Svizzera

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Contrariamente a ciò che pensava, Bella tirò dritto. Non si fermò a casa, ma continuò sulla strada. Edward rimase colpito. Voleva scendere e farle una bella ramanzina ma quel cambio di programma lo fece smarrire. Dove stava andando? Pochi minuti dopo, Bella mise la freccia e Edward capì che si trattava della meta: la casa di Angela. Sorrise amaro fra sé. Per quanto Bella potesse prendersi impegni su impegni, prima o poi sarebbe tornata a casa. E lui sarebbe stato lì. Decise di non fermare la Volvo che, invece, continuò sulla strada. Voleva scendere, voleva gridare il suo nome per farla fermare. Voleva abbracciarla e baciarla. Voleva... voleva che quel dannato Jacob Black non fosse mai nato! Provava una rabbia infinita verso quel coso che non avrebbe saputo spiegare. Voleva portargli via Bella? Pensava davvero che lei avrebbe preferito un cane a lui? Era terrorizzato al solo pensiero che Bella potesse preferire un coso a un vampiro ma non riuscì a fare a meno di ridere. Una lotta fra mostri. Quell'idea stupida lo fece tranquillizzare un po', almeno quel tanto che bastò per non fargli origliare la conversazione con Angela e aspettare Bella a casa sua. Sarebbe tornata e avrebbero parlato. Non discusso. Parlato civilmente.

Edward guardava la piccola sveglia sul comodino. Tic. Tac. Tic. Tac. Dio quanto scorreva lento il tempo! Edwrad era immobile appoggiato al muro. Non respirava nemmeno e fissava la sveglia. Tic. Tac. Le orecchie erano tese a sondare un qualsivoglia rumore per avvertire l'arrivo di Bella a casa. Tic. Tac. Pensò di uscire e sfondare la porta di casa di Angela. Anzi no, avrebbe bussato. Angela avrebbe aperto, lui sarebbe entrato e avrebbe preso Bella. E se Angela l'avesse coperta? Se non lo avesse fatto entrare perché sapevano entrambe quanto lui fosse arrabbiato? Sarebbe rimasta l'alternativa dello sfondare la porta.

Tic. Tac.

Non poteva sfondare la porta. Non sarebbe stato da lui. No, avrebbe atteso l'arrivo di Bella a casa. Mosse di poco gli occhi per distrarsi dalla sveglia e lo sguardo cadde sul piccolo Acchiappasogni che pendeva sul letto. Ed ecco Jacob entrare prepotentemente nei suo pensieri. E con lui, la rabbia. Strinse i pugni talmente forte che rischiò di ferirsi. Non aveva mai avuto così tanta voglia di uccidere qualcuno... nemmeno James... Ma che stava dicendo? Voleva davvero paragonare James a Jacob? No, doveva calmarsi e fare ordine e riprendere il controllo.

Tic. Tac.

Finalmente il rombo del pick up dal fondo della via giunse alle sue orecchie. Lo sentì fermarsi, sentì Bella sospirare perché non aveva visto la Volvo e la sentì entrare in casa salutando suo padre. Un gradino dopo l'altro, Bella si avvicinava alla camera. Tic. Tac.

I loro occhi s'incrociarono.

"Ciao", gli disse Bella, cercando di capire se fosse ancora arrabbiato. Edward non poteva rispondere, almeno non prima di aver in mente cosa dire e, soprattutto, come dirlo. Così rimase immobile, facendo chiarezza.

"Ehm... guarda un po', sono ancora viva!". Era troppo. Lo stava schernendo? Davvero? Un ringhio cupo salì dalla gola di Edward.

"Non si è fatto male nessuno", continuò Bella, non migliorando la situazione. Edward decise di avvicinarsi, trattenendo il respiro per il puzzo di cane che aleggiava tutt'intorno a lei, e chiuse gli occhi per trovare la calma.

"Bella", disse, cercando di risultare il più equilibrato possibile. "Hai... idea di quanto sono stato vicino a superare il confine oggi? A infrangere il patto per venire a cercarti?sai quali conseguenze ci sarebbero state?"

"Non puoi!", tuonò Bella. "Loro non aspettano altro. Non devi mai violare le regole!"

"Forse non sono gli unici a desiderare uno scontro". In quel momento l'idea di aprire in due Jacob sembrava soddisfacente.

"Non cominciare"

"Se ti avesse fatto del male..."

"Basta! Jacob non è pericoloso". Ma come poteva continuare a credere che quel coso fosse la stessa persona che aveva conosciuto un anno prima? Non si rendeva conto che era diventato un... un... un coso?!

"Bella, tu non sei esattamente il miglior giudice per dire cosa sia pericoloso e cosa no". E Bella lo abbracciò. Fu dura, molto dura rimanere immobile mentre il suo corpo caldo e morbido lo riscaldava. Ma lei doveva capire.

"Mi dispiace averti messo in ansia", farfugliò Bella.

"In ansia è un eufemismo"

"Non dovevi venirlo a sapere". Una bugia. Ecco cosa sarebbe stata la loro relazione. Una bugia costante pur di vedere Jacob. Aveva bisogno di schiarirsi le idee. Doveva correre.

"Ci vediamo più tardi", le disse e si lanciò fuori dalla finestra. Corse a perdifiato, corse ruggendo. Colpiva le rocce, colpiva i tronchi. Sembrava stesse passando un caterpiller per la foresta. Ogni bersaglio aveva la faccia di Jacob e nella sua testa rimbombava la voce di Bella che gli diceva Non dovevi venirlo a sapere. Quel lupo e quella ragazza riuscivano a fargli perdere il senno. Perché? Perché non riusciva a farsi scivolare addosso l'accaduto, comprendere che Bella l'aveva fatto epr colpa sua, perché lui le aveva impedito di vedere Jacob. Si fermò stanco. La rabbia, l'ansia, il nervoso e la corsa l'avevano stancato più di quanto si sarebbe aspettato. Aveva sete. Di nuovo. Come avrebbe fatto? Come avrebbe potuto anche solo pensare di lasciare nuovamente Bella col rischio che lei tornasse dal bastardino?

Doveva pensare a un piano. L'avrebbe costretta a casa. Sì, questa volta non avrebbe messo un solo dito a La Push.


Edward's EclipseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora