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Si dice che il cambio di stagione tende ad ingigantire ogni piccolezza, e l'arrivo dell'estate forse mi aveva fatto preoccupare troppo per cose che in realtà non meritavano molta importanza. Dopo aver riflettuto sul da fare, un giorno ebbi la brillante idea di consultare uno Psicoterapeuta. Tanja Gadwin mi aveva consigliato di essere seguita da Shawn Bennet, aveva una carriera brillante ed aveva uno studio a Capitol Hill, poichè lavorava nel quartiere dove vivevo io, colsi l'occasione di contattarlo per una prima seduta. Tanja per anni era stata paziente di Shawn, l'aveva aiutata ad alleviare lo stress della vita quotidiana e il dolore per la disabilità del figlio. Mi convinsi che forse dialogare con Shawn mi avrebbe aiutata e che dopo poche sedute sarei diventata la donna quarantacinquenne che aveva una mentalità e una vita da quarantacinquenne. Cercai di rassicurarmi pensando che senza dubbio questa era una fase passeggera della mia vita, poichè infondo sapevo che tutto ciò non sarebbe durato in eterno, come ogni minima cosa che esiste. Mi feci coraggio e chiamai Shawn, ma non provai molto imbarazzo nel presentarmi, mi mise a mio agio fin da subito, e forse il pensiero che mi avrebbe dato una mano, mi rasserenò. Stanca dei miei continui lamenti su una vita che non era come volevo, decisi di uscire, magari l'aria fresca mi avrebbe aiutata a lasciar scorrere i miei pensieri ed a guardarli con distacco, e ripensandoci dovevo anche fare rifornimento per la casa, per cui avevo anche più di un motivo per ritagliare quel centimetro di spazio riservato a me. Una volta che fui al Melrose Market, situato sulla Melrose Avenue, comprai delle spezie, tonno, bacon e maionese, e dopo aver aspettato il mio turno, pagai alla cassa ed uscii con la mia merce. Una volta fuori dalla struttura, notai che dall'altra parte della strada era posta un'insegna con scritto 'Tako-Tako' e subito dopo vidi un banco, dove venivano serviti del Tachos. Non ero in procinto di spendere tutti i soldi, ero giunta fin lì con del denaro limitato, ma in quel momento fui colta da un acquolina tale, che mi portò ad attraversare la strada, ed a comprarmi uno di quei Tachos. A pochi centimentri dal banco, erano posti dei tavolini dove i clienti potevano sostare tranquillamente a godersi quella prelibatezza, e la fila era piuttosto scorrevole. Quando fui quasi al punto di essere servita, mi accorsi che il terzo cliente dietro a me, non mi era per niente sconosciuto, e scrutandolo ancora, notai che era proprio Justin, quel Justin che avevo incontrato presso l'università, ma fingendo di non vederlo mi voltai e continuai a fare la fila, ma tanto bastò per voltarmi di nuovo, che sentii chiamare il mio nome - Ehi Danielle- Justin mi aveva vista, prima di rispondere lo guardai attentamente, aveva una barba incolta ed i suoi capelli sistemati un pò male- Ciao Justin- risposi, mantenendo la mia professionalità - le andrebbe di condividere un Tacho con me?- Perchè no, non avevo nulla da fare in quel momento, avevo comprato tutto ciò che occorreva, e visto che soltanto alle 15 avrei dovuto occuparmi del figlio di Tanja,decisi di dilungarmi con Justin. Prendemmo in nostro tacho, e cominciammo a camminare lungo la strada, era imbarazzante, nessuno dei due aveva aperto bocca,così, decisi di rompere il silenzio -Perchè mi hai offerto di mangiare metà del tuo tacho?- -Perchè sono un ragazzo gentile, lei cosa dice?- -Beh, in questo caso mi ritengo fortunata , non è facile trovare un ragazzo della tua età che non ti 'spiattelli' un insulto in faccia- Justin fece una risata,forse il mio umorismo lo aveva divertito, e questo mi lusingava assai. -Mi scusi se non mi sono presentato per bene, il mio cognome è Tonkin, vengo dal Delaware, mi sono trasferito qua a 7 anni, sà, quando in famiglia non scorre buon sangue.- - e dimmi, cosa fai Justin apparte studiare?- -Sono un amante della Musica, beh d'altra parte chi non lo è? amo suonare la chitarra, nel tempo perso suono nelle vie, con qualche amico.- Imitando una chitarra suonante, cominciò a canticchiare una canzone di Elvis Presley. Notai fin da subito che era un ragazzo strano, fuori dagli schemi ma era fenomenale - ma mi parli di lei adesso, Danielle.- -Ti prego dammi del tu.- -D'accordo come vuoi danielle, cosa fai nella vita?- -L'avvocato- di colpo diventò serio. - Beh.. mio dio.. non ne avevo idea di aver offerto metà del mio tacho ad un avvocato, e lei mi dice anche di non darle del lei?- era quasi costernato, mi faceva tenerezza - Non preoccuparti Justin, se ti ho detto di darmi del tu vuol dire che devi farlo.- Lo freddai, stette alle mie regole e continuò -Sài tu mi hai inspirato fiducia sin dal primo momento, così ti ho considerata la persona degna del mio tacho.- -e cos'è che ti ha inspirato fiducia in me?- -I tuoi occhi.- -Sai invece in te non c'è nulla che mi inspiri fiducia.- azzardai -Lo so lo so, non inspiro fiducia a nessuno,ma sai fondamentalmente non avete tutti i torti, feste,donne,alcool, questa il sabato sera è la mia vita, il giorno dopo è difficile vedere questo tipo nei panni di uno studente modello- -Vedi, sapevo che c'era qualcosa di losco in te.- ridemmo entrambi - forse non è la cosa migliore da dire ad un avvocato, ma come diceva Kurt Cobain, meglio essere odiato per ciò che sono, che essere amato per ciò che non sono.- Era molto strano, ma era bello stare lì, passeggiare e mangiare con lui, Justin era uno dei quei ragazzi che avevano sempre la risposta pronta, e rispondevano con metafore, carisma e fascino,sicuramente sapeva come rivolgersi ad un pubblico, ma solo perchè aveva in sè l'arte del saper parlare bene, poteva coinvolgere anche un equilibrista ubriaco. -Beh, hai ragione, ma bere alcool non farà di te una persona in piena salute.- mi guardò - Sei polemica! Anche con tuo marito sei così?- -Non sono fatti che ti riguardano, mi sembra troppo presto per parlarti della mia vita privata.- -Scusami, ho tirato ad indovinare, una bella signora come te non può di certo essere single.- se proprio insisteva -D'accordo sì, ho.. ho uno splendido marito e tre gioie, e una di queste gioie frequenta i tuoi stessi corsi di economia politica, ecco perchè ero a scuola.- Mi guardò meravigliato come se di colpo avesse visto la luce divina.-Ma dai non ci credo, come si chiama? Sicuramente la conosco, ho un buon rapporto con tutti oramai lì.- -Lei è arrivata di recente, Astrid McCarey, alta, bionda, occhi marcati- -Oh certo, ho capito, beh niente male, complimenti alla madre.- -Grazie, lo so, ho fatto un bel lavoro, ho una figlia bella ed affascinante- Lui mi guardò con aria ammiccante -Mi stai forse cercando di far capire che devo provarci con tua figlia, o essere il suo ragazzo?- -Nah, non è una delle puttane che ti fai al sabato, è troppo per te.- -Menomale che ero io la persona invadente, e poi come fai a sapere che sarei poco per lei?- -Perchè è mia figlia, e so che se un uomo appena la conosce le si fionda addosso per provarci, non è l'uomo giusto per lei.- Justin rimase senza parole, non c'era nient'altro da aggiungere, se lui era uno con la battuta pronta, non aveva ancora conosciuto che ero la regina dell'ultima parola, e talvolta anche del cinismo,anche se questo ancora oggi mi turba,ho un carattere difficile, non sono facile da sopportare quando comincio a svalutarti. Justin per un momento trattenne qualche insulto, mi guardò con quegli occhi chiari, e mi disse -Ma tu chi sei per dirmi questo?- -Nessuno, è che odio i ragazzi come te, non ti conosco bene, ma hai tutta l'aria di uno che non mi piace.- Non mi feci problemi nel dirlo, quel ragazzo mi stava dando sui nervi, era vero che non lo conoscevo bene, ma dovevo farmi rispettare, non sentirmi dire che ero polemica.-Se mi conoscessi veramente non mi giudicheresti così.- -Tu credi?- -Io lo credo, ti ho dato anche l'occasione di conoscermi, un amicizia in più non uccide nessuno sai?- -Si, può darsi.- in quel momento mi chiamò Tanja Gadwin che mi ricordò che dovevo prendermi cura di Jimmy, e dovetti lasciare Justin. - Senti Justin, devo lasciarti, devo prendermi cura di un ragazzo disabile, una mia mia amica ha bisogno di me- -D'accordo, Danielle, non mi hai ancora detto il tuo cognome però. - Hansmore, Danielle Elizabeth Hansmore.- Feci il sorriso migliore che potevo mostrare, lui ricambiò. -Beh, interessante, è stato un piacere, ciao Danielle.- -Ciao Justin.- Mi aveva forse scambiata per un amichetta? Se pensava che sarei stata la tipa con la quale trascorrere il tempo e giocare a mosca cieca si sbagliava di grosso. Il nostro incontro era stato soltanto una coincidenza, eravamo solo due perfetti sconosciuti l'uno a l'altro che si erano incontrati e aveva sprecato 15 minuti della nostra vita a mangiare un tacho. Quel ragazzo era particolarmente odioso ma intrigante, ed avendo un carattere simile al mio, mi avrebbe portata a mettermi in competizione con lui, e ciò senz'altro, mi avrebbe spronata a fare di meglio.

*** Finalmente arrivò Venerdì, ero particolarmente entusiasta per il mio incontro con Shawn Bennet, durante la settimana avevo fatto pace con Chris, eravamo andati a cena fuori, e lui mi aveva regalato rose rosse. Avevamo bevuto Champagne, eravamo tornati a casa ubbriachi con i fiori in mano, come due ragazzini in balia dell'amore. Nonostante le incomprensioni presenti nell'ultimo periodo, capii che amavo ancora mio marito, amavo ancora la mia famiglia, ero ancora quella donna di quarantacinque anni, ma dovevo comunque chiarire i miei dubbi, e parlarne con Shawn. Dawn mi aveva fatto conoscere Nico, il suo ragazzo, era italiano, aveva un accento affascinante, aveva una casa piena di affreschi da lui realizzati, era simpatico e mi promise che mi avrebbe portato in Italia. Nico, mi fece assaggiare gli spaghetti,ed altri piatti tipici italiani, ridemmo e scherzammo tutta la sera. In quei giorni mi sentii gratificata, una mia cliente aveva vinto una causa grazie al mio aiuto,e tutto ciò mi aveva reso ancora più intraprendente. Ero un avvocato noto nella zona, per il mio modo particolarmente pertinente di parlare, ero una donna disinvolta e veritiera quando mi trovavo in tribunale, svolgevo il mio lavoro al meglio, avevo ricevuto complimenti da personaggi importantissimi, e questo faceva di me un avvocato di successo. 

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