Aprii gli occhi, erano le prime ore del mattino, la luce era ancora troppo fioca davanti ai miei occhi, la prima cosa che vidi, ricordo ancora, fu un vaso di ceramica posto nel mio comodino, immediatamente percepii un odore, l'odore dei medicinali, di malattia. Alcuni infermieri camminavano nel corridoio, e vicino a me, c'erara mia nonna che mi guardava, e con il suo solito sorriso mi disse 'Bambina mia, ce l'hai fatta sono fiera di te' ma io mi sentivo ancora un po' stordita. Prima di addormentarmi sapevo che al risveglio sarebbero cambiate molte cose, fin troppe. Rimasi in attesa per circa un'ora, alcune parti del mio corpo erano ancora anestetizzate, ma momento per momento, ogni pezzo del mio corpo ritornava a funzionare. Mia nonna continuava a guardarmi, e a ripetermi che era bellissima. Le sue lusinghe vennero interrotte con l'arrivo dell'ostetrica, con vicino Mark. La donna aveva tra le braccia la mia bambina, era così piccola da lontano tanto più lo era da vicino; Mark aveva una faccia stupita, la faccia di un padre che diventa consapevole sul momento di essere tale. Mi fece un sorriso per rassicurarmi e io ricambiai. La donna si avvicinò, mi lasciò vedere mia figlia, e me la ripose tra le braccia dicendomi ' Sono tre chili di pura salute', mentre Mark continuava a scattare foto, stava diventando quasi snervante. Chiamai mia figlia Dawn perchè era nata all'alba, e quest'ultima era il mio momento preferito della giornata. Mark ed io passammo ogni singolo momento a goderci nostra figlia, accarezzavamo le sue guance rosee e notammo che aveva gli occhi profondi e neri, come suo padre. Non lo diedi mai a vedere ma questa cosa mi faceva infuriare, volevo che mia figlia somigliasse a me. Mi ritenevo una ragazza particolarmente bella, sexy e non avevo problemi ad ammetterlo ma la mia superbia doveva andare in secondo piano perché in quel preciso istante ero lì, Mark mi baciava, mi portava i fiori, sembravamo una di quelle coppie adulte che si giurano amore eterno, ma non non eravamo nè adulti, e neanche il nostro amore sarebbe durato in eterno, bensì, sarebbe finito di lì a poco. Lui mi aveva stancato, mi riempiva sempre di rose e cioccolatini, non aveva idea di come comportarsi con me, era terribilmente noioso, avevo intenzione di mollarlo, e Dawn nel corso degli anni sarebbe stata l'unica cosa che avremmo condiviso. Non mi pentivo di aver partorito, ero contro l'aborto, volevo dare vita e prosperità a mia figlia, doveva valerne la pena perchè io per lei avevo rinunciato alla mia adolescenza. Nelle prime ore del mattino, nelle strade di Los Angeles, il traffico era terribilmente attivo, il sole era alto nel cielo, era una bella giornata, la puzza di medicina era sempre più insopportabile, un dottore mi venne a visitare, e mi diede gli auguri per la nascita di mia figlia; la presi,e la alzai al cielo come fece il re leone con il suo cucciolo. 'Benvenuta al mondo Dawn'.
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Back in time
RomanceDanielle è una quarantacinquenne di Los Angeles con una famiglia, un lavoro promettente e dei figli adorabili. Presto dovrá trasferirsi a Seattle con tutta la famiglia per motivi di lavoro, e questo la porterá ad avere delle esigenze particolari. La...