Capitolo 3~Rayan~{Revisionato}✅

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Ero insieme a Rayan, avevamo vinto la partita di allenamento. 

Era stata una partita splendida. «Ehi! Amico adesso ti mostro il dormitorio. Vieni con me. Vediamo chi sarà il tuo compagno di stanza» disse Ryan sorridendo.

Con un’espressione sorpresa risposi:  «Ehm, ok! Grazie, amico»

 “Chissà chi sarà il mio compagno di stanza” pensai, mentre seguii il mio amico, che mi condusse ai dormitori. E per nostra sorpresa il destino aveva scelto che dividevamo la camera. 

Sulla targhetta della porta della stanza vi era scritto Rayan-Liam.

Comprendendo che avremmo condiviso la camera, ci guardammo negli occhi e entrambi dicemmo: «Caspita! Siamo compagni di stanza!».

Rayan aprì la porta. «Ecco, da adesso questa sarà anche la tua camera. Non stare lì impalato dai entra!» esclamò con un sorriso affabile.

Ero sorpreso dall'ampia camera. C'era un mini soggiorno arredato con cucina, frigo, televisione a schermo piatto.

«Ma questo è un appartamento, non una stanza!» affernai entusiasta. 

«Che hai? Dai non essere timido, accomodati pure. Fai come se fossi a casa tua» accennò il mio compagno con un tono amichevole.

Con quelle parole, riuscì a farmi sentire  a mio agio, mi ero accomodato sul divano di pelle rosso, e poggiai sul tappeto lo zaino contenente il completo da calcio. Nella borsa a tracolla avevo i libri e l'occorrente per lo studio.

«Ti mostro il bagno, e la tua camera da letto. Vieni?» 

Volsi lo sguardo al mio amico. «Sì, aspetta un attimo.», mi alzai dal divano e con curiosità lo seguì, si fermò davanti a una porta. «Questa è la nostra camera, quello è il tuo letto» mi indicò il letto alla sua destra vicino alla scrivania con un PC portatile, mi guardai intorno. «Wow! Cavolo è splendida!» esclamai gioioso. 

Mi sedetti sul suo letto e tastai la comodità del materasso. «Sembra di stare su una piuma!» dissi allegramente.

 «Con comodo sistema le tue cose nella tua armadio», indicò l'armadio a ante color nocciola.

«Grazie» risposi con un sorriso, presi dalla sua borsa dei vestiti: jeans, magliette, e un pigiama azzurro. 

Con cura piegai gli abiti e li riposi nei cassetti dell'armadio.

«Ecco fatto. Finito» accennai. 

«Ti va di fare una partita con l'Xbox 360? Che gioco ti piace? Ho diversi generi vuoi?» mi tese il joypad.  «A che giochiamo? Dai scegli tu. Ecco tieni. Dimmi quale vorresti giocare».

Ero seduto sul letto accanto a Rayan, e poggiai il joypad sul letto. 

Presi la custodia dei giochi li guardai. «Sono tutti belli davvero. Scusa, ma non so giocare. Vorrei provare Resident Evil 6, adoro questo genere. Survival Horror. Ti andrebbe di giocare in modalità multigiocatore?» chiesi spontaneo.

«Bene, allora, è deciso, si gioca a Resident Evil 6!» prese il CD lo inserì nello sportello della Xbox e il gioco partì e iniziammo la partita. 

Scelsi Leon Kennedy come personaggio. Rayan la poliziotta Angela Harper. L'avventura ebbe inizio, insieme eravamo una squadra affiatata anche nel gioco virtuale, sterminando gli zombie che osavano ostacolare il nostro cammino. 

Sorridendo dissi: «Addio zombie!», eravamo in sintonia. 

Eravamo così presi a giocare al videogioco, che non ci accorgemmo che era ora di pranzo. A un tratto sentii il mio cellulare squillare nella tasca dei jeans, misi il gioco in  pausa. «Scusa un attimo, sarà mia madre», dissi con serietà.

Presi il mio cellulare un Samsung S6 nero. Vidi la chiamata di mia madre. 

«Ehi, ciao mamma, come va tutto bene? sì sono al college. Lo ammetto  è stupendo! Divido la camera con un ragazzo è simpatico, si chiama Rayan!»,

mia madre Kaitlyn quarantacinquenne, bionda e occhi azzurri, dall'altro lato rispose: «Tesoro, sono contenta per te. Che hai un nuovo amico. Mi raccomando, sii prudente. Stai attento quando giochi a calcio, e non bere alcolici e non farti coinvolgere da compagnie sbagliate, non fare nessuna bravata intesi?», disse tutto d'un fiato.

 «Ma certo mamma, non preoccuparti fidati di me. Non farò nessuna bravata, né berrò alcolici. Tranquilla mamma adesso ti saluto. Ci sentiamo a presto, ciao, ti voglio bene, un bacio!», accennai con  dolcezza. 

«Era tua madre?» chiese curioso.

Rivolsi lo sguardo verso di lui e gli sorrisi. «Sì, era lei. E mi ha fatto venire l'emicrania per le sue lunghe e solite raccomandazioni! Non voglio che si preoccupi per me, ma è inutile convincerla a non preoccuparsi, è molto ansiosa di carattere, le voglio bene, e non voglio che soffri per la mia lontananza. Scusa ti sto annoiando con questi discorsi. Ops! Accidenti hai visto che ore sono? È ora di pranzo. Hai un po' di appetito? Andiamo in mensa?», chiesi con serietà. 

Il mio amico sorrise, spense la console. «Certo andiamo», rispose in tono affabile.

E così uscimmo dalla camera, ci recammo in mensa. Il locale come sempre  era ampio e affollato. 

Scorsi Ellison, la vidi, sorrise e la salutai con la mano, i miei occhi  brillavano di gioia. Ogni volta che incontravo i suoi occhi color cioccolato mi perdevo a contemplare la sua bellezza.

Ellison mi sorrise e mi salutò con la mano, tornò al suo tavolo.

 Si accomodò vicino a Heric.

Intanto  pranzammo con pasta al sugo, e insalata mista. 

 «Ehi! Amico, per caso sai quando inizierà il torneo di calcio?» chiesi incuriosito. 

«Il mese prossimo, scommetto che sei impaziente di giocare vero?», chiese serio.

Finii di sorseggiare il succo di frutta. «In effetti… Hai ragione, non vedo l'ora che inizia il torneo!», risposi entusiasta al solo pensiero di disputare le partite ufficiali. 

ɪʟ ᴠᴇʀᴏ ᴀᴍᴏʀᴇ  {ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora