel sorso di Martini.
La mia pazienza sta andando a farsi benedire.
- Non mi raccontare la storia delle amiche in vacanza. Nessuna persona qualunque riesce ad entrare qua. Tanto meno tre turiste. - afferma, con un che di deciso in quel tono e nei suoi occhi, prima di aggiungere dell'altro:
- Solo chi è in certi giri e ha i giusti agganci, viene messo in lista. -
- Ho i giusti agganci e fidati, sono proprio una qualunque. Così qualunque che fossi in te mi starei alla larga - appoggio il bicchiere di Martini su uno dei tanti tavolini del locale, riprendendo a camminare.
Ronaldo mi viene dietro in questi spostamenti.
- Hai appena piantato in asso quel montato, perché? Una qualunque non l'avrebbe mai fatto. -
- Per lo stesso motivo per cui ho piantato in asso Neymar. - lo fisso piuttosto seria, vedendolo per un attimo in difficoltà.
- Che c'è? Anche una qualunque può permettersi di scegliere. - gli faccio presente.
- E se ora non ti dispiace, ho bisogno di un secondo drink - mi congedo, per muovermi nuovamente in direzione del bar.
Necessito seriamente di bere dell'altro, prima di buttarmi in pista. E questa volta opto per del wiskey liscio.

Fortunatamente a capovolgere l'andazzo della serata ci pensa Bernard con alcuni suoi amici. Non ho nessuna mira su qualcuno del gruppo, ma devo ammettere che come compagnia sono ottima. In più Liv e Nora ubriache sono uno spasso.
È tutta la notte che balliamo con qualche drink in mano, in mezzo alla pista e, in tutto questo tempo, avrò incrociato un miliardo di volte lo sguardo del portoghese.
Il signorino però non si è più scollato dal soppalco dove lui e i suoi amici hanno il tavolo.
Snob.

[...]
Dopo i saluti con i ragazzi e un accenno di sorriso ad Alfie, l'amico del cantante, blocco il cellulare che segna le 05:17 e lo infilo nella tasca del parka.
- Andiamo? - mi rivolgo alle altre, ad accettarmi che si siano infilate anche loro le giacche.
Liv però accenna alle mie spalle, facendomi segno di voltarmi.

- Come tornate a casa? - ancora lui.
- Prendiamo un autobus. - come sempre d'altronde, vorrei aggiungere, ma la mia espressione la dice lunga.
- Se volete un passaggio abbiamo due limousine qua fuori che ci aspettano. -
- Ne facciamo a meno, ma grazie per il pensiero. - sorrido poco credibilmente.
- Guarda che se accetti non succede nulla. - mi provoca, cercando lo sguardo delle mie amiche, quasi a volerle convincere.
- Clo, in effetti potrem -
- No ragazze, torniamo col bus. - mi impunto, fulminandole con lo sguardo e con un tono che non ammette repliche.
Cristiano si è evidentemente perso tra questi scambi di battute in italiano, ma è probabile che ne abbia capito ugualmente il contenuto. Soprattutto per il mio saluto finale.
- Buon proseguimento - e detto ciò, giro i tacchi facendo per allontanarmi.

- Aspetta Claudia - ancora una volta sono costretta a girarmi, anche se non ho più idea di cosa debba dirmi.
- Lasciami il tuo numero. -
- Perché dovrei? -
- Perché non dovresti? -
- Perché mi piace piantare in asso la gente - scherzo, cedendo e digitando il numero sul suo cellulare, prima di avviarmi definitamente con le altre verso l'uscita del bunker.

[...]
È passato un quarto d'ora abbondante e noi tre stiamo prendendo del gran freddo su quel marciapiede di Camden.
Le pozzanghere, l'asfalto bagnato e l'aria gelida rendono veramente bene l'idea dell'autunno a Londra.
E, in tutto questo, dell'autobus non c'è traccia, anche se il display della fermata continua ad annunciarne l'arrivo.
- Ancora qui? - a quanto pare anche i calciatori hanno ben pensato di andarsene dal club e i loro sguardi si soffermano su di noi.
Le uniche tre criste lì fuori, per intenderci.
- Potrei dire lo stesso - sorrido candidamente, prima di abbandonare quella vena ironica e limitarmi a rispondere - È in ritardo. -
- L'offerta è ancora valida. -
- E la riposta è sempre quella. -

Marcelo, Bartra and Co si avviano dunque alle Limousine e lui sembra fare lo stesso, anche se lo vedo aprire la portiera e scendere dopo mezzo secondo, appoggiandosi con il lato B e la schiena alla carrozzeria nera della lunga macchina, parcheggiata dall'altro lato della strada.
- Cosa stai facendo? - alzo il tono, per essere sentita.
- Aspetto che arrivi l'autobus. -
- Scemo. - mormoro in italiano, scrollando il capo con un che di rassegnato, nonostante un sorriso prema per uscire.

Ricontrollo il cellulare solo quando stiamo percorrendo la via del nostro hotel, con l'autobus che riparte sfrecciandoci accanto.
"Siete arrivate in hotel? C. " 05:56
Sorrido, ma decido di aspettare.

"Siamo in camera ora, notte" 06:21
Appoggio l'iPhone a faccia in giù sul comodino e mi infilo sotto le coperte, affondando il viso struccato nel cuscino.
La pioggia riprende a picchiettare sui vetri.







Spazio autrice.

Ciao freschezze ❤️
Scusate il ritardo nell'aggiornare, ero in vacanza e avevo sinceramente la testa altrove 🙃
Spero però di essermi fatta perdonare con questo capitolo 🙏🏻
Comunque mi sono presa questo angolino per ringraziarvi per le tantissime views, per le stelline e per i commenti carini, vi adoro 😍
È la prima mia fan fiction, quindi se avete consigli sparate!

Ah, ovviamente il locale è inventato, per l'ispirazione basta guardare il video delle Girls Aloud "Sound of the Underground" e vi sarà tutto più chiaro. 😜

CONFIDENT. | Cristiano RonaldoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora